CAOS FERROVIE / MA CHI E’ IL SUPER CAPO RENATO MAZZONCINI ?

Caos ferrovie per neve, il colosso dei binari guidato da Renato Mazzoncini non è neanche capace di leggere le previsioni del tempo, non sa fronteggiare i fiocchi di neve, se ne fotte se i suoi convogli fanno anche sette ore di ritardo e i passeggeri sono trattati come neanche i suini nei carri bestiame.

Ma chissenefrega. C’è da pensare alla fresca mega fusione con l’Anas da 11 mila miliardi e caso mai fare un sol boccone di quel che resta di Alitalia: come dire, chi non sa neanche occuparsi di casa sua  oggi si rimbocca le maniche per interessarsi ai destini delle abitazioni dei vicini.

Per la serie: crac annunciati a ripetizione. E per fortuna che il leader maximo Mazzoncini, appena riconfermato – incredibile ma vero – sulla sua dorata poltrona da 650 mila euro l’anno, ha appena detto che “non è interessato ad andare in Borsa”. Certo, per evitare un vaffa day in piazza Affari dalle proporzioni colossali.

Ritardi di ore alla stazione Termini. Nella foto in alto Renato Mazzoncini

QUELL’ALTA VELOCITA’ DEI MISTERI

Potrà quindi dedicarsi anima & corpo ai business dell’Alta velocità, appalti e subappalti compresi, una montagna di danari ormai incalcolabile da quando è partita un quarto di secolo fa e pronta ad inghiottirne altre palate: danari utili soltanto a ingrassare amici, amici degli amici, consulenti d’oro e imprese del cuore.

Anche mafiose, come è stato per i lavori della Tav fin dall’inizio, quando a puntare i riflettori, nel ’91, pochi mesi prima di saltare per aria, erano stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una pista per quelle stragi che ha sempre fatto capolino ma non è mai stata seguita dagli inquirenti. Invece impegnati – come per via D’Amelio – a taroccare un pentito, Giuseppe Scarantino, mandare in galera innocenti e lasciare liberi come fringuelli killer e, soprattutto, mandanti, che restano dopo 25 anni regolarmente a ‘volto coperto’.

Giovanni Falcone

Ma torniamo a mister Mazzoncini, un renziano doc – la riconferma è stata infatti benedetta da Matteo tra i botti di Capodanno 2017 – che però ha amici trasversali, secondo il Cencelli del perfetto Inciucio. E’ infatti ottimo amico del leghista Giancarlo Giorgetti, candidato al ministero dell’Economia in caso di vittoria del centrodestra. Tra gli altri fans, il suo predecessore al vertice del maxi carrozzone ferroviario, Mauro Moretti, l’ex sindacalista Cgil che con una irresistibile ascesa ha scalato tutti i gradini del Potere, volando dal vertice Fs a quello di Leonardo, non riconfermato su quest’ultima poltrona per via della condanna a 7 anni in primo grado per la strage di Viareggio che ha causato 33 morti.

Più felpati i passi di Mazzoncini. Che sei anni fa passava il tempo a bordo dei traghetti impegnati nelle gite sul lago Trasimeno: gestiva, infatti, una piccola azienda di trasporti. Una sigla dinamica, comunque, capace di passare dalle acque alla terra ferma. Tanto da provvedere, nel 2012, a interessarsi dei trasporti locali in provincia di Firenze, quando Matteo Renzi era ancora sindaco. Un bel passo in avanti rispetto agli hobby giovanili, suddivisi fra trenini & vagoncini: la sua tesi di laurea si occupò della mini linea metro di Brescia.

Mauro Moretti

Dai trenini all’alta velocità il passo non è stato poi così lungo, grazie alla propulsione via Renzi.

Ma eccoci alle ultime prodezze del nostro Capostazione Maximo: una carriera fortunata, quella dei fischietti lungo i binari, visto che fu lo start per lo storico re del pallone, Luciano Moggi.

E ALTRI MISTERI CON IL MAXI AFFAIRE ANAS 

Un vero assopigliatutto, le sue Ferrovie. Appena insediato, re Mazzoncini porta a termine l’affare del secolo, ossia l’inglobamento di Anas: un affare, come detto, da 11 mila miliardi ma ancora avvolto nel più fitto mistero, sul fronte di valutazioni, cifre, investimenti, costi e via di questo passo. “Una serie di aspetti non sono affatto chiari – c’è chi sostiene al ministero dei Trasporti – e chissà mai se verranno chiariti in futuro. In casi di operazioni che coinvolgono due partner così grossi e complessi, ci sono delle forti zone d’ombra, che riguardano non solo i costi dell’operazione stessa, ma anche quelli relativi al presente e al futuro. Ci vorrebbe maggiore trasparenza. Sarebbe il caso di dire che ci vorrebbero i riflettori di una Consob: ma a parte il fatto che la stessa Consob, come si è visto nel caso banche, non vede, non sente e non alza un dito, in questo caso non sarebbe neanche potuta intervenire, visto che le Ferrovie non sono quotate in Borsa”.

O almeno non lo sono fino ad oggi, data la fresca smentita di big Mazzoncini proprio sul fronte della quotazione a piazza Affari. “Per adesso non ci siamo tagliati”, ha ‘tagliato’ corto. Qualche almeno teorico controllo via Consob per ora è meglio evitarlo…

Graziano Delrio

Ecco un altro commento da piazza della Croce Rossa, sede del ministero di Trasporti e Infrastrutture guidato da Graziano Delrio: “Se però Ferrovie dovesse aver successo nell’operazione Alitalia difficilmente potrebbe non esercitarsi un maggior controllo su un gigante di quelle proporzioni, Borsa o non Borsa. Certo è che il pachiderma delle Ferrovie sta diventando una sorta di nuovo Iri: a contenderle quel ruolo c’è solo la Cassa Depositi e Prestiti”.

ULTIME MOSSE

E vediamo le ultime mosse. Il numero uno di traversine & binari d’oro (ma rappezzati con viti e bulloni, come dimostra la tragedia di Pioltello, altro ‘buco nero’ nella stagione Mazzoncini) lancia il suo sguardo all’Europa: nel mirino ci sono accordi e lavori dal Belgio alla Francia, dalla Spagna alla Germania. Fa da battistrada un recente patto trilaterale per l’attivazione della tratta Milano-Zurigo-Francoforte. In dirittura d’arrivo la pista belga, mentre con Parigi sono al vaglio dei lavori per alcune linee regionali.

“E’ incredibile – viene ancora notato in via della Croce Rossa – le Ferrovie se ne fregano dei nostri pendolari, considerano rami secchi le linee locali, non investono un euro e pensano solo a buttare i soldi nel pozzo senza fine dell’alta velocità, con una Torino-Lione che è ormai già vecchia e da molti esperti considerata un investimento del tutto inutile. Però, con la stessa Francia, pensano alle  loro linee regionali”.

A casa nostra, un occhio alle Ferrovie Sud Est, in pieno crac. Un anno e mezzo fa Delrio optò per un passaggio azionario tutto sotto l’ombrello Fs. Oggi, con il dissesto, è appena partito il concordato preventivo che, in teoria, dovrebbe consentire di pagare alcuni fra i vecchi creditori (il totale è di addirittura 3 mila in attesa) e di far emergere le responsabilità degli ex padroni e amministratori.

Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, vede con favore la soluzione Fs per il rilancio delle vecchie ferrovie sud est e strizza l’occhio a Mazzoncini.

Ma ci vede bene?

 

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