Alcune obiezioni ai discorsi di Gentiloni e del capo dello Stato

Ferdinando Imposimato. In apertura Mattarella e Gentiloni

Ferdinando Imposimato. In apertura Mattarella e Gentiloni

Presidente Gentiloni, lei da una parte dice di tener ben presente il referendum costituzionale del 4 dicembre, dall’altra, con la benedizione del Quirinale, svaluta, neutralizza e vanifica quel risultato fondamentale con il rilancio di riforme che vanno tutte contro la Costituzione. Non condivido né la sua intervista nè il discorso del Capo dello Stato, che non critica le sue scelte e omissioni. Le sue dichiarazioni, presidente Gentiloni, sono preoccupanti. Non solo ignorano il verdetto popolare, ma con flemmatica arroganza annunciano: «continuerò le riforme di Renzi», e poi «penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro». Difendere la riforma del Senato, la legge elettorale illegittima, un parlamento demolito dalla Consulta, una legge sul lavoro contro i lavoratori, la legge sulla scuola che umilia gli insegnanti, la legge salva banche truffatrici migliaia di risparmiatori, di cui alcuni suicidi, significa violare la sovranità popolare. A questo, lei aggiunge con spavalderia il decreto di 20 miliardi per risanare il debito del Monte Paschi di Siena, simbolo di clientelismo e corruzione. Ammanco dovuto a omessi controlli di Governo, Banca d’Italia e Commissione Europea. Alla domanda su chi ha fatto fallire il MPS, la risposta è stata elusiva «per la privacy, non possiamo fare nomi».
Alle truffe ai risparmiatori il Presidente della Repubblica dedica poche parole. «Va ristabilito un circuito positivo di fiducia, a partire dai risparmiatori, i cui diritti sono stati tutelati con il recente decreto-legge». Il decreto stanzia 20 miliardi per risanare il debito del MPS, simbolo di clientelismo e corruzione. Ma Lei Presidente non considera che a pagarne le coseguenze saranno milioni di cittadini in condizioni di povertà gravati di nuove tasse per fare fronte ai debiti di ricchi. Tra cui la Sorgenia di Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo De Benedetti, che avrebbe lasciato un buco da 600 milioni. Mentre Emma Marcegaglia ha accumulato un debito di 1,6 miliardi. I debitori del MPS sono centinaia, molti per almeno 500.000 euro ciascuno.
Sui delitti di banchieri e truffatori non una parola del Presidente Mattarella. Che fa un fugace passaggio sulla necessità di lottare corruzione ed evasione fiscale, temi del tutto dimenticati dal neo premier Gentiloni. «La corruzione – dice Mattarella – l’evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza». Uno si aspetta che dica come, e invece no, nessun rimedio.
La Convenzione di Strasburgo del 1999 contro la corruzione dice: «In Italia la legge contro la corruzione lascia irrisolti diversi problemi, in primis non modifica la prescrizione, intervento raccomandato dal Consiglio Europeo (Raccom 2010/C217/11 del 9 luglio 2013), né il falso in bilancio e l’autoriciclaggio». L’UE osservò: «I più pericolosi criminali della Pubblica Amministrazione la faranno franca grazie alla diminuzione della pena per la concussione fraudolenta»; «Il numero dei condannati per corruzione è in Italia il più basso d’Europa». Con grave danno per i milioni di cittadini costretti a pagare una tassa occulta e immorale ai ladri di Stato.

Ma non si può parlare di corruzione senza parlare del conflitto di interessi, un cancro che affligge la politica da decenni. Che un tempo era punito come interesse privato in atti di ufficio dall’articolo 324 cp e oggi dilaga senza punizione, mentre in USA è il cardine della lotta alla corruzione. Il Consiglio Superiore della Magistratura, di cui Mattarella è presidente, rileva che «L’illegalità diffusa nella gestione delle risorse pubbliche costituisce una delle principali emergenze nella vita civile ed economica del Paese. Essa inquina i meccanismi di accesso alle opportunità e di distribuzione delle risorse dettati dalla legge, realizzando condizioni di ineguaglianza che provocano profonda sfiducia da parte dei cittadini nelle istituzioni e nella politica». «La corruzione è considerata dagli investitori esteri una delle più significative controindicazioni all’ingresso nel mercato italiano; un fattore di rallentamento dello sviluppo economico, più pericoloso in una fase di crisi sociale come l’attuale».
Lei presidente Gentiloni glissa sulla prescrizione, trincerandosi dietro la divisione della maggioranza. Ma dimentica che il problema si potrebbe facilmente risolvere. Con la fiducia cui il Governo ha fatto ricorso per le leggi salva banche, buona scuola e sul Jobs act. La lotta alla corruzione e all’evasione fiscale ci consentirebbe di recuperare 220 miliardi di euro ogni anno.
Il Presidente Mattarella tace, avalla la linea di continuità e le leggi ingiuste. Mentre il decreto che stanzia 20 miliardi lede l’articolo 53 della Costituzione sulla equità fiscale, facendo pagare i debiti di persone benestanti a cittadini nullatenenti. E dovrebbe chiedere al Governo di agire contro i debitori e di rispettare il principio: “tutti concorrono alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva”. E ricordare al Governo che non può fare ciò che vuole ma deve rispettare la Carta.

Il Capo dello Stato può rifiutare una legge incostituzionale rinviandola alle Camere per nuova deliberazione, ma deve intervenire anche prima delle leggi contro una politica che alimenta le diseguaglianze, con messaggi alle Camere; non per dare espressioni di augurio, benevolenza o patriottismo, ma per ricordare le strade che la Costituzione traccia verso l’avvenire a parlamento e governo: eguaglianza, solidarietà, e giustizia sociale.

Saremo vigili in difesa della Costituzione. Seguiremo l’inegnamento di Aristotele che «non si trasgredisca la Carta e si osservi il piccolo perché le trasgressioni della Costituzione si insinuano senza che ce se ne accorga». (Aristotele, Politica, p. 173)

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