Donald, mattacchione masochista

Di motivi per una sonora risata questa nostra stagione malata ne offre pochi, forse nessuno. Di una gradita eccezione è fautore il guitto di nome Trump, ovvero la più allucinante anomalia para-umana del mondo occidentale. Per soddisfare le sue bramosie deviate in tema di sesso, il “nostro” ha ingaggiato una prostituta. Non sono tutti noti i dettagli della prestazione professionale richiesta, ma uno lo ha rivelato la partener della performance a pagamento. La signorina, pagata per custodire con il silenzio il racconto dell’incontro ravvicinato del quarto tipo, ha ricevuto adeguato compenso, ma non è riuscita a tenere per sé un particolare molto, molto piccante. “Il presidente” ha detto “si è fatto frustrare sul sederone”. Il sottoscritto reagisce alla notizia con il rischio di un intervento d’urgenza della neurodeliri, ma per fortuna muta lo stupore divertito in una risata a mille decibel. Immaginare le sculacciate sul deretano di Trump è comicità pura, meglio del migliore exploit di Stanlio e Ollio.

Gratta, gratta – si diceva negli anni settanta – e sotto la facciata progressista di molti militanti nel Pci t’imbattevi in un maschilista. E pazienza, il femminismo non aveva ancora intaccato il potere vessatorio dell’uomo, ma ora? E’ tempo di ripristinare il motto popolare. Esaminati gli attacchi reiterati, velenosi di D’Alema al renzismo, si può aggiornare in “gratta, gratta e sotto le trame vendicative del “baffetto” (a suo dire il sinistro della sinistra) si scopre l’obiettivo di lavorare per una sonora sconfitta del Pd da imputare al segretario per “farlo fuori”. Con cinico opportunismo si ipotizza una soluzione post elettorale così sciaguratamente abitata: Liberi e Uguali, Forza Italia (!!!) Partito Democratico, ovvero un miscuglio ideologico sotto la bandiera di un “governo del presidente” (Civati, Fassina e Fratoianni borbottano). Il cattivo esempio contagia altre pedine di Mpd. Per esempio con l’occhiolino di Grasso e Bersani ai 5Stelle, l’accordo Leu-Pd per un’unica cordata elettorale all’election day della regione Lazio e la contraddittoria contrapposizione alla regione Lombardia.

Dietro le quinte si gioca la sporca partita della spartizione dei collegi elettorali e partecipano, ovvio, Bersani, D’Alema, Rossi, Speranza, gli stessi Civati e Fratoianni, anche Grasso, la Boldrini. L’ex presidentessa della Camera, non per amore della parità uomo-donna, sconfessa di nuovo Grasso per aver detto che discutere è lecito ma a decidere è solo lui (ma come speaker di D’Alema?).

L’ambizione di Giulia Buongiorno è un dato acquisito. Ora si evince anche la laibido di coniugare il mestiere di avvocatessa (in verità praticato con successo) con il potere politico. Di qui il via libera alla candidatura con la Lega, lei diventata famosa per la difesa delle donne e ora ministro in pectore della destra machista. Il povero Mattarella avrà ben altro da mettere in campo per scongiurare la vittoria paventata dell’astensionismo.

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