GIALLO VITROCISET / TRA LE SCATOLE CINESI NE SPUNTA UNA A MALTA

Vitrociset, il mistero sulla vendita si fa più fitto. L’azienda informatica strategica, perchè custodisce i segreti della nostra polizia, è balzata nei giorni scorsi agli onori delle cronache per via del coinvolgimento nei Paradise Papers della sua azionista di maggioranza, Camilla Crociani di Borbone delle due Sicilie, la figlia del vertice di Finmeccanica tra il 1974 e il 1976, Camillo Crociani, coinvolto nello scandalo Lockheed.

Negli ambienti economici è rimbalzata poi un’altra notizia: Vetrociset passa di mano, ad aggiudicarsela un imprenditore marchigiano semi sconosciuto, Tonino Di Murro, abruzzese.

Ma subito comincia il valzer di smentite e conferme.

“Ad oggi non si è perfezionata alcuna operazione”, proclama la nobil-azionista. Giacomo Cavallo, amministratore unico di Ciset, la società che controlla il 98,5 per cento di Vitrociset (il restante 1,5 per cento fa capo a Leonardo), dichiara: “la proprietà non è cambiata, perchè l’acquirente ha dimenticato un piccolo particolare: di pagare il prezzo”. Un dettaglio.

Replica Di Murro: “abbiamo raggiunto un accordo di acquisto con l’unico interlocutore titolato, Croce International BV”. L’accordo ‘sarebbe’ stato firmato, oltre che da Di Murro, dall’amministratore unico di Croce International, Johan Coenraad Jaakke. Secondo l’imprenditore abruzzese, il closing avverrebbe dopo l’ok del governo sul golden power, necessario perchè si tratta, appunto, di un’azienda strategica per via dei delicatissimi equilibri che si vanno a toccare negli ambiti della difesa e della sicurezza.

Il prezzo fissato per la vendita di Vitrociset è comunque attestato sui 50 milioni di euro. Il compratore, poi, dovrebbe accollarsi il maxi debito con le banche, pari a circa 57 milioni. Un’operazione, quindi, che supera abbondamtemente quota 100. Può farcela un signore fino ad oggi quasi ignoto ai mercati finanziari e non in primissima fila negli scenari economici? Boh.

Ma chi è Di Murro? E quali sigle gli orbitano intorno? Diamo uno sguardo.

Originario di Avezzano, residente a Colleferro, Di Murro politicamente viene considerato molto vicino a Silvano Moffa, ex presidente della Provincia di Roma con la casacca di centrodestra, ex sindaco di Colleferro, deputato di Alleanza Nazionale dal 2006 al 2013.

Al centro della sua piccola galassia Fg Tecnopolo Holding srl, che detiene al 51 per cento, con un capitale da 4 milioni 250 mila euro. Fg sta per Flammini Group, la sigla prima guidata dall’ex automobilista Maurizio Flammini, diventato noto anni fa perchè voleva organizzare il premio di Formula Uno a Roma. Fallita, Fg è sta incorporata nella creatura di Di Murro, il quale da pochi mesi, aprile 2017, è anche presidente di Tecnopolo srl, impegnata nella “consulenza per tecnologie dell’informatica”. I soci della Holding, comunque, sono Di Murro con la maggioranza delle azioni, poi Virtual Consulting e lo stesso Flammini con il 24,5 per cento a testa.

E’ appena fallita – marzo 2017 – anche la bolzanina Mediacom Digital Evolution srl, attiva nel commercio di elettrodomestici e di apprecchiature per la comunicazione.

Inattiva, invece, la fiorentina Crotim, di cui lo stesso Di Murro è presidente. E che in qualità di amministratore unico è poi in sella a Società Linea Bianca di Colleferro.

Ciliegina sulla torta, infine, a Malta, dove è acquartierata la SLV Fg Tecnopolo Ltd, il cui 49 per cento delle azioni fa capo alla Holding. Ma a chi farà mai capo il restante 51 per cento?

Mistero nel mistero. Come capita spesso nella vicende maltesi. Storie, anche queste, che hanno fatto capolino nelle ultime settimane.

Verranno chiariti i gialli prima che il governo decida cosa fare della golden share e del destino della strategica Vitrociset?

Un commento su “GIALLO VITROCISET / TRA LE SCATOLE CINESI NE SPUNTA UNA A MALTA”

  1. roberto ha detto:

    Quindi Vitrociset di preciso cosa ha???tutti i segretiitaliani???anche alcuni non svelati???
    e i famosi fratelli Occhinero???spiavano anche Vitrociset che voi sappiate????

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