VIVISEZIONE / COSA HA RISPOSTO IL MINISTRO LORENZIN AI MONITI UE? SONNI & SILENZI

Continuano a dormire sonni tranquilli, al ministero della Salute, soprattutto adesso che sono arrivate le meritate ferie dopo un anno di “faticoso” (sic) lavoro. E continua il silenzio del super attrezzato ufficio stampa – a quanto pare sei giornalisti stipendiati – ad un mese e passa dalla nostra richiesta di notizie circa la risposta della titolare, Beatrice Lorenzin, ai “moniti” dell’Unione Europea in tema di “vivisezione”, pardon di “sperimentazione animale” come le madame Curie di casa nostra – prima fra tutte le senatrice e farmacista a vita Elena Cattaneo – preferiscono chiamarla.

A fine giugno, infatti, scadeva l’ultimatum Ue al nostro Paese: o vi adeguate alle meno “garantiste” norme comunitarie verso le cavie, oppure vi beccherete un bel cartellino rosso, le rituali sanzioni dei padroni del vapore. In sostanza, la nostra normativa avrebbe dovuto adeguarsi soprattutto su tre fronti: basta limiti numerici alle sperimentazioni sulla stessa cavia (per la serie, fino a che respira fatela a pezzi); maggiore spinta agli xenotrapianti, ossia passaggi di organi da una cavia all’altra; maggiore spinta anche alla somministrazione di droghe d’ogni specie, tabacco e alcol alle stesse cavie, come se quotidianamente cani, gatti e ratti bevessero un cognac o si facessero di coca.

Del resto – sottolinea Bruno Fedi, cofondatore del Movimento Antispecista e per anni docente di Medicina e Chirurgia alla Sapienza di Roma – “i risultati delle sperimentazioni sugli animali non sono trasferibili agli umani, quindi non hanno alcuna utilità scientifica. Non servono al progresso della medicina, ma solo a soddisfare gli interessi economici dei colossi dell’industria farmaceutica”.

Al contrario, secondo il Verbo di Elena Cattaneo, più volte ospitato sulle prime pagine di Repubblica, “senza la sperimentazione animale la medicina muore”, “senza quegli esperimenti torniamo ai tempi delle tribù”. Musica melodiosa per le ricche orecchie di Big Pharma.

A quel diktat, comunque, Lorenzin rispose scodinzolando. E’ di fine aprile, infatti, la solita inchiesta made in Repubblica pro vivisezione (fa il paio con le campagne pro Ogm e pro Vaccini), compresa intervista alla ministra che prometteva una rapidissima risposta alla Ue, per confermare che il nostro Paese avrebbe provveduto al più presto, ben prima dei due mesi di tempo concessi, a modificare quelle norme.

Fino ad oggi il silenzio più totale. Il folto ufficio stampa non ha partorito neanche un rigo di risposta. Sui media nessuna notizia. Ha obbedito “in silenzio” il ministro Lorenzin? Oppure ha avuto un sussulto di dignità, caso mai scorrendo qualche immagine sulle “tanto umane” prassi di vivisezione? Forse agli “umani” cittadini – tra un tuffetto e l’altro – una risposta dovrebbe fornirla…

Nella foto il ministro Lorenzin

 

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