Autarchia italica: bravo? “Via”. Onesto, abile, efficiente? “Addio”.

Non ci piace infierire, e tanto meno girare il dito nella piega, ma eventi choccanti sollecitano amare riflessioni sull’autarchia nazional popolare di questo Paese, segnato da provincialismo retrò. Nel tempo minimo concesso a operatori culturali di altissimo livello, per rigenerare il patrimonio italiano delle eccellenze artistico-monumentali, sono tornati splendidi attrattori della bell’Italia Pompei, Brera, gli Uffizi…Paestum e tantr altre meraviglie di questo Paese amato e invidiato. Il punto è che i neo sovrintendenti nominati dal governo si dà il caso che siano personalità precedute da fama di enorme spessore culturale e scientifico.

Mesi di crescente successo hanno dimostrato che se amministrati con competenza e rigore, i beni del Paese possono, devono, cancellare decenni di colpevole disattenzione. Il confronto tra il prima e il dopo è sotto gli occhi di tutti e la rivalutazione del nostro immenso, irripetibile patrimonio, è un enorme valore aggiunto. Arricchisce il favore del mondo per l’Italia ed è solo un primo passo. La tesi poteva trovare tutti d’accordo? Decisamente, se si considerano gli incrementi dei visitatori, la valorizzazione dei siti, l’avvio di importanti eventi paralleli alle visite e buona amministrazione, a conferma dell’autorevolezza operativa dei nuovi responsabili di musei, gallerie e siti archeologici. Si più bello parte un nuovo ricorso al Tar degli esclusi. Sostiene, il punto è che dopo inevitabili e sterili conati di contestazioni, il tribunale regionale ha dato ragione agli autori di un secondo ricorso contro l’eleggibilità di responsabili stranieri e ha premiato l’autarchia di alti funzionari di “belle speranze” da privilegiare con affidamenti autoctoni. Mesi di crescente successo hanno dimostrato che se amministrati con competenza e rigore, i beni del Paese possono, devono, cancellare decenni di colpevole disattenzione. Il confronto tra il prima e il dopo è sotto gli occhi di tutti e la rivalutazione del nostro immenso, irripetibile patrimonio, è un enorme valore aggiunto. Arricchisce il favore del mondo per l’Italia ed è solo un primo passo. Poteva trovare tutti d’accordo? Incrementi di visitatori, valorizzazione dei siti, avvio di eventi paralleli alle visite, buona amministrazione, hanno confermato l’autorevolezza operativa dei nuovi responsabili di musei, gallerie e siti archeologici. Sul più bello parte un nuovo ricorso basato sull’estensione del principio che vieta a cittadini non italiani di diventare prefetto o magistrato, di assumere incarichi di dirigente in diplomazia e nelle forze armate. Ed è’ un paradosso traslare questo principio nazional-popolare nell’ambito delle nomine di curatori di opere. Ovvero, potrebbe anche esserlo, se i responsabili italiani del prezioso patrimonio avessero dimostrato di saperlo tutelare e valorizzare. E’ accaduto il contrario e dunque sorprende l’ostracismo ai sovrintendenti stranieri eletti da Franceschini. In poco tempo in tutta Italia hanno contribuito in termini superlativi alla crescita del Pil, conseguenza di milioni di turisti in più, a dispetto delle fiction dilaganti sulle brutalità della camorra, pessimo biglietto da visita per quanti nel mondo si propongono il classico “Viaggio in Italia”.

Evidentemente il Bel Paese soffre ancora di afasia culturale, non ha voce autorevole per pensare a se stesso in grande, per omologarlo alle consorelle che, esenti da xenofobia, assumono importanti scelte ricorrendo allo strumento imparziale del concorso internazionale di idee, cioè a contributi globali.

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