CLINTON CORPORATION – IL GRANDE AFFARE DELL’URANIO

Huma Abedin

Huma Abedin

Sceicchi arabi, faccendieri internazionali, mediatori libanesi, trafficanti di uranio, proprietari di catene di distribuzione, colossi industriali, professionisti senza scrupoli, vip del management sportivo. Di tutto e di più nel mare di donazioni arcimilionarie a favore delle Fondazioni made in Clinton, una raccolta fondi “umanitari” che più capillare e gigantesca non si può. Più che sospetta, ora, mentre è in piena ebollizione la campagna elettorale per il voto presidenziale di novembre. E più che sospetta già qualche anno fa, quando Hillary Clinton occupava la strategica poltrona di Segretario di Stato, “vendendo” la diplomazia a stelle e strisce al miglior offerente: ossia favorendo progetti e programmi anche di presunti avversari politici, come Cina e Russia, se si dimostravano generosi con le Fondazioni messe in campo – vera artiglieria pesante – dalla Real Coppia. Uno spaccato di business e maxi conflitti di interesse sta emergendo attraverso l’emailGate, la montagna di posta elettronica “privatizzata” dalla lady presidenziale e costretta a consegnare al Dipartimento di Stato. Ma una nuova bomba potrebbe esplodere proprio in vista del voto: un giudice federale, infatti, ha intimato allo stesso Dipartimento di rendere pubbliche entro la metà di ottobre – quindi a un passo dal voto – le mail che Hillary aveva “dimenticato” di consegnare, la bellezza di 15 mila. Tsunami in vista.

Douglas Band con Bill Clinton. In apertura, Hillary con Vladimir Putin

Douglas Band con Bill Clinton. In apertura, Hillary con Vladimir Putin

Ma vediamo di districarci nella “house of donors”, nella giungla di donazioni, in un autentico slalom tra Fondazioni spuntate come funghi nel ricco giardino della Real Coppia. Le quinte colonne che presidiano gli “affari di famiglia” sono soprattutto due: Huma Abedin, l’“ombra di Hillary” (“Hillary Clinton’s shadow”), la sua “body woman”, la “mini Hillary”, secondo le più colorite definizioni dei media a stelle e strisce, che fanno notare le sue origini arabe e i suoi presunti legami con i “Fratelli Musulmani”; e Douglas Band, l’uomo-agenda per gli appuntamenti con i big, la mente che ha partorito 11 anni fa – durante un volo con Bill e vip a Davos – l’idea dello schema-Fondazioni per raccogliere montagne di fondi sbandierando scopi umanitari, e oggi impegnato a tempo pieno con la “Clinton Global Initiative” e le orbitanti Fondazioni.

 

THE BAD BAND’S BAND

Salman, principe del Bahrain

Salman, principe del Bahrain

Partiamo dallo sceicco del Bahrain, il principe Salman. Ha già ottimi rapporti con la famiglia Clinton, per il varo nel 2005 dell’International Scholarship Program, affidato alla Clinton Global Initiative, che nel 2010 s’è vista recapitare un bel gruzzoletto, 32 milioni di dollari. A questo punto – penserete – un tale amico si riceve in ogni momento. No, per fissare un appuntamento con lady Hillary Segretario di Stato, Salma ha contattato il fido Band il quale segnato il suo nome in agenda, accanto alla cifra di 75 mila dollari: detto fatto, l’incontro è stato fissato per due giorni dopo. Commenta un reporter americano: “Per ogni appuntamento, se volevi averlo, dovevi passare per forza attraverso la Fondazione, quindi attraverso Band. No Band, no party, viene da dire. Se non facevi così non avevi la possibilità di vedere mai la lady, se versavi generosamente venivi fissato in agenda entro le seguenti 24-48 ore”.

Eccoci al grosso manager sportivo Casey Wasserman, in ottimi rapporti con le Fondazioni presidenziali tanto da versare nelle loro casse tra i 5 e i 10 milioni di dollari, attraverso la sua creatura, ossia la “Wasserman Foundation”. Porte aperte, quindi, a Casa Bianca e dintorni. Eppure una volta anche i ricchi piangono e una richiesta può non andare a segno (forse bisogna alzare la posta). Succede quando il Raiola made in Usa vuole organizzare una visita negli States di una squadra di calcio inglese, il Wolwerhampton. Ma c’è un problemino da superare, perchè a fedina penale di un giocatore, Paul Martin, non è immacolata, ha un “criminal charge” nel suo pedigree. La richiesta, a quanto pare, non va in porto.

