Vaticano guerrafondaio

Gli amici di Bergoglio, al secolo i cardinali che condividono la sua rivoluzione copernicana, in stato di avanzata progressione ma tutt’altro che conclusa, tentano di sminuire le rivelazioni sulla scandalosa gestione economica del Vaticano. Sostengono: Papa Francesco ha già affrontato i diversi fronti della corruzione e di operazioni finanziarie illegali, di una Vaticanopoli che non finisce di rivelare ruberie, intrallazzi, reati fiscali e uso improprio delle ricchezze in cassaforte alimentate anche da donazioni, “otto per mille”. Se lo scandalo numero uno è stata la scoperta della pedofilia, diffusa tra religiosi di ogni ordine e grado, la bomba che deflagra con le recenti indagini di due giornalisti è certamente la scoperta dei finanziamenti che per oltre il 60% erano destinati alla fabbricazione di armi. Inaudito: la Chiesa è alla stessa stregua dei responsabili di quasi tutte le guerre accese nel mondo per incassare i profitti di un turpe mercato che fornisce missili, mitra, carrarmati a chiunque li commissioni, a prescindere dalle ragioni dei belligeranti. Per non parlare dell’esportazione illecita di capitali, di riciclaggio e nel caso del Cardinale Bertone di risorse sottratte alla Fondazione Bambino Gesù per ristrutturare la principesca abitazione di settecento metri quadrati, della trasformazione dei fondi teoricamente destinati a fin di bene in lingotti e monete d’oro (quaranta milioni). Sarà solo una goccia nel mare degli scandali, ma ecco un paradigma dell’omologazione dell’apparato agli illeciti “laici”: l’indagata e subito rilasciata Chaouqui ha cambiato auto e vi ha trasferito il permesso per disabili intestato ad una zia morta nel 2008. Sono fioccate le multe, contestate, i documenti relativi sono risultati successivi al 2008, con l’aggravante di timbri falsificati. Quisquilie? Certo. Di fronte alla dimensione della Vaticanopoli è poca cosa ma è anche la spia di un mondo nei secoli impunito.

 

“Rossa”, ma cosa?

Nasce la “cosa rossa” o come diavolo si chiamerà e gli auspici, se si guarda al passato, non sono certo favorevoli a Fassina, Civati, Vendola e compagni. Ogni scissione nella sinistra si è risolta con la scomparsa delle minoranze. Basta citare i casi dei fuorusciti dal Pci che dettero vita al Psiup, scomparso dalla scena politica e dello stesso Sel, fermo a consensi elettorali modestissimi. La frammentazione della sinistra storica racconta il fallimento delle spinte interne, ora nel Pd, che si battono, a ragione, per preservare l’identità della formazione partitica teoricamente portatrice degli ideali ispirati dal marxismo, evidentemente nella loro evoluzione. Il pessimismo sul futuro della Cosa Rossa è in qualche modo l’amara considerazione su precedenti dissolti dalla capacità degli antagonisti, è il caso del Pd di Renzi, di contrappore alle spinte del dissenso le armi del potere detenuto, attrattore di quanti saltano sul carro del vincitore. E’ difficile valutare i danni che potrà procurare la scissione in termini di tenuta del governo e di consensi elettorali. Di sicuro, non è prologo di una formazione politica alternativa al Pd per consistenza e chance di alleanze a dimensione locale e tanto meno nazionale. E allora? Se il centro destra si dilania sulle questioni della leadership e la compatibilità tra anime di destra radicale e moderata, il centrosinistra lo imita. Il caos della politica italiana aumenta a vista d’occhio; le speranze, che i piccoli segnali di ripresa alimentano dopo il buio della recessione, si assottigliano.

 

 

Al miglior offerente

Ovunque, tranne che a Napoli e in generale nel Sud, disporre di un favoloso complesso termale come quello che langue ad Agnano, farebbe la fortuna imprenditoriale di intraprendenti operatori del settore. Il potenziale delle antiche Terme è senza limiti per qualità curative delle acque, strutture mediche e alberghiere, posizione logistica (pochi metri dalla tangenziale), duttilità dell’offerta. La gestione pubblica è in pieno default economico e si propone come unica alternativa l’intervento dei privati che subentrino con i capitali necessari e competenze adeguate. Incredibile è che la gara per l’affidamento sia andata deserta per tre volte. Si è dimessa Marinella De Nigris, amministratrice, dopo quattro anni di inutili tentativi di risollevare la condizione deficitaria delle Terme. Subentra un esperto di ricerche di mercato. L’urgenza: dipendenti senza stipendio da due mesi, in cassa neppure un euro. Un suggerimento per Renzi, protagonista di incontri in mezzo mondo per promuovere l’interesse di capitali stranieri per l’Italia, perché inserisca anche il capitolo Terme di Agnano nell’agenda dei prossimi impegni internazionali.

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