Giunta Raggi – Le amnesie di Repubblica sul Movimento 5 Stelle

Ferdinando Imposimato. In apertura Virginia Raggi

Ferdinando Imposimato. In apertura Virginia Raggi

Su Repubblica, il giornale di Carlo De Benedetti, amico e sostenitore di Matteo Renzi quando questi era in auge, il professor Stefano Rodotà in un articolo a commento della vicenda Raggi dal titolo “L’etica perduta della politica”, con chiaro riferiemento alla giunta capitolina, parla di «populismo che vuole liberarsi di una politica che fatica a presentarsi in forme accettabili», riferendosi chiaramente al M5S. Ma Rodotà si contraddice quando esalta la «cultura costituzionale diffusa la cui emersione costituisce una rilevantissima novità».

Eppure egli sa che il M5S è il partito che più degli altri ha mobilitato in Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, dalla Sardegna alla Puglia, dalle Marche alla Toscana, al Piemonte alla Liguria, dal Trentino al Piemonte, milioni di persone in difesa della Costituzione e contro la riforma. Sono testimone diretto di questo straordinario, appassionato impegno di sensibilizzazione costituzionale, anche contro la scelta di Repubblica. Battaglia che è la prosecuzione di quella iniziata dal M5S nel settembre 2013 sui tetti di Montecitorio contro la modifica della Costituzione rigida (articolo 138) e proseguita con la lotta contro il finanzimento pubblico dei partiti, la riduzione degli stipendi dei parlamentari, in difesa del lavoro e della scuola.

Senza il sostegno dei “populisti” del M5S , seguendo le indicazioni del giornale di Carlo De Benedetti, finanziato coi soldi dei contribuenti, la riforma liberticida sarebbe passata grazie alle autorevoli firme di prestigiosi giornalisti come Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, che ha fatto da spalla al Presidente Mattarella, schierato per il SI, Corrado Augias e Romano Prodi, e tanti altri che si stanno riposizionando. E la democrazia in Italia avrebbe subito una durra sconfitta irreparabile. Grazie ai ragazzi del M5S , baluardi della democrazia. Ma sui cento sindaci del M5S sparsi per l’Italia, simboli di buon governo, e sui nefasti profeti del SI di Repubblica, non una sola parola di Stefano Rodotà. Peccato!

 

GENTILONI PER SEMPRE?

Paolo Gentiloni in aula per la fiducia

Paolo Gentiloni in aula per la fiducia

Intanto la maggioranza illegittima vuole durare in eterno. Il governo di Paolo Gentiloni è la continuazione del Governo Renzi, che ha gestito la crisi ricevendo due volte Gentiloni, dopo avere incontrato i Ministri Padoan, Orlando, Boschi. La sconfitta del 4 dicembre non ha insegnato nulla a Renzi, che si è riproposto con la stessa insopportabile arroganza, servendosi del consenso del Presidente Sergio Mattarella. Renzi ha imposto la squadra. E’ mancato quel ricambio che pure la sconfitta esigeva. E’ il disprezzo del voto di 20 milioni di italiani che hanno detto no alla riforma ma anche al Governo Renzi. E non dica Gentiloni di volere una politica sociale: soggetti come Padoan , Boschi, Poletti e Delrio hanno voluto leggi contro lavoratori, pensionati e docenti e a favore delle banche, dei predoni del territorio e delle grandi opere devastanti come il ponte sullo stretto di Messina. Mentre hanno evitato la strategia antisismica nonostante i continui terremoti. Gentiloni faccia subito una giusta legge elettorale e vada a casa. Neppure lui ha credibilità. Il 15 aprile 2016 egli plaudì all’associazione paramassonica Trilateral Commission, derivazione della superloggia conservatrice Three Eyes, fondata nel 1973 da David Rockfeller e dal criminale Henry Kissinger coinvolto nella operazione Condor.

La Trilateral si riunì per tre giorni all’ Hotel Hilton di Roma ed ebbe ospiti la ministra Maria Elena Boschi, accompagnata da due consiglieri del premier, Andrea Guerra e Yoram Gutgeld. E dal Ministro degli Esteri Gentiloni. A condurre il dibattito del 15 aprile fu la presidente della Rai, Monica Maggioni. Che poi asservì la TV pubblica alla propaganda a favore del SI alla riforma. Tra gli ospiti c’erano Jean Claude Trichet, ex presidente della Bce presidente del gruppo europeo della Trilateral, colui che scrisse il documento del 5 agosto 2011 sulla decostituzionalizzazione delle democrazie, il suo predecessore Mario Monti, Herman Van Rompy, i numeri uno di Intesa e Unicredit Carlo Messina e Giuseppe Vita. La Boschi, senza disagio, rese conto dei risultati raggiunti, su probabile input della Trilateral, dal governo Renzi: Jobs Act , riforma della scuola, riforma della Costituzione e legge elettorale Italicum con limitazione dei diritti dei lavoratori, degli insegnanti e della democrazia. La Boschi parlò del referendum sulle trivelle del 17 aprile 2016 promosso da 5 regioni: «Credo che non avrà un esito positivo, in ogni caso l’impatto sulle nostre politiche energetiche sarà minimo, perché tocca solo un piccolo aspetto». E si soffermò sull’«assai più rilevante referendum costituzionale». «Questo passaggio (referendario) avrà un impatto molto più rilevante, anche sui temi energetici, visto che la nostra riforma prevede che si ricentralizzino in capo al governo di Roma le politiche energetiche e dunque non dovremo più condividere le decisioni con venti regioni». Ma la sua previsione di vittoria fu sconfessata. Quali interessi servirà il premier Gentiloni? Quelli dei lavoratori, o delle logge conservatrici che interferiscono nei nostri Governi? Noi siamo dubbiosi!

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