IL RACCONTO DELLA DOMENICA – IO COMUNISTA

io comunista copLe pagine di “Io comunista” sono datate. Pensate e scritte nel lontano 1990, quando l’involuzione del Pci era pronosticata da pochi, avvertita con forte e motivato timore di anticipare la progressiva perdita della sua storica identità e i fondamentali del comunismo. Riproporre le riflessioni di quasi trent’anni fa in pieno caos della sinistra, divisa e in stato di confusione politica crescente, mi sembra un contributo, per quanto modesto, all’auspicabile rinsavimento delle fazioni del Pd che si contrappongono con animosità e motivazioni improprie, per giochi di potere personali, estranei alle emergenze del Paese e non meno alla storia della sinistra.

Come dicono gli storici correva l’anno 1990 e questo “Io comunista” non ebbe alcun successo tra i compagni “organici”, di quelli proiettati verso gli inediti lidi del migliorismo che avrebbe pescato nella sua rete anime desolate, vedove dell’appartenenza alla prima Repubblica. Non immaginavo di aver messo a fuoco con tanto anticipo quanto sarebbe accaduto di lì al renzismo, per sintesi indicato nel progetto di Partito della Nazione che per il momento accoglie, in quel che resta della sinistra storica, legioni un tempo osteggiate perché agli antipodi e dunque alfaniani, vediniani e pecore smarrite di un Parlamento che assiste impavido a trecento e più “onorevoli” eletti con il partito X e approdati alla compagine ’Y. Di qui l’idea di riproporre le riflessioni generate nel ’90 dalla delusione per i colpi demolitori agli ideali del comunismo. 

 

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