LE PICCOLE EVASIONI DI LADY BRACCO, REGINA DI EXPO E DI PILLOLE. DA MEGEVE AL FISCO

E’ la reginetta del farmaco, con fatturati mirabolanti. S’è lievemente seduta sulla poltrona di presidente dell’Expo, emblema dell’Italia che suda e lavora, al fianco del Generale Commissario Sala, che ora svolazza come un fringuello dalle ricerche gramsciane agli studi giovanili marxiani in vista delle primarie Pd per la corsa a sindaco di Milano. E’ vice sul ponte di comando della Confindustria nazionale, in attesa di spiccare il salto per il dopo Squinzi in primavera: anche per alternanza e par condicio, dopo Emma Marcegaglia, è la donna giusta – e di peso – al posto giusto. Perchè i padroni tornino finalmente a contare di più dopo il cadeau di Babbo Renzi, quel Jobs Act amato da tutti i berluschini d’Italia.

Una vita da sogno, quella di lady Diana, a capo dell’impero Bracco, pillole per tutti i disturbi, ma anche il disturbo di doversi suddividere fra gli slalom di Megeve e un tuffo tra i faraglioni, oppure a bordo del suo yacht tra le acque della Costa Azzurra. Un faticaccia da negri organizzare tutti gli appuntamenti in villa (ville, sono tre), tra Duchi Conti e Grand Lup.Mann, in attesa dell’arrivo dell’amica del cuore Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Meglio schiacciare un ritemprante pisolino in una delle magioni sparse nella sempre generosa Padania.

E per ricaricarsi, ora, dopo le fatiche dell’Expo. E dopo i mal di testa provocati da una fastidiosa indagine delle fiamme gialle durata mesi e che ha portato al sequestro di un suo milioncino di euro. La cifra che, secondo il torvo pm del tribunale di Milano, Giordano Baggio, Lady Pillola ha dimenticato di versare al fisco, troppo presa dai frenetici spostamenti da una maison all’altra. Il gup Alessandro Santangelo, che ha fissato la prima udienza del processo contro la Viola mammola di Viale Astronomia per il 16 marzo, ha però provveduto a dissequestrare quei soldini. Nel frattempo, il presidente di una delle società di famiglia, Bracco spa, ossia Pietro Mascheropa, ha patteggiato sei mesi di galera, pena subito trasformata in un multa da 45 mila euro, noccioline.

Bazzecole, del resto, le imputazioni che osano sfiorare la sua magica figura di Lady D: si va dalla “dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti all’appropriazione indebita”. In mondo del tutto inconsapevole, il Giglio candido dei farmaci “indicava nelle dichiarazioni dei redditi e Iva delle società Bracco spa, Bracco Imaging, Bracco Real Estate, Spin spa, Ceber srl, relative agli anni 2008-2013, elementi passivi fittizi per complessivi 3 milioni 64 mila euro con imposte evase complessive di Ires e Iva per 1 milione 42 mila euro”. Le operazioni fasulle, secondo le ricostruzioni dei finanziari ficcanaso, hanno riguardato imponenti lavori di ristrutturazione sia nella catena immobiliare a 6 stelle che a bordo dello yatcht extralusso. Tutta colpa – non faticherà il processo a dimostrarlo – di quei servi infedeli di casa Bracco, il bieco Mascheropa (mascherava ogni su opa quotidiana) e i due torbidi architetti che frequentavano le dimore di lady D, Marco Pollastri e Simona Calcignani, anche loro rinviati a giudizio.

Passato la nevralgia fiscale, se non sarà Confindustria l’attende una poltronissima in Sala. Assessore al Bilancio? Alla Trasparenza? Le vie della Provvidenza, disegnate giorni fa da Maestro Beppe al Piccolo Teatro Strehler di Milano con tanto di citazioni dal cardinal Carlo Maria Martini (dopo Gramsci fa da perfetto pendant), sono infinite…

 

nella foto Diana Bracco

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