Lui c’era: il commento di un italiano alla trasferta Usa di Di Maio

Ha sperato di cavarsela via agenzie di stampa che hanno raccontato la presuntuosa trasferta negli States del rampante Di Maio su cui il movimento del “comico” genovese scommette per la designazione ad aspirante premier. A suo disdoro, era presente per un convegno internazionale anche il giovane Mario Fittipaldi, cardiochirurgo pediatrico italiano. Il giudizio sul giovanotto che fatica a coniugare i verbi al congiuntivo e conferma a più riprese la modesta frequentazione con la cultura, si evince dal racconto di un’ indagine sul campo condotta durante l’ascolto del nientemeno che vicepresidente della Camera. Passi sull’incapacità di seguire corsi universitari, dice Fiittpaldi, ma il deficit culturale è incompatibile con il far politica e contesta l’auto promozione di Di Maio che usurpa l’appellativo di “nuovo vento”, mentre rappresenta il vecchio sistema. Il medico non ricorre a perifrasi, mira diritto al cuore, anzi al cervello di un giovanotto senza né arte né parte, attirato nella rete cinque stelle come altri coetanei frustrati dalla propria inconsistenza in tema di esperienza politica e meriti specifici, yuppie cresciuti con il nutrimento televisivo di “Amici”, “Isole dei famosi”, quiz dispensatori di premi diseducativi in denaro, selfie, chat, modelli di facile e illecito arricchimento personale con il minimo sforzo. Cosa pensare di simpatie neppure mascherate per la politica fiscale di Trump, millantatore quanto in Italia chi chiede da compensare i senza lavoro con il reddito di cittadinanza che nessun pentastellato ha mai spiegato come pagherebbe in regime di crisi economica. D’altra parte , cos’altro può nascere da Dna umano di mestieranti della politica con dosi di etica nulle, incapaci di imbastire un intervento a braccio in italiano corretto, spesso incolti, a dimensione culturale da scuola media? Cosa dalla casta da chi inquina la politica con il virus a tutto campo della corruzione, da gente che finge di accapigliarsi per nascondere l’impaccio di non saper proporre e approvare una nuova e fondamentale legge elettorale. Il gioco delle parti è da nausea. I pentastellati inputano lo stand by al Pd, che risponde “è pronta la nostra proposta” e rinvia la mittente il pacco avvelenato. Porcellum, mattarellum , proporzionale sì-no, liste bloccate, ammucchiate, alleanze strumentali fra nemici per la pelle, divergenze parallele incombono sul sistema di nefandezze della casta che abbocca al richiamo delle sirene al qualunquismo, sull’asse di meridiani che fa proseliti dal polo Sud a quello Nord e produce frutti copiosi con puntate seriali di tangentopoli. Finiscono così, nel calderone delle promesse non mantenute, i tagli della disoccupazione, lo spaventoso aumento delle povertà, l’urgenza risolutiva del dramma che vede i terremotati del centro Italia con le macerie ancora non rimosse e l’economia dell’area in ginocchio. Ha ragione lo scetticismo del cardiochirurgo italiano, è legittima la sua mozione di sfiducia nei confronti dell’inconsistente Di Maio e delle cariatidi che siedono i Parlamento o aspirano si dannano per governare il Paese.

 

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