RIMPASTINO DI GOVERNO / COSENTINO E CESARO BOYS TRA I NEO FAN DI RENZI

Un’Ala a tutto campo per difendere e contrattaccare. Dai fedelissimi dei boss della politica campana, Nicola Cosentino e Luigi Cesaro, un devoto e decisivo appoggio al governo Renzi. Intanto la sinistra dem (sic) batte i piedi, come gli scolaretti contro la maestra cattiva.

Nell’ennesimo ai confini della realtà di un Parlamento ridotto a pascolo di maiali e vacche (cui chiediamo scusa per il blasfemo paragone) che banchettano a base di ghiande, erbe & carta costituzionale, è possibile ammirare anche questo: perchè non bastava il caso-Carrai, con l’amico di una vita che guarda caso diventa super consulente per la Ciber-security, conflitto grosso come un grattacielo e privatizzazione di difesa, privacy e vite quotidiane: avesse neanche pensato lontanamente una cosa del genere Berlusconi saremmo già in piazza da ieri notte in centomila (per piazza). Ma ora tutto ok, per “efficienza”, stile americano, velocità d’esecuzione.

Nicola Cosentino e Luigi Cesaro durante il governo Berlusconi

Nicola Cosentino e Luigi Cesaro durante il governo Berlusconi

Nel ciber minestrone, però, anche un ruspante dado per dare quel tocco e sapore in più: tornano in pista, sotto la protettiva Ala dell’Affiliato Verdini, cosentiniani doc e discepoli del mitico Luigi Cesaro, alias Gigino ‘a purpetta.

Tre vicepresidenze di commissione, nel rimpastino renziano, vanno infatti ai neo adepti dell’Ala che consente all’esecutivo di mettere la quinta e volare sopra ogni turbolenza numerica.

Ma ecco chi sono gli assi acquistati al mercato di gennaio. Per Pietro Langella la poltrona di vice al Bilancio. Esordi come assessore della Provincia di Napoli – al timone Cesaro – nel 2009, in quota Udc. Quattro anni più tardi alle politiche viene eletto senatore tra le fila di Forza Italia, sottofila civica “Movimento Popolare Campano”. Quindi aderisce a GAL senza abbandonare, miracoli dell’ubiquità, Forza Italia. E’ quindi l’ora dell’abbraccio con Cosentino, all’insegna di Forza Campania, che già strizza l’occhiolino a Renzi. A Natale 2014 un altro abbraccio tra amici, è la volta di Angelino Alfano e la sua Area Popolare. Dopo 6 mesi, giugno 2015, sotto l’Ala di Denis. Le cronache fanno notare alcuni “precedenti” di famiglia, ma per lui mai l’ombra di un sospetto né di un’inchiesta: “è figlio e nipote di due boss di camorra dell’area vesuviana uccisi in due agguati nel 1991. Erano i leader del clan Paglietta”. Lui replica con aplomb britannico: “Quanto compiuto in passato dai miei familiari non mi è mai appartenuto”. E con stile rimbecca: “ho compiuto un percorso di vita molto più integerrimo di tante altre persone che pure oggi fanno finta di storcere il naso”. Per la prossima volta una poltrona alla Cultura.

Passiamo al fresco vicepresidente della commissione Finanze, l’insegnante salernitana Eva Longo. Vita e opere tutte targate Dc e cascami nei ’90: dal comune di Pellezzano al consiglio provinciale di Salerno fino alla Regione Campania con la casacca Ccd, fino al magico approdo in Senato nel 2013 con quella del Pdl. Sciolto il Pdl, aderisce a Forza Italia, corrente fittiana, che vuole una opposizione dura e pura al governo Renzi, contraria ai patti verdiniani del Nazareno. Cambio maglietta e indossa quella dei “Conservatori e Riformisti”. Non trascorrono nemmeno due mesi e a luglio 2015 ennesima virata a U: stavolta il faro è Denis Verdini e la sua rivoluzionaria Ala pro Renzi. Viene subito nominata vicepresidente. Percorso identico, per filo e per segno, a quello disegnato da un altro big di Ala, ossia Ciro Falanga da Torre del Greco, che dell’ormai leggendaria Area Liberaldemocratica per le Autonomie è segretario da quel fatidico luglio 2015.

Fu il giorno del gran caldo nella torrida estate scorsa e della grande infornata nel ventre di Ala: le prime dieci, pesanti adesioni. In pole position il siciliano Giuseppe Compagnone, nominato subito tesoriere del movimento e oggi premiato con la terza vice presidenza di commissione (Difesa); Lucio Barani, storico amico di Craxi cui fece erigere una statua nella piazza della sua Aulla; e Vincenzo D’Anna da Santa Maria a Vico, nel casertano. Gli ultimi due, mesi fa, furono protagonisti della sceneggiata sessista a base di insulti & gesti da sotto caserma nei confronti della senatrice Cinquestelle Barbara Lezzi (in compenso una fuoruscita grillina, Adele Gambaro, da pochi giorni è stata arruolata tra le fila dei verdiniani)

Il pedigree di D’Anna è forse un unicum nel suo genere e lui, da buon biologo, conosce bene i frutti del suo lavoro quotidiano. Una vita tutta Dc e poi Forza Italia, un classico, poi il passaggio a Gal e di seguito l’approdo ai lidi di Cosentino targati Forza Campania. Quindi l’epico salto tra le braccia di Vincenzo De Luca: è lui, infatti, a capitanare la lista “Campania in rete” che raccoglie per le Regionali 2015 ex fascisti e rimasugli della prima repubblica. Un apporto non da poco, visto che poi sarà il Pd De Luca a trionfare sul filo di lana contro Stefano Caldoro. Miracoli di San Gennaro…

 

Nella foto in apertura, da sinistra, Lucio Barani, Denis Verdini, Vincenzo D’Anna e Pietro Langella

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