STADIO A TOR DI VALLE / ADESSO LA STORIA DEL PONTE

Tutto ritace sulla stadio di Tor di Valle a Roma. A quanto pare ora la partita si gioca su un’opera infrastrutturale ritenuta necessaria, altrimenti sarebbe praticamente impossibile raggiungere il nuovo impianto.

Ossia un ponte sul Tevere, vitale per evitare, come sostengono alcuni, “l’autoimplosione domenicale del triangolo via Ostiense, GRA, autostrada di Fiumicino”.

Ma gli ambientalisti non ci stanno. Ecco cosa ne pensa il presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano: “Abbiamo presentato un nuovo ricorso perchè siamo totalmente contrari a questa operazione che investe l’ansa del Tevere a Tor di Valle, che andrebbe considerata non un luogo di discarica e malaffare, bensì una ricchezza strepitosa se utilizzata per il godimento di un parco fluviale da parte dei cittadini romani”.

Il pallino ora sta in mano alla solita Conferenza dei Servizi, che dovrà decidere nei prossimi mesi.

Ma intanto la Roma calcio scalpita: “se non si fa lo stadio nuovo gli americani se ne vanno e vendono la squadra”, è il ritornello che circola nella tifoseria.

E sono ancora di più i mattonari del caso, la dinasty dei Parnasi, a scalpitare. Osserva un immobiliarista: “dopo il fallimento della storica sigla di casa qualche mese fa, Parsitalia, ora la famiglia punta le sue chance di risalita sull’occasione Tor di Valle, un business dove possono ricominciare a fare utili a palate”.

Intanto Unicredit da un lato sta rientrando nelle esposizioni arcimilionarie con i Parnasi – circa 800 milioni di euro – e dall’altro osserva con attenzione il progetto Tor di Valle.

Come sul chi va là c’è Idea Fimit, il fondo che dovrebbe accompagnare quell’appalto arcimilionario. Del resto proprio a Capodanno 2016 venne firmato un protocollo d’intesa fra tutti gli interlocutori in campo, compreso il Comune guidato da Virginia Raggi.

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