CASO MARRA – PIENA SOLIDARIETA’ A LUIGI DI MAIO

Ferdinando Imposimato. In apertura Luigi Di Maio

Ferdinando Imposimato. In apertura Luigi Di Maio

La mia solidarietà piena e incondizionata a Luigi Di Maio, vittima di una grave e ripetuta diffamazione da parte di Repubblica e del Corriere della sera. Repubblica il 14 febbraio 2017 titola un articolo di Carlo Bonini “L’inchiesta. Il 10 agosto 2017 la sindaca girò al suo braccio destro l’sms in cui il leader del M5S, Luigi Di Maio, assicurava il suo sostegno”. E ancora: “Di Maio garante di Marra, la prova è nelle chat”, “lui è uno dei miei, un servitore dello Stato”. E “Luigi Di Maio ha mentito su Raffaele Marra, ex capo del personale del campidoglio, detenuto a Regina Coeli perché accusato di corruzione. E su almeno due circostanze. Che Repubblica è ora in grado di dimostrare”. “Non è vero che fu l’ostinazione di Virginia Raggi a impedirne l’allontanamento. E’ vero piuttosto il contrario, Perchè il 10 agosto, oltre un mese dopo il loro incontro, Di Maio sollecita Marra a resistere perché servitore dello Stato”. Prova della “falsità della ricostruzione proposta da Di Maio”, sarebbero, secondo Repubblica, “due chat telefoniche avute da Repubblica”. Il Corriere Sera scrive il 14 febbraio che Di Maio era il garante di Marra. Bonini su Repubblica del 15 febbraio 2017 insiste: “Di Maio prova a rovesciare il tavolo convinto di dimostrare, senza fornire alcuna prova, di essere vittima di una persecuzione odiosa”. E parla di sms boomerang di Di Maio.

Senonchè i messaggi completi, pubblicati in modo incompleto e omissivo, dicono l’esatto contrario di ciò che sostengono i due giornali. I messaggi integrali inviati da Di Maio a Virginia Raggi il 10 agosto 2016 pubblicati dall’ANSA e ripresi da “Verità” e “Fatto” del 15 febbraio dimostrano in modo evidente che Di Maio aveva dubbi e riserve sul conto di Marra, ricevuto per ragioni di pura cortesia. Il primo messaggio: «Quanto alle ragioni di Marra aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla». E’ evidente che Marra si era sentito umiliato dai dubbi espressi verso di lui da Di Maio che aveva cercato di addolcire la pillola, dicendo che Marra è «servitore dello Stato», ma rinviando il giudizio finale su di lui all’esito delle indagini avviate dal Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. Comportamento ineccepibile di Di Maio e tutt’altro che gratificante verso Marra. Di Maio subordina la sua fiducia all’esito delle investigazionii della procura di Roma. Quanto alla circostanza, usata da Bonini, secondo cui Di Maio aveva detto a Marra, come segno di stima, di farsi dare da Raggi i suoi numeri di telefono personali, appare evidente, secondo normale buon senso, che essa conferma i dubbi di Di Maio su Marra, altrimenti i numeri di telefono Di Maio glieli avrebbe dati direttamente, come usa in casi del genere, senza invitarlo a farseli dare dal sindaco di Roma, che non sembra glieli abbia dati.

Il secondo sms integrale è ancor più eloquente di riserve e dubbi di Di Maio verso Marra. Eccolo: «Pignatone cosa ti ha detto dopo che gli hai inoltrato il suo nominativo (di Marra ndr) ? In ogni caso nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l’ho ascoltato. Perchè tu me lo avevi chiesto. Sono rimasto a tua disposizione non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare perché ci eravamo accordati così».

Le frasi «io ho ascoltato Marra perchè tu me lo avevi chiesto» e «penso che nel gabinetto (del sindaco ndr) Marra non possa stare» sono eloquenti e smentiscono nettamente e inequivocabilmente la tesi che Di Maio si sentiva garante di Raffaele Marra. Che egli aveva ricevuto e ascoltato solo su richiesta della Raggi. Nè questa deduzione logica può essere stravolta dalla frase «Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla». Il messaggio dimostra chiaramente che Marra si era sentito “umiliato” dopo l’incontro con Di Maio, poichè questi aveva disposto accertamenti su Marra, come il M5S era solito fare perfino «sui miei collaboratori». A conferma che Di Maio, lungi dal sentirsi garante di Marra, nutriva dubbi su di lui, era l’altra circostanza che egli aveva disposto accertamenti riservati. Che tuttavia non dovevano offendere Marra, che era, quale ex ufficiale della Guardia di Finanza “un servitore dello Stato”. Un modo per addolcire la pillola. Ferma restando la richiesta di Di Maio alla Raggi di non tenere Raffaele Marra nel gabinetto del sindaco. Altro che Luigi Di Maio garante di Marra.

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