IL PASSERA VOLA IN BORSA / UNA SPAXS A CACCIA DI NPL

E’ appena entrato in Borsa con la sua nuova creatura, il ‘veicolo’ finanziario Spaxs, l’ex ministro e banchiere Corrado Passera. Pronto per rilevare un istituto di credito di medie dimensioni da far crescere sotto la sua potente ala protettiva; e dedito ad una clientela di 200-300 famiglie, allo sviluppo delle piccole imprese e soprattutto alla gestione degli Npl, ossia le sofferenze, i crediti incagliati, la monnezza d’oro che le banche fanno molta fatica a recuperare.

Ha già raccolto 600 mila euro di investimenti, Spaxs, prima ancora di arrivare a piazza Affari. Si sono fidati, evidentemente, del ‘carisma’ dell’ex super ministro del governo Monti che poi si è tuffato in politica facendo flop. Ora torna al suo storico ovile.

Vediamo chi sono gli altri azionisti di Spaxs. Il capitale è suddiviso tra parecchie quote che ruotano intorno al 5 per cento: Tensile Capital Partners (5 per cento), Numen Capital (5,7 per cento), Kairos (5,9 per cento), SDP Capital Management (6 per cento). La fetta maggiore spetta al fondo Atlas con il 7,9 per cento ed è affidata al Credit Suisse, che è anche global coordinator dello sbarco in Borsa insieme a Banca Imi.

Atlas, a sua volta, fa capo ad un ex banchiere da novanta, Bob Diamond, per anni al vertice di Barclays Bank. Il tandem Diamond-Passera è già sceso in pista più di un anno fa, nell’operazione di salvataggio dell’agonizzante e supersforacchiato (per tutte le acrobazie predatorie dei suoi manager) Monte dei Paschi di Siena. La sua proposta però non ebbe successo, come del resto non andò in porto quella avanzata da Jp Morgan (sponsorizzata da Matteo Renzi, quest’ultima).

Altro colpo messo insieme in Grecia, dove esattamente un anno fa Atlas ha rilevato un piccolo istituto di credito, Credicom, specializzato proprio nel settore delle piccole e medie imprese. E Diamond ha scelto Passera come presidente non esecutivo di Credicom.

A breve si conoscerà il nome delle due banche entrate nel mirino di Spaxs: poi il ballottaggio, quindi il via alle operazioni.

In questi giorni Barclays è finita nell’occhio del ciclone per una brutta storia di dieci anni fa, quando era scoppiata la crisi finanziaria. Per evitare il crac – che invece ad esempio investì la Royal Bank of Scotland – il colosso britannico, all’epoca guidato da John Varley, s’inventò un “prestito baciato” con Qatar Holding Llc che le permise di poter contare su 3 miliardi di sterline utili a ricapitalizzare e ossigenare le sue casse, evitando così il clamoroso fallimento.

Ora il Serious Fraud Office inglese, specializzato in reati finanziari, ha puntato i riflettori su quelle acrobatiche operazioni e il processo avrà inizio a gennaio 2019. Un altro duro colpo all’immagine – e non solo – della storica Barclays, già condannata al pagamento di una penale da 1 miliardo e rotti di sterline per lo scandalo relativo alla manipolazione dell’indice Libor.

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