Torino e la sindaca. Colpa tua, colpa sua. Mia? No

Nascerà mai un professionista della politica che commesso un errore con gravi conseguenze sugli amministrati se ne assuma la responsabilità? L’opposto di questa norma di elementare etica istituzionale è il ricorso allo scaricabarile. La colpa è sempre di altri e innesca un intreccio inestricabile con finale nel nulla di fatto. E’ la storia di un Paese, che stufo di facce e comportamenti dei soliti noti, di gente che da decenni occupa senza costrutto gli scanni del Parlamento, vive il miraggio del populismo a cinquestelle, le suggestioni di proclami facili da enunciare, falliti sistematicamente nei fatti. Impresentabili gli amministratori delle poche realtà a guida del movimento (il caso Raggi è il paradigma dell’insipienza), fino a sabato osanna per la sindaca di Torino, grazie al proficuo e costruttivo governo che l’ha preceduta.

Anche per lei i nodi sono finiti nei denti del pettine. E’ trascorso un anno dall’elezione e dalle periferie degradate della città si levano le proteste per le promesse di intervento pre-elettorali smentite da inerzia prolungata. Poi il disastro di piazza della piazza San Carlo concessa al tifo calcistico, probabilmente con la speranza di acquisire consensi, in caso di vittoria della Juventus, perché data per certa dalla critica sportiva e dallo staff della società, Allegri su tutti. E’ andata come tutto il mondo ha potuto osservare stupito e sono punti fermi del disastro (oltre 1.5000 feriti) la scelta infelice di saturare la piazza, di lasciare mano libera agli ambulanti per la vendita di bibite in bottiglie di vetro, di non prevedere vie di fuga praticabili. Poteva essere una strage: il panico collettivo non l’ha provocato perché San Carlo deve aver giudicato già gravissimo l’accaduto.

In margine alla solita prassi assolutoria del “comico genovese”, due corollari dell’inattendibilità pentastellata. Un senatore del movimento, tale Alberto Airola ha azzardato l’aggettivo “farlocchi” per definire i 1500 feriti, e definito complotto il catastrofismo, per diffamare l’Appendino. Ha improvvidamente aggiunto di aver notato nel pomeriggio i venditori ambulanti di bibite in bottiglia e di aver avvertito i vigili urbani senza riscontro. Non si ò chiesto da chi dipendono i vigili urbani.

Chiara Appendino, chiusa in un tetro silenzio tombale, rotto solo da una dichiarazione auto assolutoria, ha provato a scaricare la responsabilità dell’accaduto alla Questura, alla Prefettura, all’ente turistico (e da chi dipende?) e chiarito che la delega alla sicurezza passerà all’assessorato allo sport, ma l’opposizione le chiede come l’ha gestita nella circostanza. Il Pd, a proposito del senatore Airola commenta che come nel gioco degli scacchi, il “comico genovese” abbia sacrificato la torre (appunto Airola) per salvare l’Appendino. Il vescovo di Torino non è meno esplicito. Nel suo monito sottolinea lo scaricabarile dei politici.

La risposta all’inadeguatezza istituzionale che sta a monte del disastro di piazza San Carlo arrivata da Napoli, che nella piazza del Plebiscito ha ospitato nel massimo dell’ordine e della sicurezza il concerto di Battiato. Allora si può.

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