DEBITO PUBBLICO: I TAROCCHI DI BANKITALIA E  ISTAT

Uno scarno comunicato di Bankitalia, informa che: “l’Italia ha chiuso il 2017 con un debito pubblico di 2.256,1 miliardi, in crescita di 36,6 miliardi rispetto al livello di fine 2016, quando il debito ammontava a 2.219,5 miliardi. La rilevazione riflette il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (51,8 miliardi), in parte compensato dalla riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (13,8 miliardi, a 29,3); l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio hanno contenuto il debito per 1,5 miliardi”. Questa la velina !

La realtà è più complessa:  nota  Reuters ( https://it.reuters.com/article/topNews/idITKBN1FE15R-OITTP, Ufficio parlamentare di Bilancio,  http://www.francomostacci.it/?page_id=757), che nell’esaminare il debito pubblico italiano – cresciuto dal febbraio 2014 di ben 149 mld di euro, quando era attestato a 2.107 mld di euro dopo l’insediamento del ministro dell’Economia Padoan-Renzi,  al ritmo di 3,2 mld di euro al mese in luogo di una sua annunciata e strombazzata riduzione.

Scrive lo studioso Franco Mostacci: “Il 2017 si chiude con 2.256 miliardi di euro di debito pubblico, con un miglioramento di 2,8 miliardi rispetto a quanto previsto dal Governo nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre, grazie alla riduzione della liquidità detenuta nel Conto di tesoreria. Per conseguire il livello atteso di 131,6% sul Pil sarà sufficiente che nel 2017 il Pil (nominale) sia cresciuto del 2%. Il dato, secondo quanto si apprende da una nota di agenzia Reuters, sarebbe comunque ‘sub judice’, in attesa della decisione della Commissione europea (Eurostat) se considerare ai fini del debito pubblico anche la garanzia di 5,4/6,4 miliardi concessa dallo Stato a Intesa San Paolo nell’operazione di acquisto di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. In tal caso il debito pubblico aumenterebbe e il rapporto debito/Pil potrebbe, quindi, rimanere sullo stesso livello del 2016. Rispetto al 2016 lo stock di debito pubblico si è incrementato di 36,5 miliardi, tutti dovuti all’aumento del portafoglio di titoli a medio lungo-termine, che formano ormai l’80% del debito complessivo. Il fabbisogno della pubblica amministrazione è stato di 51,8 miliardi di euro (8,5 in più rispetto al 2015), risultanti da un disavanzo dello Stato centrale (54,8 miliardi di euro) e da un avanzo di 3 miliardi per gli enti locali e previdenziali. Il maggior fabbisogno delle amministrazioni centrali è dovuto agli interventi a sostegno delle banche effettuati nel 2017. Le dismissioni mobiliari nel 2017 sono state di soli 58 milioni di euro, mentre erano previste per circa 3,4 miliardi di euro (0,2% di Pil). La liquidità del Tesoro è scesa al di sotto dei 30 miliardi di euro, circa 14 in meno dello scorso anno, un livello che non si toccava dal 2011. Sarà importante ricostituire nei prossimi mesi le riserve monetarie disponibili (a gennaio 2018 la liquidità è risalita a 54,2 miliardi di euro, con un aumento di 25 miliardi, 10 in meno del gennaio 2017, in cui sul Conto di Tesoreria erano depositati ben 77 miliardi anche in vista di una possibile fine del programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce), mentre risulta invariata a 58 miliardi di euro la quota di partecipazione ai finanziamenti internazionali (prestito alla Grecia, Efsf, Esm)”.

Pier Carlo Padoan

La dinamica del debito pubblico nel 2017 è meno favorevole del previsto per i dubbi di Eurostat su come l‘Italia ha registrato a bilancio i costi del salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto banca.  Come ha notato l‘Ufficio parlamentare di bilancio, in valore assoluto la previsione del debito di Bruxelles risulta superiore a quella italiana di 7,6 miliardi, 5,4 dei quali dovuti all‘inclusione nel debito del prestito di Intesa. La Commissione non considera neppure i circa 0,2 punti di Pil, quasi 3,5 miliardi, attesi dalle privatizzazioni, con la vendita di quote Eni e Enav a Cassa depositi e prestiti (Cdp), controllata dal Tesoro, ma fuori dal perimetro della P.A., operazioni saltate dopo che Eurostat ha messo in questione lo statuto di Cdp.

Né sono state effettuate le ormai tradizionali vendite di immobili di fine anno alla Cdp, nonostante la Nota di aggiornamento del Def prevedesse cessioni di immobili pubblici per 850 milioni. A contenere il debito la scelta del Tesoro di assottigliare le disponibilità liquide al 31 dicembre con  l‘intenzione di ridurre la liquidità dello 0,7% del Pil, circa 12 miliardi, rispetto a fine 2016. E a questo sono serviti i riacquisti anticipati di titoli di Stato per quasi 10 miliardi effettuati tra novembre e dicembre.

Staremo a vedere, ma fidandoci più di Eurostat e dell’Ufficio di bilancio, che di Bankitalia ed Istat, riteniamo che i dati su conti e debito pubblico, siano taroccati per favorire il governo ed il ministro Padoan.

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