METRO’ NAPOLI / IL PIU’ BELLO, PIU’ CARO E PIU’ LENTO DEL MONDO: ATTESE FINO A 50 MINUTI…

Avviso ai turisti e ai povericristi costretti a servirsi del metrò di Napoli, il “più bello del mondo”. I tempi di attesa possono raggiungere anche il tetto dei 50 minuti. Roba che neanche con le zattere in centroafrica.

La lieta novella arriva dalle colonne partenopee di Repubblica, che per l’occasione si trasformano in una sorta di orario delle corse capovolto.

“L’Anm (la municipalizzata napoletana dei trasporti, ndr) assicura che negli orari di punta l’attesa è di 8 minuti”. Ma siamo solo all’antipasto per quanto riguarda la tribolata Linea 1. Ed eccoci al robusto primo: “Le attese sono lunghissime, detto già degli 8 (presunti) minuti nelle ore di punta, la media va da 12 a 18 minuti, con picchi di 24 minuti nelle fasce meno ‘calde’. Il che vuol dire che se salta una corsa, eventualità più che possibile considerando l’età avanzata dei mezzi, si arriva anche a 50 minuti di attesa per un treno della metropolitana. Insomma, un po’ il tempo che occorre per arrivare a Roma con un Freccia Rossa”.

Segue il tragico raffronto con metrò dello stesso Belpaese. A Roma l’attesa media è fra 1 e 3 minuti massimo, per raggiungere il top, nelle ore morte, di 15-20 minuti. A Milano l’attesa media è ‘svizzera’: 2 minuti e 10 secondi; mentre quando non aspetta nessuno, i convogli comunque transitano a distanza di 3 minuti e 45 secondi. Estenuante precisione.

Sorge spontanea la domanda. Come mai ritardi colossali per il metrò costato un occhio della testa, 350 milioni a chilometro, il doppio di Roma e del tunnel sotto la Manica? I soliti problemi di traffico anche nel ventre di Napoli? Possibile per un superprogetto firmato dai compassi più gettonati, come la Rocksoil di casa Lunardi, il ministro berlusconiano delle Infrastrutture? E per un’opera realizzata (e ancora, a 40 anni dal battesimo, da completare) dai big del cemento come la Vianini dei Caltagirone e la parmense Pizzarotti, oltre alla parastatale Ansaldo?

Una risposta c’è, calda calda come una sfogliatella. I ritardi sono semplicemente voluti, studiati con cura a tavolino. Per far gustare a tutti i passeggeri – dai napoletani che devono raggiungere il posto di lavoro, ai turisti che di tempo libero ne hanno un sacco – le opere d’arte realizzate e custodite lungo i suoi memorabili percorsi. Artisti di tutto il mondo, pennelli eccelsi e soprattutto costati un occhio (il secondo), opere antiche spuntate magicamente da millenni remoti.

L'archiatra Massimiliano Fuksas. In apertura, folla alla Metropolitana di Napoli in occasione dell'ennesimo guasto

L’archiatra Massimiliano Fuksas. In apertura, folla alla Metropolitana di Napoli in occasione dell’ennesimo guasto

Da incorniciare – è il caso di dirlo – le fresche parole pronunciate dall’archistar Massimiliano Fuksas, davanti agli sbalorditi conduttori di “In Onda”, che per l’estate su La 7 prende il posto dell’Otto e mezzo griffato Gruber. Ecco il suo Verbo: “facendo i lavori, abbiamo trovato un tempietto antico”. E che avete fatto? “Beh, lo abbiamo preso… ingabbiato”… “Ingabbiato?”. “Beh, sì, così chi passa può ammirarlo”. Senza pagare niente! Tutto “a gratis”. San Gennaro sul fronte dei miracoli è strabattuto.

E’ perfettamente “logico”, a questo punto, il fisiologico ritardo. Per godersi quel po po’ di roba, quell’arte che gusti come un babà, in alcune stazioni puoi addirittura immergerti nel blu del mare, che è a poche decine di metri, lungo la mitica via Caracciolo.

Peccato, solo, che d’autunno, alle prime piogge, sia diluvio continuo. Le stazioni si allaghino completamente, e sia quasi necessario noleggiare un canotto per guadagnare l’uscita. E peccato che al primo caldo le stazioni diventino bollenti come forni crematori: forse studiato per turisti tedeschi e polacchi, e rammentare meglio l’Olocausto.

Peccato, ancora, che le vie di fuga via siano state studiate come neanche alle elementari, quando gli alunni devono evacuare (c’è sempre Immodium) per allenarsi ad eventuali eruzioni. Del resto, il primo progetto – portato a Roma da sudati funzionari di palazzo San Giacomo tanti e tanti anni fa – venne comprato da uno neo laureato di architettura, tesi sul sottosuolo di Napoli. Peccato che la consueta VIA, la Valutazione d’Impatto Ambientale che adesso si fa anche per una veranda, sia mancata per anni all’appello. Persa. Introvabile. Poi “rubata”, secondo una denuncia a posteriori dei solerti funzionari di palazzo San Giacomo. Quindi “ri-costruita” e deliberata a lavori ormai abbondantemente iniziati.

E peccato che a disturbare appena un po’ i sonni di quei funzionari alle prese con il quotidiano “bene pubblico partenopeo”, ci sia ora il processo per il crollo di un palazzo storico della Riviera di Chiaia, collassato una bella mattina di tre anni e mezzo fa e solo grazie – stavolta – a San Gennaro non si verificò una strage (e svariate chiese chiudono battenti, o sono pluritransennate per continui crolli di calcinacci e pericoli di stabilità).

Una quindicina, infatti, sono gli imputati che dovranno a breve comparire in giudizio per “mancata strage”, tra dirigenti di imprese private e Ansaldo, più alcuni funzionari un po’ distratti del Comune di Napoli. Il cui sindaco, Luigi de Magistris, però si è costituito parte civile, come del resto nella tragica vicenda del calcinaccio killer che – staccatosi dalla storica Galleria Umberto – due anni fa colpì in testa uno studente colpevole di aver fatto, quel giorno, filone a scuola…

 

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