Tutto ok per Daniel Abraham, un ricco “tycoon”, proprietario della catena “Slimfast”. No problem un accesso ad horas nelle ovattate stanze di lady Clinton, avendo versato una cifra identica a quella di Wasserman, ossia “tra i 5 e i 10 milioni di dollari”.

Ci possono essere anche donazioni diversificate. Capita nel caso dell’arcimilionario libanese Gilbert Chagoury, che – udite udite – ha versato una modica cifra compresa tra 1 e 5 milioni di dollari nelle casse della Fondazione, e qualcosina in più, 1 miliardo di dollari (“1 billion”) in quella di consorella “Clinton Global Initiative”. Forse per questo, il grande amico libanese-nigeriano viene definito “substance person”, una persona di sostanza: e non potrebbe essere altrimenti. Ma il fedelissimo Band fa anche di più: infatti descrive Chagoury come “l’uomo giusto per noi in Libano”, letteralmente “key guy there (Lebanon) and tu us”.

E anche le nomine pesanti prevedono un real tariffario. Può succedere, ad esempio, se non hai le credenziali giuste, il curriculum ad hoc, ma vuoi a tutti i costi occupare una poltrona in uno strategico organismo di sicurezza negli Usa, come l’“International Security Advisory Board”. Un certo Rajiv Fernando (un nome di evidente origine araba) pensa bene, nel 2009, di aprire il suo cuore alle umanitarie cause promosse dalla Fondazione e, al tempo stesso, di aprire il suo portafogli versando 1 milione di dollari. Il miracolo, ossia la nomina, avviene due anni dopo, nel 2011, quando incredibilmente – per chi non conosce il gustoso retroscena – ottiene quell’incarico, “pur non avendo alcuna esperienza nel campo”, come notano all’epoca alcuni organi di informazione.

E’ previsto anche uno special price per le coppie, un comodo “2 al prezzo di 1”. Come nel caso di Jill e Ken Iscol, due ricchi “attivisti” politici, che fanno un cadeau “tra 500 mila e 1 milione di dollari” alla Fondazione. La richiesta di incontro negli uffici della Segreteria di Stato è intermediata da una amica comune (tra i due e Huma Abedin), Jacqueline Novogratz.

Passiamo ad un faccendiere a stelle e strisce, Joyce Aboussie. Che per oliare meglio le sue “pratiche” si è messo a posto con le donazioni, elargendo una cifra “tra 100 mila e 150 mila dollari” pro Clinton Foundation. Può tornare utile in tante occasioni, come quella per favorire un incontro tra il Segretario Clinton e il vicepresidente della “Peabody Energy”, Cartan Summer: i quali, evidentemente, non avranno poi parlato di viole e margherite.

Lo spirito umanitario, comunque, non fa certo difetto, essendo la prerogativa base su cui nasce la generosa Fondazione. Per questo c’è anche spazio per il “pocket money”, gli spiccioli, caso mai per un salutino da two minutes. Per un problemino si rivolge all’onnipresente Abedin uno che ha già organizzato compagne per casa Clinton, Kevin O’ Keely, arrivando a racimolare 100 mila dollari. Per questo va bene la donazione di una somma compresa “tra i 10 mila e i 25 mila dollari”.

Stesse cifre che è in grado di conferire alla causa della Real Coppia Ben Ringel, che chiede un appuntamento da 10 minuti. Ne verranno concessi al massimo un paio.

Qualche minuto in più verrà certo elargito al più generoso Maureen White, stavolta una decina si possono trasformare in realtà, visto che il suo bonifico indirizzato alla Clinton Foundation ammonta a 75 mila dollari.

 

LA STORIA DELL’URANIO “ARRICCHITO”

Da sinistra Tim Hunter, Bill Clinton e Frank Giustra

Da sinistra Tim Hunter, Bill Clinton e Frank Giustra

Ma c’è un autentico jolly delle donazioni, attraverso il quale viaggia il colossale affare dell’uranio. Si chiama Frank Giustra, la sua donazione da 100 milioni alla Clinton Foundation è servita da propellente per dar vita, in Canada, ad un progetto contro l’obesità infantile, messo in campo proprio mentre in Africa il potente ramo locale della Fondazione – benedetta anche da Nelson Mandela – si impegnava contro fame e Aids (e corroborata da altri 100 milioni di dollari stanziati dall’ennesimo “amico”, Tim Hunter). Attraverso Giustra si arriva ad un’altra serie di benefattori, maxi donatori per la nobile causa della real Fondazione. E, ciliegina sulla torta, ai rapporti d’affari con gli “odiati” russi: almeno “ufficialmente”.

