I PRIMATI DI REPUBBLICA / IN ATTESA DI DIO, l’IO SI AUTOINTERVISTA

Domenica da Guinness per Repubblica, che mette a segno due scoop che rimarranno nella memoria dei posteri.

Si parte con l’autointervista del Vate fondatore, Eugenio Scalfari, che confessa: “ho fatto oltre cento interviste ai grandi della Terra ma nessuno l’ha mai fatta a me”. In attesa del Dio cronista, ecco l’Io che si autoincorona.

Detto fatto, ecco mago Zurlino intingere il calamaio nel tempo e nella verità.

Si parte da Diderot, si prosegue con Dio, una incursione verso Edipo, quindi sulle note di Bach, Mozart e Beethoven.

Per approdare al discepolo Matteo, al quale è dedicato lo spazio di gran lunga maggiore. Ecco il Verbo: “Non lo dice anzi lo nega ma noi osservatori se siamo certamente consapevoli: a lui piace comandare da solo. In politica questo malanno è molto diffuso”. Ma chi era Cristoforo Colombo?

E poi l’altra scoperta: “negli ultimi tempi però Renzi sembrerebbe aver preso coscienza che debba esistere la classe dirigente altrimenti il partito lo caccerà o lo abbandonerà”. Acciderba!

Una Repubblica tutta renziana, quella domenicale, con un’intervista al segretario Pd griffata dal fresco condirettore, Tommaso Cerno, che dopo una gestazione di nove mesi all’Espresso è passato al quotidiano diretto da Mario Calabresi.

Un’intervista scendiletto, o se preferite da perfetto tappetino, da bagno o da camera, quella confezionata da mister Chernobyl. Che massacra in due pagine quel poco d’informazione ormai rimasta sul campo con le sue domande da Qui Quo Qua. Le avrà spedite prima allex premier, tanto sono affilate come una lama, o lo ha voluto sfidare all’Ok Corral prendendolo di sorpresa?

La festa è completata con una nuova firma che fa capolino tra le pagine dell’Espresso-panino. E’ quella di Marco Follini – ricordate ? – con ogni probabilità incontrato alla Sorbona e reclutato tra le penne d’oro. Un pezzo felliniano sull’amarcord di un antico e nobile Dc, un senso del tempo che vola tra le pagine, il sorriso amaro di sane esperienze di una vita.

Il Verbo del follicolo ammonisce il volgo: “la modestia non compare tra le virtù dei leader d’oggigiorno, neppure quella falsa e di pura circostanza”.

M’è dolce il naufragar tra Diderot e Montesquieu…

 

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