La cosiddetta “anima del commercio”

Fu rivolta, anni fa del mondo del cinema, principalmente dei registi italiani, contro la barbarie dei film interrotti dalla pubblicità, che fossero prodotti da cassetta o capolavori. A rispettare la continuità della narrazione cinematografica, in questa fase dei network televisivi, è solo Sky di Murdock che se lo consente grazie a costi esorbitanti degli abbonamenti della sua esaustiva produzione. A partire dal “basso”, dalle emittenti locali, il resto è invasione brutale di reti e programmi. Per quasi su tutti i canali delle “private” tre quarti delle trasmissioni sono monopolizzate dalla vendita di una miriade di prodotti, dai tappeti ai cosiddetti preziosi, dalle auto alle stoviglie o da presunti/e veggenti che promuovono le loro doti divinatorie e di guarigioni prodigiose offerte a pagamento negli “studi” privati. Rai, Mediaset, La 7, bombardano i rispettivi utenti con una valanga di spot, raggruppati in segmenti preceduti da sigle o disseminati nel corso di programmi di ogni genere, film compresi. La tecnica per far presa sui potenziali acquirenti è da tempo una scienza esatta che utilizza strategie di marketing sofisticate. L’offerta di prodotti e servizi è diversificata per fasce di ascolto e solo per fare un paio di esempi, presuppone che le massaie siano bersagli vulnerabili nelle ore del mattino, quando sono impegnate, a Tv accesa, nelle pulizie e nei preparativi del pranzo o nelle ore pomeridiane quando si concedono a fiction, soap opere e talk show di intrattenimento che sfornano cronaca nera, giudiziaria, rosa e gossip a gogò. La sera è teoricamente regno maschile e si può scommettere sull’offerta di assicurazioni, auto.

La pubblicità di quotidiani e periodici obbedisce a principi identici. Negli allegati riservati alle donne di fine settimana, i due grandi quotidiani italiani, Repubblica e Corriere sono saturi di offerte di prodotti per la bellezza, indumenti intimi, abiti firmati. Subdole le proposte in alcuni settimanali patinati di lussuose auto. Partendo dalla considerazione che the sprit brain (il cervello diviso) sia diversamente specializzato nei due emisferi e accertato che il sinistro sovrintende ai processi razionali mentre il destro alla creatività, alla fantasia, eccetera, nella pagina di sinistra della rivista sono elencate le caratteristiche tecniche della vettura e in quella di destra appare una bellissima foto della macchina con accanto stupende fanciulle sorridente. Nella battaglia degli slogan, primi in classifica questi: “Kodak, è bello sapere che c’è”, il formidabile “Rai, di tutto di più”, efficace il “Meno male che Silvio c’è” per Berlusconi. Sarebbe vietata la pubblicità “invisibile” ma penetrante. Anni fa un’industria inserì nel suo spot proiettato in tutti i cinema il fotogramma di una bibita ghiacciata, bevuta da ragazzi assetati. Il messaggio era percepito solo dal subconscio e spingeva gli spettatori a comprare quella bibita al bar del cinema. Una preziosa pubblicazione per l’Einaudi, dal titolo “Persuasori occulti” svelava i retroscena di questo mondo essenziale per chi si occupa di vendite. Più di recente un’indagine sulle strategie dei supermercati ha svelato che i prodotti sono sistemati negli scaffali con metodologie mirate. In basso quanto induce i bambini a chiedere determinati acquisti ai genitori, ad altezza delle donne alimentari e detersivi. Il tempo degli amati di “Carosello” è considerato archeologia della pubblicità, soppiantato da capolavori di “corti” firmati da grandi registi e interpretati da divi famosi. Difendersi è impossibile. Provate a comprare un dentifricio, un pacco di biscotti: la vostra scelta si indirizzerà al prodotto che la pubblicità ha promosso con maggiore efficacia e ripetitività. Il peggio è nella subordinazione psicologica che induce al consumo di prodotti inutili o addirittura dannosi. A proposito di pubblicità i giochi di Rio, in esclusiva per la Rai, si può intuire come gongoli il tesoriere, per i lauti incassi prodotti da una valanga di spot.

Nella foto la pubblicità di un’auto

Lascia un commento