MAGNATI & UMANITARI / I VIP DE NOATRI E LA LISTA AMERICANA

Non solo George Soros tra i miliardari-filantropi. Gli Stati Uniti, of course, sono in prima linea, del resto perfettamente rappresentati dai due ex presidenti, Bill Clinton e Barack Obama, a bordo delle due Foundation. Quest’ultimo ha appena tenuto a battesimo la sua corazzata all’ombra della Madunina, dove ha incontrato a cena il fior fiore dell’imprenditoria, a sua volta tanto umanitaria, del Belpaese, gustando gnocchetti al tartufo nero e spallina di vitello al Porto bianco.

Negli States, come al solito, vanno al massimo. E hanno fondato, una dozzina d’anni fa, una association che man mano è cresciuta nel tempo, fino ad annoverare ben 140 Paperoni toccati nel cuore e capaci di dividere fino al 50 per cento dei loro profitti per il bene dell’umanità.

La stella si chiama “The Giving Pledge” e in questo periodo ha messo da parte un bel gruzzoletto: 731 miliardi e rotti di dollari, quanto basta per comprarsi le economie in terra d’Africa, per inghiottire un intero continente.

LE LUNGHE NOTTI DI BILL & MELINDA

Bill e Melinda Gates. In apertura Barack Obama durante la sua visita a Milano

Bill e Melinda Gates. In apertura Barack Obama durante la sua visita a Milano

L’idea è venuta a Bill e Melinda Gates, in vetta alla hit mondiale, che stanchi di contare i dollari nelle notti insonni, hanno letteralmente deciso a letto – come del resto fanno nella gran parte delle opzioni strategiche per il loro impero – che una vita ‘spesa’ così era ormai inutile e occorreva dare di più.

Un po’ – stile prettamente yankee – quel che hanno fatto Regina e Chris Catambrone, i quali dopo una crociera a Lampedusa tra fiumi di ostriche e champagne hanno pensato di cambiare rotta e vita, tuffandosi in quel mare chiamato ONG che hanno provveduto a popolare di dollari caritatevoli, di vascelli della provvidenza come MOAS, ispirati – sono soliti narrare – dalle parole di papa Francesco.

Detto fatto, nel 2010 Bill e Melinda aprono i cancelli (Gates) delle loro fortune e danno vita a The Giving Pledge, nel quale fino ad oggi hanno investito la bellezza di 77 miliardi di dollari, le loro ‘nuts’, noccioline, che dunque rappresentano il 10 per cento del carburante totale dell’associazione d’oro.

Li ha affiancati, fin dal primo momento, l’altro Paperone americano, Warren Buffett. Che è riuscito a realizzare un miracolo doppio. Da un lato ha subito finanziato la Bill & Melinda Foundation con 33 miliardi di euro – quindi un passaggio di liquidità tra filantropi – poi ha creato un altro club per super vip, capace di fare altrettanto. Quando si dice il proselitismo tra cuori dorati. Attualmente Buffett è il secondo nella hit, con 66 miliardi di dollari.

L’altro fondatore di Microsoft con Gates, Paul Allen, non può mancare all’appello, ma ha versato appena 17 miliardi e mezzo di dollari. Giusto per ricordare, se i due timonieri sono dei benefattori, la loro società è solita evadere il fisco: colossale il contenzioso con l’Unione europea per le tasse non pagate nel vecchio continente e anche in Italia.

Mark Zuckeberg

Mark Zuckeberg

Terzo nella hit – sfiora i 50 milioni – un rivale dei due, Gates e Allen, ossia il patròn di Oracle, Larry Ellison. Mentre l’altro re telematico, ma cuor di zucchero, è proprio Mark Zuckerberg, attestato a quota 37 milioni, in compagnia della consorte Priscilla Chan. Ma ha fatto il suo ingresso in società solo da poco, nel 2016. E in una toccante letterina con ogni probabilità inviata a Natale, il fondatore di Facebook ha promesso che d’ora in poi il 99 per cento dei suoi utili andranno a fini umanitari. Il top dei top, un vero ceffone morale a Bill e Melinda.

A siglare la pace un’altra iniziativa, stavolta per cambiare il mondo sotto il profilo climatico. Tre big, infatti, hanno deciso di dar vita a “Breakthrough Energy Coalition”, “un gruppo di investimento – così viene descritto – che si propone di rivoluzionare il genere umano liberandolo dal giogo delle tecnologie inquinanti”. Great, direbbero, fichissimo! I magnifici tre (& friends) sono Gates, Zuckerberg e Richard Branson, il quale dal canto suo, con la moglie Joan Branson, ha donato 5 milioni e rotti a The Giving Pledge.

Cui sono arrivati anche i 37 milioni del sindaco di New York, Michael Bloomberg, mentre l’altro re delle televisioni e fondatore della Cnn, Ted Turner, è stato tra i primi ad aderire all’idea di Bill & Melinda partorita orizzontalmente.

Non possono mancare, of course, i proprietari di hedge fund, i nuovi padroni del mondo, non solo a stelle e strisce. Ecco quindi James Simons con la sua lady, Marylin, a quota 15 milioni e mezzo. Poi Julian Robertson, con 3 e mezzo, nonché il mago del private equity David Rubinstein, attestato a quota 2 milioni e 800 mila dollari.