La “story” inizia con le mire espansionistiche dell’agenzia russa per l’energia nucleare, Rosatom, che nel 2013 punta a conquistare la strategica “Uranium One”, una importante compagnia canadese che ha giacimenti dall’Asia Centrale fino al West degli Usa. L’obiettivo di Putin è proprio quello di costruire intorno a Rosatom una leadership mondiale del settore.

Così dettaglia un sito americano di controinformazione: “al centro della storia (‘tale’) ci sono parecchi uomini, pezzi grossi dell’industria mineraria canadese che sono stati fra i più forti donatori a favore delle imprese umanitarie dell’ex presidente Clinton e della sua famiglia. Membri di quel gruppo hanno costruito, finanziato e probabilmente svenduto ai russi la Uranium One. Da notare che i giacimenti del Kazakstan sono tra i più ricchi del mondo e che in questo modo la Russia controlla un quinto della capacità produttiva di uranio degli Stati Uniti. Mentre i russi acquisivano mediante tre successive transazioni il controllo di Uranium One, nello stesso periodo arrivavano le cospicue donazioni alla Fondazione, pari ad almeno 2, 3 milioni di dollari, e proprio in quel periodo la Segreteria di Stato era occupata da Hillary Clinton”. Tre coincidenze? “Quelle donazioni – viene precisato – nonostante formali dichiarazioni d’intenti date ad Obama, non sono mai state pubblicamente riconosciute dai Clinton.

Ma chi è il regista, non poi tanto occulto, di tutta l’operazione? Chi è il “Manchurian donor”? Frank Giustra, amico di Bill da una vita. Tutto comincia nel 2005, quando Bill vola con friend Frank ad Almaty, in Kazakistan, per incontrare il dittatore Nursuftan Nazarbayev, e definire i dettagli dell’affare. Anello base la corazzata di casa Giustra, UrAsia Energy Ltd., che allora firmò un preliminare di accordo con l’agenzia di stato Kazatomprom. Tutto è poi confluito in un nuovo scrigno, quello di Uranium One, che comincia il suo itinerario in Sud Africa, si dirama in Asia e Australia, quindi finisce nelle mani del canadese Giustra e dei suoi ricchi amici & sodali. I quali saranno tutti generosi con la Clinton Foundation.

Ian Telfer

Ian Telfer

Ecco un dettaglio delle donazioni targate Uranio “arricchito”. Partiamo proprio dal capo, le cui vere donazioni – spiccioli a parte – superano la quota di 30 milioni di dollari: con una garanzia (“pledge”) di altri 100 milioni tondi. E’ poi la volta del pezzo da novanta nel management di Uranium One, il chairman” Ian Telfer, che ha regalato alla Fondazione 2,3 milioni di dollari. Così viene definito: “un grosso investitore nel settore minerario, a capo di Uranium One quando il braccio strategico del governo russo, Rosatom, l’ha acquisita”. Terzo nella hit Paul Reynolds, che è stato al timone fino al 2007 del tandem UrAsia-Uranium One: il suo special gift è compreso in una cifra che oscilla “tra 1 milione e 5 milioni di dollari”: non proprio nuts, noccioline. Siamo ai mini supporter: Frank Holes, a capo di “U.S. Global Investors Inc.”, il quale ha sottoscritto tra i 250 mila e i 500 mila dollari; e Neil Woodyer, consigliere di Uranium One, che per i Clinton ha raggranellato tra i 50 mila e i 100 mila dollari.

I due grandi amici, Bill e Frank, hanno poi messo su insieme una Band – l’ennesima della serie – che hanno voluto giustamente chiamare “Clinton Giustra Sustainable Growth Initiative”, nome dal quale si intuisce, anche stavolta, lo spirito unicamente solidaristico, ecologico, “green”, per iniziative di crescita nel nome della sostenibilità. Se poi qualche dollaro finisce nelle tasche della Band, si può fare. Stavolta l’obiettivo è di dar vita ad un progetto per la nascita di un’azienda, appunto, dedita all’ambiente e allo sviluppo delle risorse naturali (“a natural resources industry”): il tutto per soli 100 milioni di dollari, una vera occasione! E per lanciare la super idea organizzano a Toronto un meeting di stars, da Elton John a Shakira, da Tom Cruise a John Travolta, “per incoraggiare le sottoscrizioni – così spiegato i promotori – a favore di FOF”, divertente acronimo di “Friends of Frank”. La serata – documenta The Globe – “ha generato sottoscrizioni e impegni per un totale da 16 milioni di dollari”.

