GIALLO CUCCHI / IL SUPER PERITO INTRONA E’ MASSONE: IN SONNO, NON  IN SONNO O CHE ?

Scoppia la bomba “massoneria” nel caso Cucchi. Il coordinatore del team di periti nominati dal gip Elvira Tamburelli per far finalmente luce sul giallo del giovane ammazzato in circostanze ancora misteriose (ma ai più ormai ben chiare) è stato iscritto ad una loggia massonica ma, soprattutto, avrebbe mentito allo stesso gip nel descrivere la sua “uscita” dalla loggia “Saggezza Trionfante” di cui ha fatto parte dal 1980 al 1982.

Il j’accuse arriva dalla famiglia di Stefano Cucchi, il cui legale ha presentato una denuncia alla procura di Roma in cui viene documentata l’affiliazione massonica del superperito.

Meno di un mese fa, a fine gennaio, il gip Tamburelli aveva convocato Introna, prima del conferimento dell’incarico, per chiedergli specificamente di chiarire la sua appartenenza o meno alla massoneria. Testualmente ha replicato Introna: “Dal 1980 al 1982 ho fatto parte di una loggia che si chiama Saggezza Trionfante”. Quindi ha precisato: “Dopo sono andato via dalla massoneria e non sono neanche nella posizione in sonno”.

A questo punto, dopo la denuncia dell’avvocato Fabio Anselmo, legale dei Cucchi, il pm Giovanni Musarò dovrà accertare la fondatezza di quanto verbalizzato da Introna davanti al gip. E’ in sonno? Non è in sonno? O in quale “status” si trova?

La questione è molto delicata. Ma per certi versi “chiara”, perchè non ammette dubbi eccessivi. Osserva un esperto di esoterismo e massoneria: “La massoneria, fino a prova contraria, è una cosa seria. Non è una bocciofila, né un’associazione di cinefili: non si entra né si esce come se si trattasse di un bar o di un circolo. Una volta che, dopo un lungo percorso di accettazione e iniziazione, entri, non puoi più uscire, ma solo essere “assonnato”. Il periodo di assonnamento può essere più o meno lungo. Poi, se non rientri, resti definitivamente assonnato. Ma non potrai mai dire ‘me ne sono uscito’ oppure ‘me ne sono andato’”. Parole chiare. Non dovrebbe risultare particolarmente complesso, per il pm Musarò, accertare tale circostanza e la reale posizione di Introna in seno alla massoneria.

Ma sorgono, spontanei, non pochi interrogativi. Che riportano ad altre maxi inchieste nelle quali – sempre in qualità di super perito o di medico legale – fa capolino il nome di Introna. Primi fra tutti il giallo dei gialli – quello di Elisabetta Claps, proprio in questi giorni ricordato come l’emblema per “Chi l’ha visto” dalla sua vera anima, Federica Sciarelli – e anche quello, non meno intricato, di Melania Rea. Non è finita, perchè nel pedigree di Introna ci sono anche i casi dei fratellini di Gravina, dei fidanzatini di Policoro, nonché la consulenza per Raffaele Sollecito, scagionato – con la statunitense Amanda Knox – nel giallo di Meredith Kercher.

Nella vicenda che coinvolse Elisabetta Claps, scomparsa quasi 23 anni fa a Potenza, il cadavere è stato ritrovato solo del 2010. E per verificarlo è intervenuta la perizia legale di Francesco Introna, basata sui test del Dna. Poi, una mole di interrogativi ancora senza risposta: come ha potute sfuggire tranquillamente per anni alla giustizia Danilo Restivo? Come sono stati possibili tanti depistaggi? Di quali protezioni ha potuto godere? Come mai tante coperture “eccellenti”? Sono rimbalzati svariati nomi, infatti, tra gli autori, i corresponsabili o quanto meno i fiancheggiatori di depistaggi &  protezioni: pezzi di istituzioni, dalla magistratura alle forze dell’ordine, l’ombra dei Servizi e anche quella della massoneria.

Passiamo al caso Rea. La cui “soluzione” ufficiale reca direttamente la firma di Introna, il quale ha infatti redatto la perizia che porta alle tracce di Dna nella bocca di Melania, ossia la saliva di Salvatore Parolisi. Tanto basta per inchiodare il militare a quel delitto? Così fino ad oggi. E in nessun conto, fino ad oggi, sono state tenute altre piste, di ben più rilevante spessore rispetto alla solita “passionale” risolvi-tutto. Come mai non hanno avuto alcun seguito le prime indagini che portavano ad uno scenario ben diverso, ossia i traffici di droga nelle caserme? Come dimenticare le missioni afgane del soldato Parolisi? Perchè dimenticare le parentele ingombranti (leggi clan dei Casalesi) della recluta Titta, molto amica di Parolisi? Come non tener conto dei precisi “messaggi” in linguaggio tipicamente camorrista inflitti sul corpo della povera Melania e del tutto inspiegabili per un marito pur geloso ed esasperato? In sostanza: ben più percorribile e digeribile – anche per il grande pubblico – il movente sessual-passionale rispetto ai traffici milionari delle polveri bianche, che caso mai transitano in quegli intoccabili santuari chiamati caserme.

Però un bacio, testato via Dna, diventa la prova regina…

 

Nella foto Stefano Cucchi

 

PER APPROFONDIRE

Melania e le altre/GLI IMPUNITI – 1 aprile 2015

 

CLAPS NELLA LISTA DEI 400 – UN ANEMONE PER ELISA – 2 giugno 2010

 

 

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