BAGNOLI / IN FASE FINALE IL PROCESSO SULLA BONIFICA TAROCCATA 

Ad una svolta finale il processo in corso alla sesta sezione penale del tribunale di Napoli, presieduta da Sergio Aliperti, sulla bonifica taroccata di Bagnoli. E’ cominciata la requisitoria del pm, Stefania Buda, la sentenza è prevista per fine anno.

Pesantissimi i capi d’imputazione: disastro ambientale, favoreggiamento e truffa ai danni dello Stato. Sul banco degli imputati dirigenti e funzionari di peso della ex partecipata del comune di Napoli BagnoliFutura, finita tre anni fa in crac.

Una bonifica costata oltre 100 milioni di euro ma, secondo l’accusa, fasulla. Addirittura in grado di provocare un peggioramento nelle condizioni ambientali. Anche per via dello sversamento nei terreni ex Italsider ed ex Eternit di rifiuti tossici e pericolosi.

Per la serie: non solo non bonifico, ma inquino ancora di più.

Milioni, comunque, serviti a pagare fior di stipendi e consulenze agli amici.

Il pm nell’udienza del 2 ottobre ha parlato di “ennesimo spreco di danaro pubblico per superare criticità della omessa bonifica”.

Le perizie fino ad oggi condotte hanno portato a risultati del tutto opposti. Per questo il tribunale ha chiesto una super perizia, affidata al geologo milanese Claudio Galli. Attesa a brevissimo.

Nel mix di errori, orrori ed omissioni, tra le altre, varianti di progetto, cambi di destinazione d’uso, congruità dei prezzi.

Da tener presente che le aree a ridosso dello splendido isolotto di Nisida sono state sequestrate 4 anni fa, nel 2013, e che il governo Renzi ha poi nominato un commissario, Salvatore Nastasi.

Aree quindi sempre inquinate, mai bonificate, dopo un quarto di secolo dall’inizio della questione Bagnoli. Un vero scempio.

Come del resto rimane al suo destino il mare che circonda Nisida, la spiaggia di Coroglio e quella di Trentaremi, dove nel corso degli anni è colato amianto a iosa, depositato trent’anni fa sul costone di Posillipo da camion targati Eternit.

Racconta un abitante della zona: “E’ una situazione allucinante. L’area di Coroglio è del tutto amiantizzata, e nessuno se ne frega. Lungo via Posillipo c’è un enorme deposito dell’azienda dei trasporti da anni abbandonato a se stesso e zeppo di amianto: e nessuno muove un dito. In una spiaggetta a pochi metri dallo storico palazzo Donn’Anna sono state trovate due piccole barre di amianto e l’accesso a quella spiaggetta è stato interdetto. Ma vi pare mai possibile che il Comune e le altre autorità preposte vedono la pagliuzza e non vedono le travi gigantesche e pericolosissime per la salute pubblica sotto i loro occhi? Omissioni, complicità o che?”.

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