Nella list fa capolino un altro mago, il regista e produttore George Lucas, il padre di Star Wars, che in compagnia della sua metà, Mellody Hobson, ha deciso di donare for charity quasi 5 milioni e mezzo.

Commenta la scrittrice indiana Arundhaty Roy a proposito delle immense fortune della coppia di Microsoft: “con tutti quei soldi in un’unica stanza da letto-sala riunioni, come fanno Bill e Melinda a dormire la notte? Pur essendo una piccola percentuale, sono miliardi, e sono sufficienti a decidere le priorità del mondo, a comprare le politiche dei governi, a determinare i programmi universitari, a finanziare Ong e attivisti. Quei soldi danno il potere di plasmare il mondo come vogliono”.

Bill Clinton

Bill Clinton

E avrebbero dovuto plasmare almeno quello di Haiti i miliardi di dollari raccolti sette anni fa a palate dalla Clinton Foundation e da tutti gli altri satelliti umanitari creati da Bill e Hillary Clinton. Non sono serviti per la ricostruzione e lo sviluppo dell’isola ma a foraggiare imprese, consulenti, esperti, Ong e un ampio stuolo di friends, poi ovviamente diventati grandi elettori di Hillary.

Anche se non è bastato.

La lista completa dei miliardari filantropi americani, dalla A alla Z, la potete leggere cliccando sul link in basso, https://givingpledge.org.

 

I MILIARDARI TANTO UMANITARI DE NOATRI

Di sicuro impegnati a fondo nel sociale, dal mattino alla sera, i partecipanti alla cena obamiana.

A cominciare da Diego Della Valle, ‘O Scarparo – secondo la mitica etichetta affibbiatagli da Cesare Romiti – che pensa non solo ai suoi trenini Italo, ma come un buon pater familias alle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti e alla Cultura, visti i lavori milionari decisi per salvare il Colosseo, invece di pagar tasse sui profitti. Gli tiene certo compagnia il partner in NTV Luca Cordero di Montezemolo (il terzo è Gianni Punzo, ‘O pannazzaro del Cis e dell’Interporto di Nola), che saltate le Olimpiadi è in attesa di un’altra postazione di comando. E Marco Tronchetti Provera, che passate le bufere spionistiche di casa Telecom-Pirelli in compagnia della sua Afef  medita sui destini del mondo.

Del resto, uno degli storici amici di Emergency è il suo ex presidente all’Inter, Massimo Moratti. Lontani i tempi delle morti bianche (bianche?) negli impianti petroliferi della sua Saras in Sardegna. Per mettersi il cuore in pace basta e avanza l’amicizia con Gino Strada. E tanti barili di umanità.

Diego Della Valle

Diego Della Valle

Come basta certo a Marco De Benedetti, figlio del patròn di Espresso e Repubblica Carlo De Benedetti, la partecipazione al board di ‘Save The Children’ per non pensare più a qualche grattacapo giudiziario di famiglia. Come la condanna inflitta in primo grado proprio al padre e ad alcuni dirigenti per le morti d’amianto a casa Olivetti. Scordammoce ‘o passato dei padri, pensiamo al futuro dei bimbi.

Chi deve scordarlo molto, ‘o passato, sono i fratelli Marcucci, che tra una comparsata parlamentare di Andrea, il senatore super renziano decollato con Sua Sanità Franco De Lorenzo nel 1991, e l’altra della sorella Marilina (coeditrice dell’Unità nel 2000) al festival di Viareggio, sono alle prese con una rogna come il processo per la strage del sangue infetto cominciato un anno fa a Napoli, sentenza prevista per fine anno. Loro se la godono, alla sbarra alcuni ex dirigenti del gruppo Marcucci e l’ex re mida della sanità Duilio Poggiolini.

Marco De Benedetti

Marco De Benedetti

Tutta brevetti & donazioni anche lady Bracco, primadonna – e di gran peso – all’Expo di Milano, responsabile del Padiglione Italia, vertice confindustriale e a capo di un impero in pillole. E’ sotto processo a Milano, Diana Bracco, per le evasioni fiscali di alcune sigle del suo gruppo e per aver fatto un po’ di confusione tra i conti personali e quelli aziendali. Se la può comunque godere tra le ville capresi, cortinesi o nella sempre ospitale costa azzurra. O a bordo dei suoi yacht.

Dalla salute alla donazioni fino a mattoni e acciaio è invece il percorso sentimental-imprenditoriale di Gianfelice Rocca e dei suoi fratelli. Per anni al vertice di Assolombarda e da sempre in procinto di spiccare il volo verso viale dell’Astronautica, Rocca ora sogna il dopo Expo, con la super cittadella scientifica. Non gli basta, evidentemente, il polo rozzanese di Humanitas e in prospettiva di allargarsi all’Istituto europeo oncologico fondato da Umberto Veronesi.

Ma a portare il pane a bordo provvedono le corazzate Tenaris e Techint. Quest’ultima, però, ha anche lei qualche gatta da pelare. Con l’inchiesta della procura di Milano a base di corruzione internazionale per il maxi appalto Petrobras, impelagata anche la Saipem, ‘impicciato’ il vertice presidenziale brasiliano.

Di pari passo procede la Lava Jato carioca, ma chissenefrega. Basta anche un 5 per mille…

 

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4 maggio 2017

 

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