ILVA / DAI FUMI KILLER DI TARANTO ALLA FINTA BONIFICA DI NAPOLI

Ilva, sono veleni continui. Un recentissimo rapporto mette la parola fine all’eterna querelle su Taranto: ora è provato al 100 per cento che esiste un legame mortale tra tumori, patologie, decessi e i fumi killer. A Napoli, invece, per la bonifica taroccata dei suoli di Bagnoli, dove sono stati inghiottiti un centinaio di milioni, si attende l’esisto di una nuova superperizia: intanto quei terreni sono sotto sequestro, ordinato dalla Procura. Nel frattempo, continua la sceneggiata sul futuro dell’Ilva con un paio di protagonisti indiani.

Partiamo dal dossier elaborato dal dipartimento di epidemiologia del Lazio, in collaborazione con le due aziende regionali per ambiente e sanità, Arpa Puglia e Ares Puglia. Ecco il verdetto senza appello: “è stata riscontrata una forte relazione tra PM10 (polveri sottili) e SO2 (gas) di fonte industriale e questi eventi”, cioè i decessi e le gravi malattie registrate negli anni nei quartieri a maggior rischio di Taranto e più vicini all’impianto, ossia quelli di Borgo, Tamburi e Palo VI. Lo studio dimostra che gli abitanti di quei rioni si ammalano in percentuale di più rispetto a quelli di altre zone cittadine, e molto di più rispetto alle medie nazionali.

E pensare che molti, anche ad alto livello istituzionale, sostenevano che quei picchi mortali erano dovuti a “poco sani stili di vita”: proprio come è accaduto per la Terra dei Fuochi, dove la ministra della Sanità Beatrice Lorenzin (fresca sposa proprio oggi, 9 settembre, tra i faraglioni capresi dove sbocciò il suo amore con il dirigente Rai Picardi, figlio del sindaco blitz di Napoli, 100 giorni nel 1984) osò dire che quelle tragedie e quei lutti erano dovuti “agli stili di vita”, forse troppo goderecci, anche sotto il profilo alimentare!

Torniamo ai veleni tarantini. Ecco la tragica realtà: “le morti per cancro al polmone (più 17 per cento), malattie cardiovascolari (più 11 per cento) e infarto (più 29 per cento) sono legate all’anidride solforosa (S02) e alle emissioni di polveri (PM10). L’incidenza di cancro al polmone è più alta del 42 per cento, più 100 per cento i casi di neoplasie al rene”. Ancora: “La curva dei decessi si alza e si abbassa tra il 2008 e il 2014 a seconda dell’attività industriale che ha subito flessioni in seguito alla crisi economica del 2009, la ripresa di mercato 2010-2012 e il declino nel 2013-2014. Tale sincronia non si osserva altrove”.

Lo studio è stato compiuto su 321 mila persone, la cui storia sanitaria è stata vagliata nel periodo compreso tra il 1998 e il 2014, lavorando su alcuni parametri, come dati anagrafici, registro tumori, schede di ammissione e dimissione ospedaliera, mortalità. Ora quei tragici numeri sono nelle mani dell’attuale governatore della Puglia, Michele Emiliano. Mentre va solo ricordato che l’ex governatore Nichi Vendola (che ha trascorso le meritate vacanze con il bebè Tobia e il compagno nell’azzurro mare di Otranto), al telefono se la rideva conversando amabilmente con il responsabile delle relazioni esterne dell’Italsider…

Bagnoli. In apertura l'Italsider di Taranto

Bagnoli. In apertura l’Italsider di Taranto

Passiamo all’area flegrea di Napoli. L’8 settembre udienza per il processo sull’inquinamento dell’Italsider di Bagnoli e soprattutto la bonifica fantasma, sulla cui “esistenza” si sono pronunciate in modo diametralmente opposto due perizie, quella ordinata dal pm Stefania Buda e quella dei difensori degli imputati. Per far chiarezza sul giallo – o meglio su quello che parecchi definiscono “il segreto di Pulcinella” negli ambienti forensi partenopei – sarà chiamato a pronunciarsi ora un superperito milanese trapiantato a Treviso, Claudio Galli, coadiuvato da Matteo Greggio e Angela Di Tommaso. La perizia comincerà il 27 settembre e avrà la durata di 90 giorni, vero cadeau di Natale. “E’ stato scelto un tecnico più distante possibile da Napoli per evitare ogni possibile conflitto d’interessi – viene commentato – non si tratta di fare nuove analisi ma di studiare con cura tutti gli elementi e i dati già acquisiti. Inoltre Galli dovrà rispondere ai 12 quesiti posti dal giudice, Sergio Aliperti, cinque relativi ai progetti di bonifica e sette alla fase esecutiva o presunta tale”. Uno, comunque, il quesito clou: “è possibile affermare che gli interventi di bonifica e messa in sicurezza, come eseguiti, possano aver determinato un danno alla salute delle persone, ai residente e agli abitanti delle aree limitrofe ed esterne al sito, oltre che ai lavoratori impegnati nella bonifica?”.

La vicinissima area della Gaiola, addossata all’isolotto di Nisida (dove c’è il carcere minorile), e il bacino d’acqua di Trentaremi, una volta tra i più limpidi, sono zeppi di amianto: lo è soprattutto il costone sovrastante dove anni fa vennero effettuati degli sversamenti fuorilegge. Ora, dopo un’attesa eterna, arrivano fondi destinati alla bonifica, un centinaio di milioni di euro: ci sarà un’altra sceneggiata o sarà vera bonifica?

Intanto, il futuro dell’Ilva è ancora nebuloso. Due le cordata in campo. La prima vede schierate la famiglia Marcegaglia e la franco-indiana Arcelor Mittal. La seconda è più articolata e mobile.

E’ infatti stata creata, su iniziativa della sempre più attiva Cassa Depositi e Prestiti nell’era renziana e sotto la guida del finanziere di origini prodiane Claudio Costamagna, “AcciaItalia”, una newco cui prendono parte, oltre a Cdp Equity, la DelFin di Leonardo Del Vecchio (il Paperone d’Italia, sempre primo nella hit dei contribuenti, in sella alla sua Luxottica) e la nostrana Arvedi. Era previsto un quarto partner estero, nella compagine della newco, ma a quanto pare i turchi della Erdemir si sono sfilati: ed ecco ora spuntare un altro gruppo indiano, Jindal Steel & Power. Una singolar tenzone sulle rive del Gange? Staremo a vedere. Intanto il tempo stringe, massimo entro fine anno i commissari straordinari, in campo dopo il crac, devono sciogliere la riserva e decidere. Altrimenti sarà buio pesto.

 

 

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