Fa notare un reporter di Filadelfia: “A parte i milioni di dollari arrivati alla Fondazione Clinto dagli amici di Uranium One, c’è un altro dettaglio non da poco: nello stesso periodo, siamo nel 2009, Bill Clinton tenne una conferenza a Mosca e il suo cachet fu di 500 mila dollari, pagati da una banca legata alle transazioni di Uranium One. Tanto per rinfrescare la memoria, la stessa cosa era accaduta in Cina: un discorso di Bill pagato per metà da una grossa impresa privata e per metà dallo stesso governo cinese, totale 750 mila dollari: e dieci giorni dopo la consorte Hillary parlava del grande “Asian Pivot” nella sua veste di Segretario di Stato. Incredibile ma vero”.

 

MONSANTO, BIG FRIENDS & BIG PHARMA

Schermata 2016-08-27 alle 10.05.10Imperturbabile, lady Clinton, quando si tratta di business. Lo stesso copione va in scena con il mega affare targato OGM. Garda caso, tutti i discorsi ufficiali del Segretario di Stato sono a favore di quegli organismi geneticamente modificati e molto controversi: ma lei tira dritto per la sua strada, convinta che per il “mondo” da sfamare sia una causa buona e giusta. Soprattutto se il colosso degli OGM, Monsanto, è poi generosissimo con le casse delle Fondazioni della Real Coppia. Rubinetti sempre aperti, un cash che corre a fiumi, donazioni su donazioni milionarie. E non temono conflitti d’interesse di sorta, i signori degli OGM, quando invitano Hillary ad un convegno, e non la pagano in grano o sementi, ma con un assegno da 325 mila dollari. Del resto, i rapporti non sono nuovi. Lo studio legale dove lady Clinton si è fatta le ossa, il “Rose Law Firm”, aveva tra i suoi clienti eccellenti proprio Monsanto, per alcune pratiche. Del resto, il team manager della sua campagna elettorale, Jerry Crawford, è un “lobbysta” pro Monsanto. Del resto, i bookmaker danno per certo, in caso di – quasi certa – vittoria a novembre, il prossimo ministro dell’Agricoltura sarà Tom Vilsak, strenuo sostenitore degli Ogm e grande amico di casa Monsanto.

Jerry Crawford

Jerry Crawford

Un colosso, Monsanto, entrato nel mirino di un altro colosso europeo, la leader di Big Pharma Bayer, che ha fatto una super offerta, per ora (ma secondo gli analisti il matrimonio si farà, anche se a condizioni diverse) rinviata al mittente. Una Monsanto che può contare su molti seguaci e followers, tra gli scienziati: alcuni li definiscono i “Mafia Scientists”, una folto drappello abituato a scorribande accademiche in mezzo mondo, a botte di cachet da migliaia di dollari.

Osserva un analista finanziario di New York: “Se guardate alla lista dei donatori eccellenti delle Fondazioni dei Clinton, troverete comunque in cima la “Bill & Melinda Gates Foundation” e il gruppo Monsanto. Altri big sono poi Pfizer, ExxonMobil, Dow Chemical, Goldman Sachs, Procter & Gamble, Coca Cola”.

Chelsie  Clinton

Chelsie Clinton

Nelle ultime settimane sulla stampa americana vengono sollevati alcuni interrogativi e si comincia a parlare di conflitti di interesse. La Real Coppia dice “no problem”, se lady Hillary verrà eletta non ci sarà alcun conflitto. Commenta l’analista: “trucchi e trucchetti soliti. Il conflitto è gigantesco e non verrà certo risolto. Al massimo una limatina. Se chiudi una Fondazione, ce ne sono altre pronte all’uso. E poi ulteriori sigle di contorno, tutti serbatoi da milioni di dollari. L’ultima trovata è di far uscire addirittura la figlia Chelsea da uno dei board. Fumo negli occhi, poi la figlia ha subito detto che non ci sta. Un altro escamotage: le Fondazioni restano ma non accetteranno più donazioni provenienti da altri stati, per evidenti motivi. Ma i Clinton, attraverso i loro amici, hanno già fatto sapere che se chiudono quei canali di entrata, non bloccano certo le donazioni che passano attraverso la ‘Clinton Health Access Inititive’. Sembra il gioco delle tre carte. Ma di mezzo c’è il futuro  della nazione più potente del mondo…”.

 

LINK

Affari & Fondazioni di King Bill e Queen Hillary. E cinque gialli tutti da scoprire. 13 agosto 2016

 

LIBIA-TURCHIA-SIRIA / IL TRIANGOLO DI HILLARY – 2 agosto 2016

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