Mia cara Napoli…

Doti e difetti su due colonne, in parallelo e alla fine la somma. Il totale alterna il segno più e il meno, l’uno frutto di autoesaltazione, l’atro figlio di maschismo, patologia mal curata, discendente diretta di un pessimismo atavico. Odio e amore, simpatia e disprezzo, colpi di fulmine a prima vista e rapidi divorzi: insomma Napoli. Epigoni del parlar contro sono molti pennivendoli di testate nazionali e stolti razzisti d’oltralpe, non meno i napoletani che scendono dal letto con il piede sinistro e aggiungono voci di dentro al coro di critiche pregiudiziali del nordismo leghista. Il “Der Spiegel” settimanale popolar nazionalista made in Deutschland pubblicò in copertina l’immagine di uno piatto fumante di spaghetti sormontato da una pistola, insolente e gratuita omologazione di Napoli alla mafia e forse è meno dannosa la fiction Gomorra (da un’idea di Saviano) che esporta nel mondo, oltre che in Italia, il volto marginale della città, non meno negativo di altre metropoli in ogni latitudine? Il fronte dei denigratori è ampio e qualche ragione può accamparla, se punta il dito sui mille volti della Napoli che non ce la fa a camminare al passo della modernità confortevole di altre città d’arte, italiane e non. Servizi carenti, quasi zero gli attrattori extra tesori architettonici e ambientali e in eccesso di inettitudine neppure un luogo permanente per un’offerta serale di qualità della canzone napoletana. Nel club dei “contro” militano la Lega Nord, molti quotidiani e periodici da Roma (inclusa) in su, polentoni di ogni specie. “Untori” disinformati, si adoperano per diffondere la peste della napolifobia, agevolati dallo scetticismo snob della schifiltosa borghesia partenopea. Nella seconda colonna si potrebbero raccogliere le lettere al direttore di decine di nordici in tour turistico napoletano che in fase di rientro, mettono nero su bianco entusiasmo, calore, euforia, promesse di “tornerò”. Se non sono lettere al Mattino convincono nei fatti i picchi di presenze che la città e i suoi dintorni non ricordavano da oltre vent’anni. Gongolano le imprese della ricettività (exploit dei B&B) e della ristorazione per plurimi tutto esaurito. Uno dietro l’altro crollano i primati di visite ai gioielli di famiglia (musei, siti archeologici, isole costiere). Boom degli scavi di Pompei e della reggia di Caserta, rivitalizzati dai nuovi sovrintendenti, previsioni in rosa per il futuro.

E’ surplus di compiacimento? Se eseguita la somma dei pro e dei contro il segno più spetta alle voci in positivo, evviva, ma cum iudicio. La Napoli del turismo, per qualità della vita non compete ancora ad armi pari con città come Venezia e Firenze, dichiaratamente incapaci di accogliere milioni di visitatori. Per fortuna l’aeroporto di Napoli, biglietto d’ingresso dalle vie del cielo è finalmente all’altezza di una grande città europea, non così il porto e meno che mai la stazione Centrale, immenso caos per lavori in corso infiniti e casbah di bancarelle in regime di totale anarchia. Antiche e recenti carenze della circumvesuviana sono pietra dello scandalo del trasporto protetto in direzione delle aree archeologiche turistiche, la linea 1 della metro è insufficiente per numero di treni e comfort interno. Il fondamentale collegamento Vomero-centro della funicolare Augusteo è in stand by da quasi un anno per ristrutturazione, molte chiese sono chiuse o consentono le visite in orari capestro, La mancanza di servizi igienici pubblici è clamorosa. Eppure il turismo va. La contiguità del 25 Aprile e del primo Maggio annuncia nuovi record per alberghi, ristoranti, musei. Il ministro Franceschini non ha dubbi “Napoli guida la speciale classifica dei luoghi d’Italia con il più alto indice di crescita nel favore dei turisti”. De Magistris contesta chi si ostina a dir male di Napoli (“passibile di querela!”) e invita ad amarla. Ma basta o meritano la precedenza gli interventi per azzerare in fretta i mille esempi di degrado urbano?

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