Sanremo, commovente il monologo di Pierfrancesco Favino

Nessun saggio, reportage, inchiesta o speciale firmato da inviati di eccellente qualità giornalistica, è paragonabile al monologo che ha nobilitato la serata finale di Sanremo. La performance di Favino sulla rabbia di un immigrato preda della disumanità, ha raccontato del festival una strada parallela alla sagra canora di straordinaria qualità proposta da Baglioni. Il pathos che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico dell’Ariston e molti milioni di italiani, è una pagina indimenticabile della coscienza civile che nega ogni diversità tra etnie del mondo con la pelle bianca, nera gialla: è una commovente testimonianza di rispetto per derelitti del mondo costretti ad abbandonare la propria terra. Se aveste perso questa magnifica prova di attore, cercatela su internet. Digitate sul vostro pc l’indirizzo del monologo “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès: http://www.raiplay.it/video/2018/02/ Appena dopo tornate sulla doppia interpretazione di “Fratello che guardi il mondo” donata al festival da Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni (https://www.youtube.com/watch?v=mNwEEaYeomY), eseguita in uscita da Favino. Confrontate questi esempi di antirazzismo con i dati pubblicati da Repubblica sui “Crimini d’odio che avvelenano l’Italia”. Il nostro Paese si è illuso per troppo tempo di contenere il razzismo in casi sporadici. Quando si è svegliato ha scoperto da quale livello di xenofobia è attraversato. In tre anni si sono verificati oltre ottocento “reati d’odio” e forse altrettanti non sono stati denunciati. Maglia nera dell’intolleranza è Roma con duecento crimini razziali, , subito dopo Bologna e Milano, Meglio il sud con numeri che non arrivano alla doppia cifra.

Si potrebbe discutere sull’opportunità di questi intermezzi all’interno della rassegna sanremese (li ha contestati, non caso, Gasparri) e non è mancata la protesta di elementi della destra, che però hanno ignorato il caso del conflitto d’interessi, protagonista la Hutzingher, che ha messo sugli abiti della cantanti e sulle giacche degli uomini il fiore dell’associazione anti violenza sulle donne di cui fa parte insieme all’avvocatessa Giulia Buongiorno, candidata alle prossime elezioni con la Lega del razzista Salvini.

Sul lungomare di Napoli, all’interno della villa Comunale, nella Casina Pompeiana dove ha sede l’archivio storico della canzone napoletana, la scrittrice Yvonne Carbonaro ha promosso e condotto l’evento “Paese mio”, canzoni scritte negli Stati Uniti dal musicista e cantante napoletano Alfredo Bascetta, censurato e incarcerato per i testi di denuncia della drammatica condizione degli emigranti italiani e dell’ignobile condanna a morte di Sacco e Vanzetti. Alla serata, per essere perfetta, mancava solo la sgradevole presenza di Salvini e della destra neofascista, che finge di ignorare la tragedia di 25 milioni di italiani, prevalentemente del Sud, ghettizzati e vittime di xenofobia nell’America razzista.

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