L’ITALIA DI SANTORO / NANI, BILIONARI & BALLERINE ALLA CORTE DI MICHELE

Spiace, perchè Michele Santoro è un pezzo della Voce, che diresse nel 1979-1980, disetichettandola da megafono del Pci d’un tempo (che era comunque un gran bel Pci, pur se allora a Napoli migliorista e consociativo). Fece una Voce, quasi trent’anni fa, plurale e aperta in senso autentico, che andava in ricognizione nelle ferite aperte di Napoli, nelle piazze di spaccio di allora o tra i caschi gialli di Bagnoli. Altra aria.

Michele Santoro.Nell'altra foto Flavio Briatore durante la puntata di 'Italia'

Michele Santoro.Nell’altra foto Flavio Briatore durante la puntata di ‘Italia’

Ora l’aria sa di rifiuti tossici. Di discariche per vip. Un clima irrespirabile, l’altra sera, per “Italia”, la prima di Santoro-Nobile. Nauseante il filo rosso affidato a Briatore (il cui Billionaire – imperdibile notizia – è vietato ai filippini) e osservato come un oracolo dal principio alla fine: “i poveri non hanno mai prodotto niente”, e caso mai pronto un fornetto per cuocerli meglio. “Il problema del nostro Pese è il costo del lavoro”, è Vate Briatore a scaricare la ricetta sugli italiani (più della metà) ammazzati dalla crisi mentre lui evade e mette radici nei paradisi off shore (ora Londra gli torna ancor più utile). Ai confini della realtà l’altro capo del filo tenuto dalla nuova coscia della sinistra, Selvaggia, ormai sdoganata come intellettuale a tutto tondo già dalle colonne del Fatto. Vomitevole lo spazio buttato nelle fauci di Lele Mora e le sue rimembranze con l’amato Corona. Impensabile il codazzo di nani e ballerine che neanche il peggior caravanserraglio made in Mediaset e griffato odiato Silvio (che però firmò i primi assegni da miliardo di vecchie lire, sventolati come il milione di Bonaventura, non il calciatore del Milan): Iva Zanicchi, Paolo Bonolis, Alba Parietti, e siparietti di Geppi Cucciari e dell’immancabile vispa Innocenzi (che viene dalle gavette con Luca Cordero di Montezemolo, accipicchia).

Non possono mancare pizze & mandolini, guappi e tatuaggi, antropoidi usciti dalle caverne e/o dai nuovi attici partenopei. Compreso il pezzo d’arte, la sgolata “poetica” dell’invasato di turno.

Sorge spontanea la domanda: ma Michele ha un gemello? Un perfetto sosia che quasi trent’anni fa fece una Samarcanda? Co-inventò un’idea – quella sì – rivoluzionaria di comunicare e far giornalismo tivvù? Tra i volti, allora, c’era quello di Peppe Lanzetta, ‘O Bronx di Napoli, papalina verde in testa, e un vulcano in continua eruzione sul male – quello vero – di una città eternamente stuprata. Altro che gli ultimi latrati.

Finalino a base di ufo Sala e messia de Magistris: con Vate Briatore sempre a dirigere l’orchestra.

Per una “pittata” bastano le quattro magiche paroline di Totò: ma fateci il piacere… (e rituale esercizio gutturale al seguito).

 

P.S. Dimenticavamo il trailer, lo spot. Un dirigibile. Una lastra di ghiaccio che man mano si crepa. Una voce che viene dal freddo. Parole scolpite negli spazi glaciali. E il finale: un profilo santoriano che guarda verso l’alto. E ragiona con Lui…

 

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