Arcobaleno su Sanremo

Insomma, il tempo darà ragione all’Italia delle canzonette e alla direzione artistica di Conti del Festival, in linea con lo straripare della televisione obnubilante, tesa a premiare il livello culturalmente medio basso degli utenti per guadagnare ascolti tra i fedelissimi di fiction, orge di contenitori gastronomici, talk show mattutini e pomeridiani invasi dal gossip e da interesse morboso per fatti di cronaca irrisolti, surrogato dei tribunali veri? Bella domanda. Ma si può scommettere, visibilità e continuità di interesse per vincitori e vinti della kermesse sanremese avrà un futuro labile, imparagonabile a storiche performance canore di mostri sacri come Modugno che a distanza di anni dal boom di “Volare” è saldamente nella memoria degli italiani e non solo della loro. Nel bilancio del Festival la Rai include il totem degli ascolti, certamente alti ma certo non per merito delle canzoni e degli interpreti, le une e gli altri non eccelsi e destinati a un rapido oblio. I numeri delle sei serate (quando le ridurranno a un paio?) descrivono la ricaduta positiva sull’audience di elementi collaterali che non hanno nulla in comune con la gara dei cosiddetti big e degli esordienti. Non ci vuole la zingara per capire che i picchi di ascolto si devono agli ospiti, inseriti senza badare a spese nel contesto della gara. Qualunque altra proposta serale, che avesse in scaletta artisti del calibro di Elton John, Nicole Kidman, Ramazzotti, Elisa, Pausini, Bolle, Zero e compagni, riceverebbe identico consenso. Niente hanno aggiunto le presenze anomale di comici e al contrario alcune sono risultate indigeste. Sbagliata la scelta di Aldo, Giovanni e Giacomo di riproporre un noioso e datato sketch, peggio Brignano che ha rivelato il peggio di sé, esibendo machismo, sessismo e volgarità di bassa lega, bigottismo gradito al Cardinale Bagnasco. Qualcuno dovrà pure giustificare la presenza dell’inutile Garko e l’esibizione in abiti trasparenti della rumena Madelina Ghenea, in competizione a distanza con Belen nel solleticare il voyerismo maschile (ma apprezzabile per aver ornato i polsi con i nastrini arcobaleno). Di ben altra considerazione è il caso dei simboli cromatici di quanti e non sono pochi hanno manifestato consenso per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Difficile immaginare sia accaduto con il consenso di Conti che probabilmente per compensare “politicamente” lo schieramento degli artisti “arcobaleno” ha consentito al comico Brignano di ergersi a oppositore per la destra e al retrogrado Toti, governatore Forza Italia della Liguria, di presentarsi alla premiazione con un nastrino giallo, per ricordare il caso dei marò sotto processo in India. Mal gliene incolse: ha premiato il vincitore delle nuove proposte Gabbani addobbato con nastri arcobaleno. Peppe Vessicchio, direttore d’orchestra destinatario di standing ovation, ha detto (credendoci?) che il papillon multicolore indossato non è un segno di omologazione ai nastrini arcobaleno ma che non gli dispiace se è stato inteso in questo senso. L’augurio di chi non partecipa al coro di osanna per il Festival è che il messaggio clamorosamente evidente, diretto al Parlamento impegnato nell’approvazione della Cirinnà, contribuisca al “sì” che immetterebbe anche l’Italia nel percorso virtuoso del rispetto per il mondo omosessuale. A remare contro c’è tale Mohamed Ben Mohamed, che presiede il circolo islamico romano di Centocelle, non nuovo a sortite omofobe manifestate di recente al Family Day. In una becera sortita ha dichiarato che un gay non sarà mai u n buon musulmano perché l’omosessualità è contro natura. Non sappiamo se il Mohamed è sposato. Se lo fosse, gli auguriamo di cuore di avere un figlio gay o una figlia lesbica. Gli ha risposto indirettamente Papa Francesco che nel corso della Giornata mondiale della gioventù, ha esternato il suo pensiero e affermato che se una persona è gay, “Chi sono io per giudicarla?” Il papa, evviva, ha dichiarato che non parteciperà al congresso eucaristico nazionale che si terrà a Genova. Dimostra così di dissentire dalle prese di posizione di Bagnasco, numero uno della Cei, autore di una illecita ingerenza nella politica italiana con l’auspicio del voto segreto in Parlamento sul decreto legge Cirinnà per i diritti civili degli omosessuali. Insomma è scontro aperto Bergoglio-Bagnasco. Ne faranno tesoro i bigotti di ogni schieramento chiamato a votare in Parlamento?

Nella foto Noemi con i nastrini arcobaleno

 

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