GIALLO MONTE DEI PASCHI DI SIENA / BANKITALIA SAPEVA ED HA NASCOSTO: ECCO LE PROVE

La Banca d’Italia sapeva ma ha fatto finta di niente. Era a piena conoscenza delle operazioni super rischiose, e finite male, del Monte dei Paschi di Siena e ha chiuso gli occhi. Mentre Ignazio Visco è stato trionfalmente riconfermato ai vertici del nostro istituto di controllo e davanti alla commissione appena istituita sui crac bancari – presieduta dall’inossidabile Pierferdinando Casini – va in onda la sceneggiata delle prime testimonianze degli uomini della Vigilanza, ecco che in contemporanea nei tribunali di Milano e Firenze si cominciano a scoprire gli altarini sulle manovre più che opache targata Bankitalia, tutta dentro quei crac dei quali a pagare il conto sono soltanto i risparmiatori. Non basta: perchè l’istituto guidato da Visco ha addirittura la faccia di bronzo di costituirsi parte civile. Ai confini della realtà.

Ma andiamo con ordine. E partiamo dalle fresche audizioni di palazzo San Macuto. Il 2 novembre ha parlato Carmelo Barbagallo, il dirigente di Bankitalia che guida gli ispettori del dipartimento di vigilanza, il capo degli 007 che dovrebbero vigilare sulla correttezza e trasparenza – sic – dei comportamenti dei vertici bancari.

TESTIMONIANZE CHAMPAGNE A SAN MACUTO 

Una testimonianza champagne. Tutta colpa di qualcuno e di alcune banche, ma il comportamento dell’Istituto di via Nazionale è stato sempre splendido e rigoroso. Mancano solo i tric trac. Prendiamo il caso delle banche venete. Secondo Barbagallo gli ispettori di Bankitalia hanno fatto in pieno il loro dovere, scoprendo le criticità a tempo dovuto. Tutta colpa, quindi, di alcuni amministratori infedeli, che “hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla vigilanza di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste”. Neanche un alunno delle elementari berrebbe questa argomentazione: staremo a vedere cosa faranno Casini & C.

Giuseppe Mussari. In alto Ignazio Visco

Giuseppe Mussari. In alto Ignazio Visco

Risibile anche la verbalizzazione del direttore generale della Consob, Angelo Apponi, secondo il quale – riporta il Corriere della Sera – “è emerso un ecosistema volto ad occultare in maniera sistematica informazioni al mercato e alle autorità”. Ecosistema? Siamo al green bancario? E poi: ma che ci stanno a fare le autorità di controllo come Bankitalia e Consob? Non sono in vita per scoprire le magagne? O aspettano che siano i controllati a fornir loro le prove?

Passiamo ai due tribunali, quelli di Milano e Firenze dove si stanno celebrando due importanti processi che vedono al centro le acrobazie finanziarie del Monte dei Paschi.

ECCO PERCHE’ BANKITALIA SAPEVA

Milano. E’ in corso il processo di primo grado a carico dell’ex presidente Giuseppe Mussari e del direttore generale Antonio Vigni, nonché contro i vertici della tedesca Deutsche Bank e della giapponese Nomura per i due prodotti tossici, Santorini ed Alexandria, somministrati da Monte dei Paschi ai risparmiatori tra il 2006 e il 2011. Pesanti le accuse: aggiotaggio, falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza.

In udienza il colpo di scena. Il legale di Deustche Bank, Giuseppe Iannaccone, esibisce un documento fino ad oggi mai apparso tra le carte processuali, una autentica novità: si tratta di un documento siglato da Bankitalia e datato 17 settembre 2010, dal quale emerge che la Vigilanza sapeva bene che l’acquisto di BTP per circa 2 miliardi di euro era uno “specchio” della ristrutturazione del contratto Santorini, ossia dell’operazione costata poi lacrime e sangue ai risparmiatori, il maxi investimento sbagliato. In tal modo venivano artificialmente coperte le perdite, spalmandole su un periodo lunghissimo, fino al 2031.

Fondamentale anche la testimonianza successiva, quella di un ispettore di Bankitalia, Mauro Parascandolo, il quale non ha potuto che confermare quanto sostenuto da Iannaccone: sì, Bankitalia era a conoscenza del contratto-suicidia, ma non ha alzato un dito.

Tutte le circostanze trovano una conferma autorevole via Bloomberg.

E proprio Bloomberg News, in un ampio reportage, 4 anni e mezzo fa aveva anticipato quanto poi sarebbe successo. Ecco cosa veniva riportato il 18 gennaio 2013: “Bloomberg News ha pubblicato la notizia per cui la banca italiana Monte dei Paschi di Siena avrebbe nascosto perdite per 367 milioni, grazie ad un prestito ottenuto dalla Deutsche Bank per 1,5 miliardi. L’agenzia finanziaria americana cita un documento di 70 pagine che comproverebbe tale operazione. Stando a quanto riportato, i guai di MpS iniziarono con la gestione di Giuseppe Mussari nel 2008 quando la terza banca italiana acquisì Antonveneta ad un valore doppio di quello di mercato. Il risultato fu un crollo del titolo del 49 per cento e dei profitti del 47 per cento”.

