DA VERDINI A BOCCHINO / TUTTE LE “IMPRESE” DELLA CRICCA, FINO AL SUPER TRAM DI FIRENZE. MENTRE TRAVAGLIO INTERVISTA ROMEO…

Super crac al Credito Cooperativo e 9 anni di galera in primo grado per Denis Verdini che viene interdetto dai pubblici uffici e deve restituire subito 2 milioni e mezzo di euro per truffa allo Stato.

Maxi inchiesta Consip con l’interrogatorio chiave di Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier, il re del global service Alfredo Romeo a Regina Coeli e l’ex finiano Italo Bocchino che dovrà spiegare ai pm capitolini l’immensa mole di lavoro svolto tale da giustificare un compenso mensile ricevuto da Romeo pari a 15 mila euro mensili più benefit, ovvero casa & auto.

Tiziano Renzi. In apertura Italo Bocchino e Denis Verdini

Tiziano Renzi. In apertura Italo Bocchino e Denis Verdini

Le due storie – forse pochi lo sanno e tanto meno i media lo scrivono – si incrociano, per via di un paio di episodi già finiti sotto i riflettori della magistratura, fiorentina e romana, e relativi agli affari della Cricca che arrivano fino a Firenze, per gli appalti del Tram veloce – voluto con forza da Matteo Renzi in veste di sindaco – dal cuore cittadino all’aeroporto di Peretola: lavori  aggiudicati prima alla storica società gigliata BTP finita in crac e poi smistati ad Impresa, la sigla mattonara riconducibile al solito Bocchino e al faccendiere Vincenzo Maria Greco, l’alter ego di ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino sul versante degli appalti pubblici. E spunta la sagoma di un altro amico di merende, il re dei fondi Massimo Caputi, oggi alle prese con gli affari pallonari di Roma (stadio) e Milan (closing cinese), raccontati dalla Voce nelle settimane e giorni scorsi.

TUTTI IN CARROZZA COL TRAM VELOCE DI FIRENZE

Per districarci nella giungla di inchieste, affari, milioni, sigle & protagonisti, cominciamo dalle news targate Verdini. “Con lui – scrive Franca Selvatico su Repubblica – sono state condannate 19 persone, fra cui gli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, ex proprietari del gruppo BTP (costruzioni), clienti privilegiati della banca, e l’onorevole Massimo Parisi, Ala, già braccio destro di Verdini nelle attività editoriali (2 anni e mezzo)”. E ancora: “l’inchiesta sul Credito Cooperativo è nata da una costola delle indagini della procura di Firenze e del Ros dei carabinieri sulla Cricca delle Grandi Opere e sull’appalto della Scuola Marescialli, processi poi trasferiti a Roma per competenza”. Nella seconda vicenda, viene precisato, “Verdini era stato condannato in primo grado per corruzione, poi in appello il reato è stato dichiarato prescritto. Parimenti prescritte, a Firenze, sono le accuse a suo carico di fatture per operazioni inesistenti”.

Massimo Parisi

Massimo Parisi

Come al solito: visto che i capi di imputazioni sono ‘leggeri’, dato che corruzione e concussione si prescrivono in soli 7 anni e mezzo (al contrario dell’associazione a delinquere, fattispecie paraltro molto più adatta rispetto a quegli ormai vetusti arnesi da museo delle illegalità), tutto finisce regolarmente a tarallucci e vino.

In un’inchiesta di sei anni fa esatti, marzo 2011, la Voce dettagliava quegli scenari da brivido, ricostruendo sigla per sigla l’affaire: significativo il titolo, “La cassa del Bocchino”. Ecco il passaggio clou: “A riportare il nome di Vincenzo Maria Greco sotto i riflettori della magistratura potrebbe essere l’inchiesta fiorentina sulla Cricca dei Grandi Appalti, e in particolare il ramo delle indagini riguardanti le maxi commesse per il G8 e per i 150 anni dell’unità d’Italia. Nel mirino del Ros, il ruolo del coordinatore Pdl Denis Verdini e di Vito Bonsignore (ex dc, poi parlamentare europeo Udc, quindi Pdl, con il pallino di appalti & concessioni autostradali) a favore della BTP (Baldassini-Tognozzi-Pontello) che fa capo agli amici Renato Fusi e Roberto Bartolomei, proprio per riuscire a mettere le mani su quella torta. E fra le 20 mila pagine dell’oceanica informativa del Ros per i pm della procura di Firenze fanno capolino una dozzina di pagine dedicate proprio a Vincenzo Maria Greco, una sorta di supervisore, più o meno occulto”.

