SI, NO: il tormentone di fine anno

Il disagio ha esaurito presto il suo carico di incertezze e perplessità. Generato dal perfido dualismo del SI e del NO da segnare sulla scheda del referendum costituzionale, si è insinuato nella coscienza del giornalista che sono, nella consapevolezza che pubblicare ogni giorno su facebook e tre giornali on line mette allo scoperto la mia linea editoriale e politica. Niente da eccepire, l’Italia non è la Cina o la Turchia dove la censura per quanto non è gradito al potere reprime con metodi antidemocratici, compresi il carcere e la condanna a morte se passerà la proposta di Erdogan. Fatta eccezione per il Papa e il Presidente della Repubblica, ogni cittadino del nostro Paese esercita il diritto costituzionale a manifestare opinioni e scelte politiche. E allora lo dico subito, voterò SI e non è questa la sede per motivarlo. E’ che le mie opinioni sono pubblicate da testate che si espongono senza filtri per il NO, che rispetto ma non condivido. Mi sono chiesto: la mia voce che dissente sarà spesa dalle testate a cui collaboro per avallare la loro scelta editoriale e politica? Di qui questa nota che sono certo troverà ospitalità nei loro giornali, convinto come sono che la nostra democrazia è sana, che da sinistra il SI è legittimo quanto il NO e che il referendum commette un reato di omissione, perché quasi per tutti i contendenti sembrano poco interessati alla sostanza dei quesiti e molto di più al pro e contro Renzi che personalmente giudico strumentale per chi è pro e chi è contro. Per fortuna il 4 dicembre si avvicina, mancano solo diciotto giorni al test che chiama gli italiani alle urne. Oggi l’andamento della nostra economia registra progressioni positive, interessanti: non sarebbe meglio occuparsi dello stato di salute del Paese, in senso critico o di ottimismo, del rischio di un effetto Trump sul mondo e sull’Europa in particolare, della domanda di rivalsa del Sud, dimenticato fino a ridurlo a Paese di serie B nel Paese privilegiato del Nord, delle ruberie in corso di “altro che tangentopoli”, del dramma della disoccupazione, insostenibile per la fascia non tutelata dei giovani? Affido questa rapida riflessione agli spazi che occupo ogni giorno, spero non impropriamente.

Nella foto Renzi e D’Alema

 

La Tramp…eide americana

Il Trump chiamato a governare gli Stati Uniti d’America assume il valore della cartina di tornasole in chimica, come test di vicinanza ideologica al neo eletto o di disgustata lontananza. Per il momento inneggiano al voto Usa le tirannie dispotiche di mezzo mondo, no, fortunatamente è tropp, di una parte del mondo: lodi dalla Russia di Putin e dal suo governo dove agiva un ministro arrestato per aver intascato una tangente di due milioni di dollari (pressappoco due miliardi delle nostre care e vecchie lire) , dal turco Erdogan, dittatore che reprime il dissenso con il carcere e se passerà una sua proposta con la pena di morte, da Paesi europei di destra (Austria, Ungheria, Polonia, Slovacchia), da ominidi come l’italiano Salvini, la neofascista francese Le Pen, la May, fan della Brexit. E c’è da chiedersi se l’opportunismo in politica internazionale legittimi gli eccessi di correttezza di leader come Holland, la Merkel, Renzi che dichiarano totale disponibilità a collaborare con l’impresentabile Trump. La speranza è che il documentarista statunitense Moore abbia la sfera di cristallo dove potrebbe aver letto “Trump non arriverà alla fine del mandato”.

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