IL BON TON DELL’AMBASCIATRICE USA

Partono minacce neppure velate, in risposta (anche per l’Italia) allo schieramento mondiale contro l’unilaterale decisione del presidente Usa di spostare la sede dell’ambasciata americana d’Israele da Tel Aviv a Gerusalemme e farne la capitale: per il blitz, mister Trump ha delegato l’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, ovvero un falco al femminile, erinni, arpia coriacea, alter ego di mister Trump. Questi, nel segno di “tutto il mondo è Paese”, continua imperterrito a far guai e solo perché i deputati repubblicani e democratici temono di non essere rieletti nell’eventualità di un impeachment presidenziale e di nuove lezioni. Esattamente come accade in Italia, dove i partiti dell’opposizione e le minoranze del centrosinistra abbaiano contro il governo, senza mordere. Contro la mozione “no” di tanti Paesi alla Gerusalemme capitale israeliana, Nikki Haley tuona e minaccia, con piglio mafioso: “Gli Usa prenderanno i nomi” di chi voterà la mozione. L’intento somiglia alle spiate delle camicie nere, con i loro taccuini pieni di nomi di antifascisti da spedire al confino o ad Auschwiz. La minaccia di Grillo si esplicita con un avvertimento ai ‘cattivi’: “Le Nazioni Unite ci chiedono sempre di fare, ora non ci aspettiamo che ci prendano di mira”. Come esempio di democrazia alla Trump, niente male.

Di quel che resta dello spelacchiato abete natalizio donato a Roma dalla Val di Fiemme, si sono fatti gioco i neofascisti di Azione frontale. Ai piedi del mesto “Spelacchio, sciaguratamente costato 50mila euro in trasporto e installazione, hanno deposto nottetempo un presepe. Nella notte il blitz di Azione Frontale, gruppo neofascista.

Mesi fa azionai, con nessun riscontro, la sirena d’allarme, indignato per manifestazioni di spavalderia impunita dell’estrema destra. Ci si accorge solo ora del rischio di spregiudicata baldanza di Forza Nuova, Casa Pound e affini che siedono in Parlamento e si tenta di chiudere il recinto dopo che molti buoi sono già scappati.

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