RATA NON PAGATA? PRIMA CASA PIGNORATA – GRAZIE, RENZI

L’esproprio delle prime case dopo 7 rate non pagate è un ennesimo regalo ai banchieri da parte di un governo cameriere delle banche. Agevolate le vendite forzate degli immobili di proprietari in temporanee difficoltà economiche

Elio Lannutti

Elio Lannutti

La funzione sociale del credito e del risparmio, garantito dalla Costituzione, subisce l’ennesimo attacco da parte di un Governo disattento alle esigenze delle famiglie e dei cittadini. Dopo il decreto ‘salva banche’, che ha espropriato 130.000 famiglie, ora il decreto legislativo sui finanziamenti ipotecari del ministro Maria Elena Boschi spiana la strada per espropriare le case dei legittimi proprietari in temporanee difficoltà economiche, agevolando le vendite forzose degli immobili da parte delle banche, senza passare per lo scrutinio di legittimità dei giudici.

Per accelerare il recupero dei crediti inesigibili da parte degli istituti di credito, infatti, il decreto Boschi ha cancellato l’articolo 2744 del codice civile, che vieta il cosiddetto “patto commissorio” e cioè “il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore”, sottraendo ai consumatori ed alle famiglie le tutele minimali esistenti, per incentivare in tal modo la modifica unilaterale delle condizioni anche a mutui e finanziamenti già erogati.

Il superamento di tale divieto, che sembra scritto dai legali degli istituti di credito, permette quindi alle banche di entrare direttamente in possesso dell’immobile e di metterlo in vendita per soddisfare il proprio credito qualora il mutuatario sia in ritardo con il pagamento di 7 rate, anche non consecutive, col risultato di mettere in mezzo ad una strada migliaia di famiglie morose per temporanee difficoltà economiche.

Adusbef e Federconsumatori, inorridite dal cinismo mal temperato di un Governo che mostra la sua faccia più feroce sui drammi umani per assecondare quei desiderata delle banche, che non si fanno scrupolo nell’espropriare in pochi mesi l’immobile già gravato da ipoteca, costato sudore, sacrifici e tassi di interessi superiori alla media europea, dopo il mancato pagamento di sole  7 rate (che coincidono con 7 mesi consecutivi), si batteranno per impedire di gettare in mezzo ad una strada nuclei famigliari già disperati per la perdita del posto di lavoro od altri imprevisti, travolti dalla lunga crisi sistemica generata dalla finanza speculativa dei banchieri.

 

LA BEFFA DEL PIV 

E sempre ad aggredire un bene prezioso per gli italiani, come la prima casa, punta anche il PIV, Prestito Ipotecario Vitalizio (Piv) che entra in vigore tra pochi giorni, il 2 marzo. Si tratta di un finanziamento senza rata, a metà tra un prestito e un mutuo, rivolto a chi ha più di 60 anni e decide di attingere al ‘bancomat casa’ in cambio del 15 25% del valore dell’immobile, sul quale viene iscritta un’ipoteca in alternativa alla nuda proprietà. Il PIV  ha lo scopo di gettare nelle grinfie dei banchieri migliaia di anziani ed il sudato risparmio di intere generazioni, rendendo tossico-dipendenti del denaro facile apparentemente elargito gli stessi eredi, che difficilmente riusciranno ad estinguere i debiti bancari, liberare l’immobile dall’ipoteca, vendere l’immobile o lasciare che la banca mutuataria lo venda per rimborsare il proprio credito.

Schermata 2016-02-27 alle 18.58.24Diversamente dalla ‘nuda proprietà’, la proprietà dell’immobile rimane agli  eredi  e con essa il debito accumulato, che i congiunti potranno estinguere entro 12 mesi, in unica soluzione, riscattando la casa o vendere l’immobile per rimborsare la banca. Trascorso tale periodo spetterà all’istituto di credito vendere l’immobile  per rientrare del credito vantato, che non potrà essere superiore al valore della stessa abitazione: e ci mancherebbe, che il 25% del prestito possa superare perfino il valore immobiliare !

