ARTE IRREGOLARE / AD ALCATRAZ IL FESTIVAL PROMOSSO DA IACOPO FO

Festival dell’Arte Irregolare dal 2 al 4 ottobre alla Libera Università di Alcatraz. La prima, in assoluto, nel suo genere, voluta con forza dal sempre vulcanico Iacopo Fo e dal suo gruppo.

“Una mostra evento per raccontare l’arte differente e la bellezza nascosta che non trova spazio attraverso i consueti canali espositivi”, spiegano gli animatori.

Un mercato quasi sempre asfittico, del tutto autoreferenziale, chiuso alle nuove espressioni, e invece solo espressione di se stesso e dei variegati interessi (soprattutto economici, al solito) che in modo massiccio vi ruotano intorno, e al seguito le corti politiche di riferimento, nel più perfetto stile feudale.

Jacopo Fo

Jacopo Fo

Tutt’altra aria con Alcatraz, che intende dar spazio, forma e voce ad esperienze diverse, alternative. Raccontano ancora i promotori: “iniziata nell’ottobre di due anni fa, nel 2014, con l’apporto del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’azienda Usl di Bologna, questa straordinaria esperienza coinvolge oggi oltre trenta artisti ‘irregolari’ per decine di opere. Durante il Festival – aggiungono – ne parleremo con gli artisti stessi, con operatori ed esperti del settore quali il professor Giorgio Bedoni e i direttori dei Dipartimenti di salute mentale di Bologna e di Piacenza”.

Sembra di tornare ai tempi delle grandi iniziative triestine di Franco Basaglia, che dopo una lunga lotta portarono al varo della storica legge 180 per decretare la fine dei lager chiamati manicomi, di quelle istituzioni totali che uccidevano ogni speranza di cambiamento (tutt’altro discorso è poi la non volontà politica di applicare quella legge, travolta dai soliti clientelismi e assalti ai vagoni di soldi pubblici).

E sembra di tornare ai tempi del Frullone inventato a Napoli da Sergio Piro, l’allievo partenopeo di Basaglia, al suo Cabaret Voltaire e alle tante iniziative di autentica liberazione di quella metà-fine anni ’70. E subito vengono alla mente quegli imperdibili scatti, quei ritratti scolpiti nella disperazione pennellati dalla macchina fotografica di Luciano D’Alessandro, scomparso pochi giorni fa.

 

Il programma

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