Francesco, convinto rivoluzionario

Come se “comunista” fosse un aggettivo dispregiativo, una colpa, un misfatto, il perfido orco che nei manifesti della Dc mangiava i bambini, un soggetto eversivo, un figlio degenere del creato, un appestato, un propagatore di epidemie, un untore, un degenerato: con quell’aggettivo, il peggio del clero, e chi lo segue come pecora al pascolo, tenta di minare il prestigio di Francesco, primo autentico interprete dei fondamenti del cristianesimo messi sotto i piedi da predecessori prigionieri di dogmi irricevibili per normali intelligenze, di privilegi estranei al mandato sottoscritto al momento di dedicare la vita alla religione, da personaggi senza scrupoli, dipendenti e complici del potere temporale, coinvolti in illeciti finanziari e in trasgressioni disgustose all’etica, culminate nella pratica diffusa della pedofilia.

Non lo ha detto, non lo può dire, ma se potesse, senza essere frainteso, Bergoglio non rifiuterebbe l’aggettivo e anzi consoliderebbe la certezza di militante, padre dei deboli, degli oppressi, dei poveri, dei diseredati. Ed ecco la macchinosa motivazione dell’integralismo cattolico che imputa a Francesco comportamenti da comunista: “L’impegno a favore dei profughi andrebbe a discapito dei valori non negoziabili, che riguardano la sfera bioetica”. Ci avete capito qualcosa in questo guazzabuglio ermetico? La risposta di Bergoglio è come una macigno che schiaccia una serpe: ““Nocivo e ideologico è l’errore di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista”. Chiarissimo. “Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto a quelli ‘seri’ della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per il proprio successo si può capire, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai figli. Se incontro una persona che dorme esposto alle intemperie, in una notte fredda, posso pensare che è un imprevisto che mi intralcia, un delinquente ozioso, un ostacolo sul mio cammino, un pungiglione molesto per la mia coscienza, un problema che devono risolvere i politici, e forse anche un’immondizia che sporca lo spazio pubblico; oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità. Questo è essere cristiani. Si può forse parlare di santità senza includere questo riconoscimento?”

Tra quanti in Vaticano e fuori di esso rimpiangono il tempo del cattolicesimo tutto esteriorità, rituali di casta e trasgressioni della moralità, c’è sicuramente monsignor Capella, ex consigliere diplomatico a Washington, arrestato dalla Gendarmeria Vaticana. Su di lui pesa la pesante accusa di pedopornografia. Papa Francesco, pochi mesi dopo la sua elezione, ha emanato norme penali più severe per i reati di pedofilia. Anche il Canada ha emesso un mandato di arresto contro Capella, su segnalazione del centro contro li sfruttamento dei bambini.

Il caso, solo l’ultimo di una sequenza virale che ha svelato le nefandezze di semplici parroci, di educatori in tonaca, ma anche di vescovi e cardinali, induce ancora una volta a chiedere un nuovo atto “rivoluzionario” a Francesco, perché abolisca il voto di castità dei preti e consenta loro una di assecondare la natura, inclusa la fisiologica attività sessuale.

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