Io corrompo, tu corrompi. Voi corrompete

Non consola, ma almeno siamo in “buona” compagnia, in tema di corruzione e mala politica. Anni fa un ministro del governo venezuelano se la svignò dal Paese con un tesoro di miliardi, destinati a rinnovare l’intero parco di fatiscenti mezzi del trasporto pubblico. Il Venezuela è tra ai primi Paesi petroliferi del mondo e contemporaneamente uno dei più vicini al fallimento per pessima amministrazione delle risorse e ruberie istituzionali. Ora è allo sfascio, corresponsabile il dittatore Maduro. Per i suoi vicini del Brasile non va meglio. La cronaca di questi giorni si occupa dell’ex ministro Geddel Vieira Lima, che (arrestato) non ce l’ha fatta a sparire con sedici milioni dollari nascosti nel bagaglio, in voluminose mazzette. E mister Trump? Dirotta nei suoi hotel di lusso le delegazioni straniere: Più conflitto d’interessi di così… E lo sdoppiamento di Berlusconi, al governo e proprietario di un impero televisivo? Tutto il mondo è Paese. Anche se per dimensione di molto inferiore, ma non meno significativo, si sgonfierebbe lo scandalo di molte delle tangenti incassate dai nostri politici. O meglio, è quanto vorrebbe far credere chi prova ad assolvere i nostri corrotti.

Altro che, siamo in piena campagna elettorale. Il governo esalta la buona salute economica, il valore ridimensionato dello spread, il bilancio positivo import-export, il promettente ridimensionamento della disoccupazione, il placet dell’Europa alla politica italiana di accoglienza dei profughi e di contenimento dei flussi migratori con la collaborazione della Libia. L’insieme della destra smentisce tutto, definisce irrisori i benefici apportati all’economia dalla maggioranza di governo e gli imputa il decennale permissivismo che ha favorito l’invasione di migranti nel nostro Paese. Dissidenti interni ed esterni mandano sul banco degli imputati il Pd di Renzi, reo di sterzate a destra che snaturano la storia della sinistra storica, la Lega pesca consensi scissionistici e demagogici nel calderone di razzismo, omofobia, neofascismo e velleità autarchica. L’inconsistenza clamorosa dei 5Stelle si alimenta del populismo degli scontenti e osa sostenere la candidatura dello sprovveduto yuppie Di Maio alla Presidenza del Consiglio, avverata anche dal collega Fico. Arrancano le sindache di Roma e Torino, la prima suscettibile di attenzione della magistratura, non va meglio al collega livornese, nessuno ha dimenticato le truffe delle tessere false in Sicilia e a Bologna ed è chiara a tutti la falsa, sbandierata democrazia che deflagra con l’espulsione di iscritti scomodi. Monta nel Paese il rigurgito fascista, apertamente apologetico a dispetto della Costituzione. A troppi episodi, impuniti, si somma la follia mussoliniana di una marcia su Roma annunciata da Forza Nuova in coincidenza con il famigerato precedente del 1922.

In una parola? E’ caos. Sul ring della politica maggioranza e minoranze della sinistra confliggono senza esclusione di colpi e si smembrano con scissioni, lotte interne, dichiarazioni di guerra. A destra è in atto un duello a colpi di pistola con alzo zero tra Forza Italia (Berlusconi aspetta il giudizio della Corte Europea sulla sua eleggibilità), Lega e destra Meloni-La Russa con le sue appendici estremiste. In casa 5Stelle si finge unità di intenti per offuscare lotte intestine, tessere false, svarioni di sindaci improvvisati, i più importanti di Roma e Torino e falsa democrazia che deflagra con l’espulsione di iscritti scomodi.

In tutto questo la ricostruzione nelle zone terremotate è in colpevole ritardo, leggi di importanza sociale (ius soli) si arenano nel pantano delle inadempienze, l’antidoto contro le devastazioni procurate dalle variazioni climatiche è in alto mare. La ministra della pubblica istruzione si attribuisce il merito di coerenza un atto di presunto anticonformismo e autorizza l’uso in classe degli smartphone che completeranno il danno alle facoltà cognitive degli studenti. Intanto, sono decine di migliaia le scuole con problemi di abitabilità e mancano responsabili di istituto, centinaia, forse migliaia di insegnanti di sostegno. Di che lamentarsi se le nuove generazioni di italiani leggono il loro futuro oltre i confini del Paese…

Che dire, siamo alle solite. Il Napoli, cioè la squadra che rappresenta la città, è palesemente incompatibile con la linea editoriale delle pagine sportive di “Repubblica”. Detto di ripetute occasioni per l’accertata discriminazione che opera nei confronti della squadra azzurra, relegata ai margini delle cronache anche quando meriterebbe l’apertura e titoli a piena pagina, l’edizione odierna supera ogni limite. Alla trasferta dei partenopei in Ucraina, per importanti preliminari di champions league, riserva un basso pagina nella terza della sezione calcio e per tre quarti dello striminzito articolo si diletta a disquisire sulla scala valori dei tecnici europei con riferimento a Sarri. Sul match neppure una parola. Non è il peggio. L’articolo, come è prassi del giornale, dovrebbero essere accompagnato dal tabellino delle probabili formazioni, ma la Repubblica o l’ha dimenticato o ha giudicato irrilevante farle conoscere. Quousque tandem abutere, Repubblica, patientia nostra? Fino a quando abuserai della nostra pazienza?

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