I tassi attualmente praticati (tra il 7,50 ed il 9,00%), a differenza  dei mutui trentennali fissati a circa la metà (3,5- 4,00%, rendono onerosissimi tali prestiti, con l’aggravante che gli interessi e le spese (perizia, istruttoria, assicurazione incendio/scoppio) sono capitalizzati periodicamente sul finanziamento originario e rimborsati tutti in un’unica soluzione alla morte del contraente.

Considerando un finanziamento da 100.000 euro e un Taeg del 7,5%, il primo anno si matureranno 7.500 euro; il secondo anno il 7,5% viene calcolato sul montante, costituito dal capitale (100mila euro) e gli interessi maturati, quindi 107.500 euro, salendo così nel secondo anno a 8.062 euro, e dopo 14 anni i 100.000 euro diventano oltre 275.000. Trascorsi 20 anni bisogna restituire 425.000 euro, con calcoli anatocistici (interessi sugli interessi). Ricordo che tali calcoli sono stati dichiarati illegali dalla legge 147/2013 (che ha modificato il testo unico bancario, ponendo fine alla prassi degli interessi sugli interessi dei conti correnti) e dai tribunali, come dimostra la sentenza della sezione civile di Cassazione  numero 9127 del 2015 depositata il 6 maggio, che ha dato ragione al titolare del contratto di apertura del credito con garanzia ipotecaria cui era pervenuta un’ingiunzione dall’istituto bancario per il pagamento di oltre un milione di euro.

Adusbef e Federconsumatori, che si riservano di impugnare ancora una volta norme ad uso e consumo delle banche, lanciano un appello volto ad evitare il più possibile il prestito ipotecario vitalizio, con lo specchietto delle allodole di migliorare il tenore di vita, soddisfare esigenze di consumo o anche supportare con l’anticipo i figli nell’acquisto della casa senza perdere la proprietà dell’immobile. Il PIV è infatti l’ennesimo tentativo di saccheggiare il sudato risparmio degli anziani, spogliando gli eredi con spese, interessi e provvigioni da parte di un sistema bancario avido e spregiudicato, tra i peggiori d’Europa.

Schermata 2016-02-27 alle 18.59.28Le banche italiane, non contente di saccheggiare i consumatori, le famiglie e le piccole e medie imprese sono – come spiega Zigmunt Bauman nel ‘mondo drogato della vita a credito’  – sempre alla ricerca di nuove terre vergini da esplorare: «Vivere a credito dà dipendenza come poche altre droghe, e decenni di abbondante disponibilità di una droga non possono che portare a uno shock e a un trauma quando la disponibilità cessa. Oggi ci viene proposta una via d’uscita apparentemente semplice dallo shock che affligge sia i tossicodipendenti che gli spacciatori: riprendere (con auspicabile regolarità) la fornitura di droga».

Il prestito ipotecario vitalizio rappresenta l’ennesima fornitura di droga, che si aggiunge alle carte di debito, al denaro dal nulla di plastica e delle carte revolving, per rendere ancora più schiavi milioni di famiglie gettate nelle grinfie di banche e società finanziarie, con l’illusione di condizioni più felici con vite scandite da rate e ratei di interessi anatocistici che non si riusciranno mai a pagare, ipotecando così il futuro dei giovani, con il risparmio di intere generazioni investito nelle proprie abitazioni con duri sacrifici e costosi mutui, che rappresentano ‘quelle nuove terre vergini’ del patrimonio immobiliare privato costituito dalle case, pari a 4.837,8 miliardi di euro, come nuova frontiera da saccheggiare.

Stupisce che si possa festeggiare acriticamente  l’ennesimo esproprio del risparmio immobiliare dei vecchi, quei nove anziani su dieci proprietari della casa in cui vivono, già impoveriti da errate politiche economiche e fiscali, dispensando modelli fallimentari di un mondo drogato della vita a credito, che dà dipendenza come poche altre droghe, in sintonia con l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) e con le banche, i cui interessi non hanno mai coinciso con diritti ed interessi delle vessate e saccheggiate famiglie italiane.

 

In apertura Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi

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