Continuava il report: “Nello stesso anno la banca avrebbe riportato perdite per 367 milioni di euro, a causa di una quota sottoscritta in Intesa San Paolo e relativa a un contratto con Deutsche Bank. Con lo scoppio della crisi finanziaria, le azioni di Intesa crollarono del 50 per cento ma MpS non iscrisse tale minusvalenza a bilancio, preferendo rimpiazzarla con la cosiddetta ‘Operazione Santorini‘, dal nome della famosa isola vulcanica greca. L’operazione era stata già effettuata nel 2006, ma solo nel 2008 vengono aperti due contratti swap sui tassi di interesse, di cui uno avrebbe avuto esito positivo per Deutsche Bank e uno per MpS. Pare che i tedeschi incassarono subito 60 milioni per un contratto a scadenza nel 2018, mentre l’istituto italiano avrebbe prestato una garanzia contro la svalutazione dei titoli di stato italiani ceduti ai tedeschi per 1,5 miliardi. Una scommessa persa – è l’amara conclusione – dato che nel 2007 l’operazione avrebbe già comportato perdite per 87 milioni, a cui si aggiunsero 62 milioni nel 2008 e ben 224,4 milioni alla chiusura del contratto nel 2009”.

Tutto ciò è stato riportato da Bloomberg News più di 4 anni e mezzo fa, gennaio 2013.

BANKITALIA CONOSCEVA BENE QUEL CONTRATTO KILLER

La sede della Banca d'Italia a Via Nazionale

La sede della Banca d’Italia a Via Nazionale

Passiamo al processo di Firenze, stavolta in appello, dopo la condanna di primo grado a 3 anni e mezzo inflitta agli stessi Mussari e Vigni, oltre che all’ex capo area Mps Gianluca Baldassarri. Stavolta al centro dell’intrigo è un altro contratto, Alexandria.

Incredibile ma vero, in questo processo la Banca d’Italia – ben a conoscenza dei fatti, come si è visto nel giallo Santorini – ha avuto il coraggio di costituirsi parte civile!

Il capo d’accusa principale, stavolta, è proprio di “ostacolo alla Vigilanza”, per “aver occultato il mandate agreement”.

Secondo i legali degli imputati, invece, Bankitalia aveva tutti gli elementi per conoscere la struttura del derivato creato con la giapponese Nomura. E fanno di più: sostengono che gli ispettori della Vigilanza di via Nazionale “videro il deed of amendment”, ossia il documento che rendeva operativi gli accordi tra Monte dei Paschi e Nomura contenuti nel cosiddetto “mandate”.

Durissimo il commento dell’avvocato Tullio Padovani, che difende Mussari: “E’ il processo più schifoso degli ultimi 50 anni, un processo che fa raccapriccio”. E nel merito osserva: “Due ispezioni della Banca d’Italia nel 2012 non avevano rilevato alcun problema. La Banca d’Italia si è sentita come il medico che visita il paziente, lo trova in difficoltà ma niente di più e poco dopo il paziente crolla”.

Dettaglia Franca Selvatici: “Al centro del processo vi è il presunto occultamento del ‘mandate agreement‘, contratto che, secondo l’accusa, era essenziale per capire la ratio di una colossale operazione realizzata nel 2009 con la giappanoese Nomura. Il ‘mandate’, conservato in una cassaforte e ritrovato solo il 10 ottobre 2012, collegava la ristrutturazione del derivato Alexandria, che in seguito alla crisi dei mutui subprime aveva generato perdite per Mps per 220 milioni di euro, alla operazione di acquisto di BTP a scadenza 2034. Secondo le accuse, Nomura si sarebbe accollata – o avrebbe finto di accollarsi – le perdite di Alexandria e in cambio Mps avrebbe messo a garanzia dell’operazione l’acquisto di 3 miliardi di BTP, finanziato da Nomura, in modo tale da spalmare le perdite generate da Alexandria nei successivi 25 anni. Il tutto ha avuto un esito disastroso per Mps, con perdite ulteriori di circa 300 milioni di euro”.

libro LannuttiCosì conclude: “Banca d’Italia è parte civile. Ma i difensori degli imputati sostengono che gli ispettori della Vigilanza avevano a disposizione tutti gli elementi che consentivano di collegare le due operazioni – ristrutturazione di Alexandria e acquisto di BTP – , in particolare il ‘Deed of amendment’, che definiscono l’atto esecutivo, mentre il ‘mandate’ era solo l’atto preparatorio”.

Intanto sta per uscire – data fissata il 9 novembre – un libro che farà tremare parecchi palazzi finanziari, e non solo. Si tratta di “morte dei Paschi”, scritto da Elio Lannutti, lo storico fondatore, animatore e ora presidente onorario di Adusbef, la sigla a tutela dei risparmiatori, e dal giornalista d’inchiesta Franco Fracassi.

Al centro degli intrighi, il Monte dei Paschi di Siena: dal caso David Rossi, il responsabile della comunicazione volato giù – stile Pinelli – dal quarto piano di palazzo Salimbeni, a Siena, ad altri gialli, sempre ambientati tra le ovattate stanze del potere.

Ne vedremo – e leggeremo – delle belle.

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