In inglese epurazione si traduce con “purge”, molto simile all’italiano “purga”

Epurazione è parola frequente nel vocabolario dei regimi dittatoriali: equivale a liberarsi d’imperio di uomini e donne scomodi perché disposti a subire ritorsioni in nome della libertà di pensiero e di parola. Oltre l’epurazione c’è il carcere duro, la tortura, la lapidazione, la pena di morte, il rogo dell’Inquisizione. Al di qua il licenziamento, l’esonero, la scomunica, l’esilio. Di queste cinquanta sfumature di violenze sono storici protagonisti la Russia di Stalin e del successore Putin, Salazar e Francisco Franco, leader cinesi, il duo nazifascista Hitler-Mussolini, l’America degli stati pro pena di morte, delle torture nella prigione di Guantanamo, lo schiavismo, la repressone violenta del dissenso operata dal turco Erdogan, con giornalisti, intellettuali e militari ostili incarcerati senza processo. Un serial epuratore è l’uomo di Arcore, che ridimensionato elettoralmente evita il mea culpa, nega la propria compatibilità con l’onda della rottamazione e alle corde per la subordinazione al “ce l’ho duro” Salvini si dà all’epurazione di media men a suo dire responsabili della debacle subita il 4 di Marzo. Sottoposte alla ghigliottina cadono le steste di big dell’informazione Mediaset. Ne fa le spese Del Debbio (ma il Berlusca non lo voleva presidente della Lombardia?), il giullare Belpietro e Mario Giordano. La triade, per lungo tempo pro domo sua, cioè asservita all’ex cavaliere, a suo dire, avrebbe spostato il 4% di consensi elettorali in favore della Lega con il taglio populista dei rispettivi giornali. Nel mirino dell’ultraottantenne fondatore di Forza Italia non c’è, per ora, Sallusti e non ci sarà se farà il bravo e se ne starà fuori dal presunto complotto per mettere un definitivo the end al suo percorso politico.

Che personaggio il Berlusca. Pretende di partecipare alle consultazioni del presidente Mattarella, benché condannato interdetto a candidarsi, nonostante sia oggetto di procedimenti giudiziari in corso. In uscita dal consulto con Mattarella, costretto dalla logica dei numeri a concedere il centro della ribalta a Salvini, con un’ancata cerca il “fatti più in là” e si esibisce in un numero di comicità giullaresca. In postura impropria rispetto alla solennità del momento, con smorfiette insolenti e movimenti labbiali inequivocabili, mima parola per parola le dichiarazione del “Ce l’ho duro”. Come a dire: recita quanto è farina del mio sacco. Quando il leghista lascia frettolosamente la postazione, il leader pregiudicato di Forza Italia afferra il microfono per comunicare alla stampa che i 5Stelle sono dilettanti allo sbaraglio della democrazia. La reazione a caldo è del senatore grillino Giarrusso: “Conosciamo bene Berlusconi, pregiudicato e frequentatore di prostitute minorenni”.

E anche questa è l’Italia.

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