REGIONI / TRA DIFENSORI CIVICI E PER L’INFANZIA E’ SEMPRE PIU’ CAOS

Continua la bagarre sul fronte dei “Difensori Civici”, dalla Lombardia alla Campania.

Fresco d’insediamento il Difensore che si è acquartierato presso il Consiglio regionale lumbard, Carlo Lio, un signor nessuno che nel suo curriculum presenta in prima fila un diploma di “licenzia media”: letterale, i di troppo compresa.

Stanno fioccando i ricorsi, e intanto sia la Giunta che il Consiglio si sono incredibilmente costituiti in giudizio in difesa del neo eletto. Eletto senza che nessuna valutazione dei curricula né tanto meno alcuna comparazione – come invece previsto espressamente dalla legge – sia stata effettuata. Ai confini della realtà.

Non vanno meglio le cose in Campania, dove si registra un’altra fresca investitura, quella di tale Francesco Eriberto D’Ippolito, ineleggibile.

Da un lato perchè è stato membro del Corecom, l’organismo di controllo delle televisioni private regionali, il che crea incompatibilità. E dall’altro perchè la fondazione “Francesco De Martino” da lui diretta ha già ricevuto finanziamenti regionali, il che lo rende addirittura incandidabile.

Rosa D'Amelio

Rosa D’Amelio

Eppure si è allegramente insediato, con l’investitura ufficializzata dal presidente del consiglio regionale, la Pd Rosetta D’Amelio, che – secondo una sentenza della Corte dei Conti – pagava la sua domestica con i soldi della Regione.

Ma non è finita. Perchè l’ultima infornata di nomine in Campania ha visto un’altra elezione: quella del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza. E anche stavolta è successo come per la scelta del Difensore civico. Tutte le richieste – tranne tre manifestamente infondate – sono state ammesse, senza che venisse effettuata alcuna minima selezione per valutare i curricula e soprattuttto senza effettuare alcuna comparazione tra i curricula stessi. In barba alla legge regionale e ai provvedimenti emanati dal Consiglio di Stato che obbligano a prassi del tutto differenti.

Nel caso del Garante per l’Infanzia della Campania, sono state presentate 26 candidature, tre subito escluse e le altre 23 mandate alla sbaraglio del voto in Consiglio, che di tutta evidenza segue criteri di lottizzazione politica e non di valutazione del merito.

Scrive in un esposto chi ha già denunciato la vicenda: “in data 27 luglio la prima commissione consiliare si è limitata a dichiarare ammissibili e inammissibili i candidati come indicati dagli Uffici, senza valutare il possesso dei requisti di esperienza e professionalità richiesti e soprattutto evitando ogni comparazione”.

Al contrario, la stessa legge regionale prevede che “la commissione consiliare competente, nell’esprimere il parere previsto dalla legge, valuterà prioritariamente i requisiti di professionalità e competenza”: circostanza del tutto disattesa.

Così come se ne sono altamente fottuti di quanto ha stabilito una sentenza della quinta sezione del  Consiglio di Stato, la numero 4718 del 2016, secondo cui “le nomine a pubblici incarichi della Regione Campania devono essere effettuate con riferimento ai requisiti di competenta, esperienza e professionalità dei candidati prescelti in relazioni ai fini e agli indirizzi da perseguire negli Enti”.

Anche stavolta, lorsignori della Regione hanno risposto chissenefrega.

Come Garante per l’Infanzia, quindi, il 12 settembre è stata eletta, con 27 voti, maggioranza quasi bulgara, Anna Bifulco, che si era presentata alle regionali del 2015 con la lista “Campania libera” ispirata dal governatore Vincenzo De Luca. Ma era stata bocciata dagli elettori.

Adesso una poltrona anche per lei. Che nel curriculum vanta la creazione, nell’area di Giugliano, a un tiro di schioppo dalla Terra dei Fuochi, della cooperativa sociale “I congiunti”. E di avere 9 figli. Ottimo e abbondante, direbbe qualcuno.

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