Tavecchio? Commento alla romana: ”Me ne pò fregà de meno”

Francamente? Le sorti del calcio italiano sono la penultima questione di cui l’Italia dovrebbe occuparsi e invece monopolizzano ampi spazi di tutti i media da mane a sera, a notte. Basta… risanatelo, rifondatelo, fate quello che vi pare (noi scettici per convinzione dubitiamo della rivoluzione annunciata), ma non rubate spazio alle infinite emergenze del Paese. Zittiscano Tavecchio e le sue teorie sul complottismo politico subito, taccia anche Malagò (dov’era quando il calcio italiano si riduceva progressivamente a pecora nera mondiale?), si lavino rapidamente i panni sporchi del marcio tollerato per troppo tempo con infinite complicità omertose. Il presidente del Coni (a “Che tempo che fa”) ha elencato il deficit di prestigio internazionale di molte discipline sportive (atletica, basket, pallanuoto, tennis). Ci lavori e consideri il commissariamento della Figc un noioso, necessario adempimento, a sostegno del pio desiderio di sanare croniche patologie del calcio. Si associno al “fioretto” giornali e tv, che del pallone si nutrono a completa sazietà e a discapito dello sport nella sua accezione più ampia. Grazie.

Fosse confermato, all’iracondo Tavecchio spetterebbe affidarsi a un vip dell’avvocatura per difendersi dalle accuse di molestie sessuali, formalizzate da una dirigente sportiva che ha sporto denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Sostiene si tratti di violenze anche morali, psicologiche e a provarlo ci sarebbero registrazioni audio e video.

Casa Cinquestelle

Capito la furbata? Uno dei “nipotini” del comico genovese, il baldo Alessandro, cognome Di Battista, colto da passione ardente per moglie e figlio, valica il Rubicone della politica che in Italia vale l’appellativo di onorevole e si dedica alla vocazione di scrittore. Dichiara anche di rinunciare ai mille euro che gli spetterebbero al compimento dei 65 anni per aver compiuto da parlamentare i quattro anni e passa richiesti dal sistema pensionistico dei deputati. Va soddisfatta la curiosità di chi dubita del buon proposito di Di Battista. Si può rinunciare alla pensione e prima dei 65 anni?

Dedicato a chi ha condannato come bufala una recente dichiarazione di Giggino Di Maio. Eccola, riferita parola per parola, di ritorno dal tour americano alla corte di Trump: “”Noi non siamo una forza isolazionista. Siamo un Paese alleato degli Stati Uniti, ma interlocutore dell’Occidente con tanti Paesi del Mediterraneo come la Russia”. Italiano imperfetto, strafalcione geografico. Stupisce la padronanza del mappamondo del candidato premier pentastellato che omologa la Russia alle Cicladi e sposta Mosca nel cuore di Malta.

Permette, una foto?

I precedenti si sprecano e non è unico il caso di Maradona, colto dal fotografo in confidenza amichevole con i Giuliano di Forcella nella loro roccaforte camorristica. Ogni volta che un personaggio pubblico, politico o vip dello star system è colto in flagrante, immortalato in selfie concessi a malavitosi, l’alibi è identico: “non sapevo, non lo conoscevo, ne faccio, può capitare…”

Viene alla luce una fotografia che ritrae Silvano Spada con Giorgia Meloni, bellicosa condottiera di Fratelli d’Italia che si autocandida a leader del centro destra con il suo miserrimo 4/5 percento di consensi. Spiegazione dell’interessata: “Infilato nello scatto o mandato da qualcuno”. Commenta Spada: “Erano sotto casa mia, ho chiesto di fare una foto, non vedo cosa ci sia di male”. La Meloni era sotto casa degli Spada e non lo sapeva, non conosceva il coinquilino della fotografia?

In poche righe

La tragicomica vicenda della visita di Barbara D’Urso, alla questura di Milano, e del suo ingresso in auto (con un’ora di ritardo lamentano gli agenti) tra due ali di poliziotti. Un vero picchetto d’onore, riservato ai capi di Stato e neppure a consoli, ambasciatori o ad altre figure istituzionali di rilievo. Denunciano i sindacalisti di settore: “Non aspettavano Mattarella, ma la show woman di Mediaset”. L’episodio è stato rivelato da Carmelo Zapparrata, segretario milanese del sindacato di Polizia Silp Cgil. Accoglienza più sobria, raccontano i sindacalisti, era stata riservata al Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti.

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