Al centro delle indagini una sigla, Impresa spa, capace di fare un sol boccone della storica BTP finita in crac, assicurandosi soprattutto il ghiotto portafoglio lavori, con la chicca del Tram veloce nella Firenze guidata dal sindaco Renzi. Tutto partenopeo lo staff di vertice e soprattutto l’azionariato: al timone il mattonaro un tempo in odore socialista, Raffaele Raiola, che ad inizio anni ’80 incorporò la border line Sorrentino Costruzioni Generali dei fratelli da Torre del Greco, trait d’union fra la Nco di Raffaele Cutolo e l’emergente Nuova Famiglia. Al suo fianco altri due costruttori, Claudio Recchi e Maurizio De Lieto e soprattutto Ludovico e Maria Grazia Greco, a bordo di Malu, che detiene il 50 per cento della strategica Liguria costruzioni, la società che a sua volta controlla Impresa. Nel gioco di scatole cinesi per alcuni anni fa capolino anche lo storico braccio destro di Greco, come lui progettista, Giuliano Morlando.

 

DAI MATTONI ALLA CARTA STAMPATA, VIA DELL’UTRI

Sul ponte di comando come amministratore delegato, quindi, un altro braccio destro, stavolta di Bocchino, ossia Domenico Chieffo, il cui nome è legato alle svariate iniziative editoriali messe in campo dall’allora finiano doc e ora public relation man di Romeo: da Investimenti Editoriali srl a Valori Editoriali fino alla Edizioni del Roma (che pubblica il più antico quotidiano di Napoli un tempo di ‘O comandante, Achille Lauro) fino ad E Polis, l’editrice finita in crac (altri arresti per lo svaligia casse Greco) transitata dal sardo Nichi Grauso a Marcello Dell’Utri fino al solito Bocchino.

Vincenzo Maria Greco

Vincenzo Maria Greco

L’arredo societario, dai mattoni alla carta stampata, è popolato da svariate presenze di commercialisti multiuso, equamente suddivisi tra bocchiniani e grecisti (forse in ossequio alle versatilità scientifiche e/o umanistiche dei due Vate): in pole position Francesco Ruscigno, il vero uomo ovunque, al timone delle sorti del Roma. Il proconsole bocchiniano, veniva definito nel mondo dei media partenopei Ruscigno, titolare del 25 per cento delle quote della Investimenti Editoriali. E ancora, fanno capolino i nomi di Alessandro e Francesco Parisi, nonché di Alessandro Fiorentino.

In particolare, Ruscigno ha fatto segnare la sua presenza in altre iniziative di tutto rispetto. A partire dal colosso Poste Italiane, quando anni fa era guidato da Antonio Pezzella da Frattamaggiore, fedelissimo della Alleanza nazionale e ruggente ai tempi d’oro di Gianfranco Fini, oggi alle prese con le inchiesta griffate Corallo per riciclaggio internazionale venuto fuori dai mattoni della casa di Montecarlo; fino alla Goodtime, la reginetta di cine e tivvù, in sella Gabriella Buontempo, la mogliettina che ha ripreso a casa il tombin de femme, il suo Bocchino; e alla star delle ferrovie, Gestioni Retail.

Una sigla tutta da scoprire, Retail, perchè è in grado di condurci sia alla famiglia Buontempo, in sella il fratello di Gabriella, Giancarlo, figlio del Cavalier Eugenio, a capo della sinistra ferroviaria firmata Claudio Signorile e con un Rocco Trane nel motore; che, soprattutto, al re dei Fondi, oggi, Massimo Caputi.

