PEDEMONTANA LOMBARDA / SI AVVICINA IL CRAC, MARONI BATTE CASSA

Quella Pedemontana s’ha da fare. Costi quel che costi, l’arteria stradale più cara d’Europa e sull’orlo del crac va completata. Parola di Roberto Maroni, presidente della giunta regionale della Lombardia, che in occasione del taglio di nastro per un’altra tratta, quella che collega la chiacchierata Brebemi (Brescia-Bergamo-Milano) con la A4, ha trovato il modo per tornare su una patata che più bollente non si può e relativa alla Pedemontana Lombarda.

Ecco le sue solenni parole: “Costa più non concluderla che costruirla”. Le stesse parole pronuciate  settimane fa dall’ex presidente della Pedemontana per oltre un anno, e fino a gennaio 2017, Antonio Di Pietro.

Fu proprio Di Pietro, in qualità di ministro per le Infrastrutture nel governo Prodi del 2007, a voler fortissimamente quell’arteria. E proprio per quella paternità Maroni lo ha voluto tre anni fa sulla poltrona di numero uno, dove ha prestato il suo prezioso lavoro “da volontario, come quando facevo il militare”, ha colorito il fondatore-affondatore di Italia dei Valori. Sì, perchè il compenso (circa 200 milioni di euro) sempre caldeggiato dall’amico Maroni gli è stato regolarmente negato dalla maggioranza dei consiglieri della Regione.

Il governatore della Lombardia Roberto Maroni. In alto Di Pietro e sulla sfondo la Pedemontana

Il governatore della Lombardia Roberto Maroni. In alto Di Pietro e sulla sfondo la Pedemontana

Comunque l’ex pm di punta del pool di Milano ha trovato il modo di firmare un bilancio che scotta, quello targato Pedemontana del 2016. E oggi sotto i riflettori della sezione fallimentare del tribunale di Milano.

Una perizia disposta dai giudici ha già scritto parole di fuoco: si tratta di una società decotta, non più in grado di fronteggiare la massa dei debiti accumulati. E quel bilancio presenta molti lati oscuri.

L’unico salvagente, a questo punto, è un massiccio intervento della Stato, invocato da Maroni che afferma: “Per l’udienza sono fiducioso che il fallimento non ci sarà. Se così fosse, siamo pronti a chiedere subito al governo la firma di un secondo atto aggiuntivo, che è propedeutico agli investimenti necessari per completare l’arteria”.

In soldoni, un’altra maxi tranche di fondi pubblici. Il miliardo e 200 milioni di euro fino ad oggi già concessi dall’esecutivo sono stati tutti spesi per finire il tratto già aperto fino alle porte della Brianza. Per cui attualmente i rubinetti sono a secco e la fallimentare bussa alle porte.

La sentenza finale verrà pronunciata nell’udienza fissata per il 4 dicembre.

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