C’era una volta “La pace sia con voi”. Cancellato da “Siamo pronti per la guerra”

Letteratura, cinema, la memoria di chi è sopravvissuto, il lodevole impegno di docenti che riaprono le pagine della storia: tutto oro colato per ricordare i crimini del nazifascismo. Non abbastanza per impedire rigurgiti che inquinano le società democratiche e le mettono di fronte alla responsabilità di non averli stroncati sul nascere con gli strumenti della Costituzione, le presenze vigili della sinistra erede dell’antifascismo partigiano e la coscienza collettiva. Dalle ceneri dell’ultimo conflitto mondiale, prima in sordina, poi sempre più spavaldi e aggressivi, si sono ricompattati gli ultra della destra, in forme, sigle e azioni diversificate, ma unanimi nell’obiettivo di scardinare il sistema delle democrazie. Nell’Italia che ha ripudiato il “ventennio” e ha provato a fermare sul nascere movimenti eversivi della destra, sono falliti, grazie alla vigilanza democratica, tentativi di colpi di Stato, ma il Paese non ha esercitato con la necessaria determinazione il dovere istituzionale di sventare sul nascere il pericolo di nuove forme di fascismo. Il razzismo, capitolo buio dell’intolleranza, si è manifestato e ha preso piede in assenza di un fermo contrasto, fino a consentire che le destre, da quella mascherata di Forza Italia, alla Lega di Salvini, ai nostalgici missini di Fratelli d’Italia e all’estremismo di Forza Nuova e casa Pound, potessero aspirare a governare l’Italia.

Il fenomeno non è solo del di qua delle Alpi. Il contagio mondiale ha infettato la maggior parte dei Paesi europei, l’estremismo di dittature geneticamente difformi, ma con eguale ispirazione anti democratica: Cina e Russia, Paesi africani e del sud America, mezza ex Unione Sovietica (Cecenia, Polonia, Ungheria) , la Francia della Le Pen, Stati del Nord Europa, la Corea di Kim Jong-un, la Siria di Assad e ultimi, solo cronologicamente, gli Stati Uniti del fuori di testa Trump. Si prevede un futuro di gravi incognite per il mondo e i segnali di pericolo arrivano da grandi e piccole spie. Con il fiato sospeso l’umanità assiste alla follia di due aspiranti criminali, alle reciproche minacce di guerra, di uso delle armi nucleari. Washington e Pyongyang esasperano la provocazione reciproca con proclami incrociati. Il fanatismo del coreano gode di un favore bulgaro nel suo Paese e conta su un milione di soldati, di armi devastanti; la follia dello spaccone americano risponde con annunci di guerra nucleare e impazzimento globale degli Stati uniti che gli tributano un clamoroso picco di consensi. Confrontare il domani di guerra pronosticato da più parti con un minimo episodio di casa nostra sembrerebbe un azzardo improprio, ma è pur vero che i grandi disastri nascono spesso da piccoli focolai ammonitori. Succede a Roma, ma il rischio che esondi altrove non è improbabile, che il razzismo di “Azione frontale”, costola dell’ultra destra di Forza Nuova, firmi l’ignobile scritta, affissa alla saracinesca di un negozio di acconciature esotiche di una donna nigeriana, sposata a un italiano e di un ristorante cinese: “Boicotta i negozi stranieri”. Accanto alle vetrine di una macelleria di transilvani c’è da tempo il segno di una svastica. Il caso evoca la tragedia dei ghetti, della persecuzione nazista, vittime gli ebrei,  le scritte di commercianti italiani sulle vetrine dei loro negozi per diversificarli e non essere bersaglio dei tedeschi: “Questo negozio è ariano”.

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