Italo Bocchino con la moglie Gabriella Buontempo

Italo Bocchino con la moglie Gabriella Buontempo

Ecco cosa scriveva in un’altra inchiesta di dicembre 2010, titolata “Si scrive Bocchino, si legge Pomicino”, la Voce. “L’amicizia Bocchino-Greco-Pomicino dura negli anni e si consolida attraverso alcune sigle e corposi affari. Partiamo da Retail Group, che gestisce alcuni grossi marchi, ad esempio Vyta, nel settore commerciale, soprattutto in strategici snodi ferroviari. Fondatore e azionista di riferimento è Giancarlo Buontempo; poi, attraverso un complesso reticolo di altre sigle (Gestioni Retail, Gestioni Immobiliari), si arriva ad ulteriori partner. Due in particolare, Ludovico e Maria Grazia Greco, e poi una sigla pescarese, Olli. E sempre a Pescara è acquartierata un’impresa dai più spaziosi orizzonti, Proger (finita nell’inchiesta per i lavori dell’Expo a Milano, ndr). Sul ponte di comando ritroviamo Ludovico Greco, stavolta in compagnia di Massimo Caputi: prima di lui nella società era presente il padre, Onofrio Caputi. Sono non pochi a domandarsi: ‘Come mai si trovano gemellati nella stessa sigla il giovane figlio dell’eterno uomo ombra di Pomicino e un brasseur d’affari del calibro di Massimo Caputi? Odore di grandi business, secondo i più. I quali non dimenticano gli intensi rapporti tra ‘O ministro e lo stesso Caputi quando quest’ultimo era al vertice di Sviluppo Italia, la mega finanziaria pubblica in grado di elargire miliardi di lire prima e milioni di euro poi alle imprese del Sud”.

Tutti appassionatamente insieme non solo sotto il capiente ombrello di Retail, ma anche sotto quello di Ingenium, una sigla specializzata nell’effettuazione di stime e valutazioni di immobili, in occasione di perizie, compravendite o liti giudiziarie. Da segnalare anche un tocco in rosa, per la presenza di Alessandra Patera nella prima, di Claudia Leonardis e Teresa Gentile nella seconda.

Masssimo Caputi

Masssimo Caputi

Così descrive lo scenario un architetto che da anni lavora come consulente tecnico per la procura di Roma: “la società Ingenium è molto nota negli ambienti giudiziari per via della perizia che ha fatto per il maxi immobile da 44 milioni di euro passato dall’Enpap, l’ente nazionale degli psicologi, all’onorevole Riccardo Conti, facendogli realizzare una guadagno stratosferico in appena 24 ore, palazzo localizzato nel cuore di Roma, in via della Stamperia”.

E poi: “nella compagnie di Retail il nome di Patera ha sempre voluto dire Caputi, ultime nubi a parte, visto che la stessa compare anche nel fondo Prelios, dove Caputi è socio di Daniel Buaron e dell’ex ad di Enel Fulvio Conti, e anche nel fondo Feidos, dove c’è anche la presenza di Stefano Zaghis, il grande amico di Marcello De Vito, il presidente del consiglio comunale di Roma ed acerrimo nemico, almeno fino all’accordo sullo stadio, del sindaco Virginia Raggi. Alessandra Patera è anche presente nella compagine azionaria del primo amore di Caputi, ossia Idea Fimit, ora controllata da Dea Capital del gruppo De Agostini e dall’Inps”.

 

LO SCOOP GRIFFATO TRAVAGLIO

Un vero ginepraio.

Marco Travaglio

Marco Travaglio

Ma per tirarci su di spirito e ritrovarci con qualcosa di chiaro e semplice, nero su bianco, ecco allo scoop messo a segno da Marco Travaglio quasi due anni fa, il 16 maggio 2015. All’indomani delle motivazioni della Cassazione che scagionavano Alfredo Romeo da tutte le accuse – e dalla condanna inflittagli in secondo grado, maggiorata rispetto al primo – per lo scandalo del Global Service a Napoli. Una vicenda nella quale, va ricordato, perse la vita il consigliere comunale Giorgio Nugnes: una tragica fine ancora oggi avvolta nel mistero, nonostante la rituale archiviazione di un caso mai nato, non essendo stato effettuato neanche lo straccio di una indagine.

Nell’intervista gentilmente concessa a Travaglio, Romeo ha modo di esternare tutto il suo talento giurisprudenziale, vista la laurea conseguita in legge e, purtroppo, mai potuto splendere rigoglioso, visti i molteplici impegni lavorativi che lo hanno sempre occupato (pizzini compresi).

E’ un vero Montesquieu, Romeo, che parla di norme, codici etici & penali, di responsabilità civile dei giudici, concludendo il meraviglioso excursus – agevolato dalla fluida e lieve penna di Travaglio, stavolta intinta nel miele – con un inno a Mazzini.

Leggere per credere. Preferiamo riprodurre la pagina così com’è stata partorita e stampata dal Fatto, calda come una sfogliatella. Affinchè non pensiate che siamo su Scherzi a parte.

No. Purtroppo è tutto vero…

articolo Fatto-Romeo

intervista Romeo

 

2 pensieri riguardo “DA VERDINI A BOCCHINO / TUTTE LE “IMPRESE” DELLA CRICCA, FINO AL SUPER TRAM DI FIRENZE. MENTRE TRAVAGLIO INTERVISTA ROMEO…”