RIFORMA DEL CSM / IL GIOCO DELLE TRE CARTE AL VAGLIO DEL GUARDASIGILLI ANDREA ORLANDO

Riforma del Csm, se ne parla da vent’anni. Uno dei bubboni nel “pianeta” giustizia, il regno delle correnti che uccidono il senso di quella frase scritta in tutte le aule dei tribunali di casa nostra, “la Giustizia è Uguale per Tutti”. Un’utopia rimasta sempre e solo sulla carta.

Ora la montagna partorisce il topolino. Al ministro della Giustizia Andrea Orlando, infatti, è stata recapitata la bozza di riforma elaborata dalla commissione costituita ad hoc e presieduta Luigi Scotti, ex magistrato, ex sottosegretario e poi Guardasigilli (per un paio di mesi) del Prodi II in fase ormai al lumicino per le dimissioni dell’allora inquilino di Via Arenula Clemente Mastella (ora tornato fra le truppe berlusconiane – del resto era stato il ministro da 1 milione di posti di lavoro – e candidato sindaco a Benevento per le amministrative del 5 giugno).

Due le sorprese pasquali contenute nella Super Bozza: la ormai scontata parità di genere per consentire un’adeguata presenza femminile nell’organismo di autogoverno di una categoria che vede le donne prevalere come numero, ma certo non nei ruoli apicali; ma soprattutto il nuovo “sistema elettorale”, un doppio turno che, sulla carta, dovrebbe ridurre il peso delle correnti. Scartato, invece, il sorteggio, l’unica vera “rivoluzione” possibile, l’unico metodo – secondo non pochi giuristi – in grado di tagliare in un sol colpo il tumore delle correnti: alle quali invece, col doppio turno, viene fatto appena un piacevole solletico.

Ecco la Super Idea partorita dalle Illuminate Menti dei Soloni, orchestrati da Scotti. Ad illustrarla provvede la penna di Maurizio Tortorella, vicedirettore di Panorama e autore di un fresco corsivo per “Tempi”. “La proposta prevede un doppio turno elettorale. Al primo, per eleggere i 14 candidati di loro spettanza, si potranno presentare tutti i 9 mila magistrati italiani senza liste o sigle di appartenenza, anche singolarmente. In apparenza – commenta Tortorella – è qui l’innovazione proclamata ai quattro venti: tutti gli elettori, si dice, saranno finalmente liberi di scegliere candidati senza una corrente alle spalle. Al contrario, se proprio non vogliamo chiamarla truffa, è un’illusione ottica. Perchè i magistrati saranno chiamati a selezionare, con il loro voto, un numero di candidati quadruplo rispetto ai 16 posti in palio. E cioè 64 togati divisi per ruolo e distribuiti come i posti da assegnare: 8 magistrati di Cassazione per 2 seggi, 16 pm per 4 seggi, 40 giudici per 10 seggi. E’ evidente che in questo baillamme basterà un qualunque gruppo organizzato (in parole povere, una corrente) per dirigere il voto verso liste di singoli graditi a questo o a quel partito delle toghe. Così torneremo esattamente al punto di partenza”.

Il ministro Andrea Orlando

Il ministro Andrea Orlando

Prosegue la perfetta ricostruzione di Tortorella. “Va detto che, al secondo turno, la proposta Scotti concede ai candidati eletti di riunirsi ancora in correnti o in liste, sulla base di programmi elettorali e organizzativi, ‘in modo da dar voce e riconoscibilità ai diversi orientamenti culturali (e politici e d’interesse, aggiungo io) presenti in magistratura’. Insomma, è più che un’occasione persa. E’ una presa in giro. Anche perchè, se dovesse passare la riforma Scotti del Csm andrà ad affiancarsi alle nuove norme che regolano l’attribuzione degli incarichi direttivi, cioè il sistema con cui lo stesso Consiglio superiore sceglie i capi delle procure e dei tribunali. Questo nuovo sistema, infatti, ha accresciuto, se possibile, il potere discrezionale del Csm, e dunque proprio il peso delle correnti: ha inserito criteri di valutazione che prescindono dall’esperienza direttiva, ha valorizzato esperienze di lavoro di magistrati che non hanno mai avuto incarichi direttivi, cioè i tantissimi che sono distaccati presso i ministeri o lanciati direttamente in politica a ogni livello. Altro che depotenziamento delle correnti”.

Altra questione bollente, la sezione disciplinare del Csm, snodo base anche sul fronte delle sanzioni che il consiglio può irrogare a carico di magistrati che ne hanno combinate grosse (e per i quali, ancora oggi, esiste un particolare “filtro” prima che venga avviata ogni azione di risarcimento civile). Risibile la “riforma” prevista dalla Super Riforma: invece di una sezione composta da 6 membri, 2 laici e 4 togati, due sezioni da 3 (1 laico e 2 togati), “per velocizzare – dicono i Soloni – i lavori”. Ma il prodotto, lo capisce anche un bimbo delle elementari, non cambia, con una sProporzione di 2 a 1 che fa a pugni con ogni logica (e giustizia).

Il Padre della Bozza Magica è, come detto, Luigi Scotti, ex area pci, poi pds, ds, pd, e anche assessore, a Napoli, per la giunta della gavianea prima e bassoliniana poi Rosa Russo Iervolino nel 2008. Non è – come scrive Maurzio Tortorella – Vincenzo Scotti, l’ex pluriministro Dc negli anni di vacche grasse per la Balena Bianca (fu anche titolare del Viminale all’epoca delle stragi mafiose, poi sostituito da Nicola Mancino). Dc-Pd, la sostanza non cambia: e non muta, soprattutto, la volontà di scalfire la Kasta in Toga.

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