Proprio “buona” l’uscita dell’Ad; nove milioni e rotti

Esagerato, abnorme, illegittimo, eccessivo? Non sono aggettivi impropri se affiancati al nome del signor Mauro Moretti, corteggiato manager che esule dalla “Leonardo Finmeccanica” riceve un’indennità “compensatoria” di nove, virgola ventisei milioni di euro e, forse deluso per intascare solo 18 miliardi delle rimpiante lire, ottiene anche competenze di fine rapporto, più 180mila euro per “rinunce effettuate all’atto della risoluzione del rapporto” Per chi non lo ricordasse, il signor Moretti è stato condannato in primo grado a sette anni di reclusione per la strage di Viareggio, in qualità di amministratore delegato delle Ferrovie di Stato.  Il tesoro della “buon’uscita” entrerà rapidamente in suo possesso entro 40 giorni dalla fine del mandato Leonardo. Di allucinante c’è l’osceno corteggiamento della politica a questo acchiappasoldi in predicato, per il momento ipotesi sospesa, di tornare in sella per importanti mega aziende pubbliche. Silenzio tombale della politica, con l’inclusione quantomeno sospetta dei 5Stelle e poche righe sul quotidiano la Repubblica, abituale fustigatore delle storture all’italiana. Un calcolo facile, ma aritmeticamente laborioso,  dice che un metalmeccanico a 1.250 euro mensili impiega 45 anni per guadagnare  circa sessantamila euro e le calcolatrici tascabili non sono adeguate per calcolare quanti secoli dovrebbe lavorare un metalmeccanico per guardare seppure da distanze abissali i 18 miliardi che in un colpo intasca Moretti, da sommare ai precedenti sontuosi compensi. A proposito in che posizione si trova nella lista dei contribuenti?

In ambito di amenità del paese di Pulcinella (leggi Italia), fresca, fresca arriva dalla Puglia  la storia di rapporti venali tra aspiranti lavoratori e sindacato Fismic (sigla da annotare con diligenza). Succede che genitori in ansia per il futuro del figlio senza lavoro, sono informati della possibilità di sistemarlo grazie alla mediazione di un sindacalista della Fca di Melfi (Fiat). La trattativa ha regole consolidate: 5000 euro per entrare in fabbrica. Il giovane disoccupato effettivamente ottiene il posto di lavoro, ma pochi giorni prima della scadenza del periodo di prova l’azienda lo licenzia e i genitori denunciano il sindacalista per truffa. L’esito giudiziario dà loro torto. I giudici decretano legittima “l’intermediazione” perché i querelanti ne erano al corrente. A protestare   contro i posti di lavoro al prezzo di 5mila euro è il Vescovo di Melfi (sede della Fca), il contrattacco è  firmato dal sindacato Fismic (“Non sparate nel mucchio”). La sordida vicenda è solo una questione di etica calpestata? Ma davvero non ci sono gli estremi dell’illecito?

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