Marino: dentro o fuori

Non fosse caput mundi, città cult dell’impero romano e non ospitasse il centro mondiale del cattolicesimo; non fosse cuore e testa pulsanti del Paese, probabilmente il caso Marino avrebbe monopolizzato per un paio di giorni, non di più, l’attenzione dei media e l’aspra dialettica che vede l’uno contro l’altro armati il sindaco di Roma e il suo partito, denigratori e supporter, giurie popolari e collegi di difesa. La materia del contendere è formalmente l’ipotesi di scorrettezza istituzionale del padrone di casa del Campidoglio, accusato di spese improprie con la carta di credito del comune, ma quasi certamente il disegno delle opposizioni di destra e sinistra, di parte del Pd, punta soprattutto a liberarsi di un sindaco scomodo. Marchini, aspirante sindaco e Fratelli d’Italia lo combattono in quanto avversario dichiarato della destra, il Movimento 5Stelle perché punta bellicosamente a trasformare il protagonismo di protesta in ambizione di governo, la minoranza del Pd perché probabilmente aveva puntato su altri candidati a sindaco. Se fosse provato di là da ogni dubbio il pasticciaccio brutto degli scontrini, esibiti per mettere alla gogna Marino e accusarlo di aver abusato del ruolo per addebitare spese di pranzi e cene al Comune, sarebbe ingiustificata la sortita di ritirare le dimissioni e cadrebbero i sospetti su un complotto teso a ostacolare la moralizzazione anti mafia. Sono da chiarire i motivi dei “no” che Renzi ha opposto alla richiesta di incontro avanzata a più riprese dal sindaco, esponente del suo partito. I compiti del segretario del Pd dovrebbero comprendere anche l’ascolto, critico quanto si vuole, di argomenti a difesa, di chiarimenti che non devono essere solo oggetto delle ragioni prospettate da Marino alla magistratura. L’indisponibilità di Renzi somiglia molto al timore di verificare la fondatezza degli argomenti resi da Marino per giustificare la decisione di ritirare le dimissioni. Il sospetto sull’incontro negato è che si voglia scaricare sul sindaco in carica, di là dall’accusa per gli scontrini incriminati, anche la responsabilità del degrado pregresso di Roma che, a pochi mesi dal Giubileo, si confronta con il degrado di strade e luoghi obiettivo del turismo. Il tema generale, esplosivo, non può escludere il presidente del consiglio e segretario del PD dall’attenzione attiva su presente e futuro prossimo della capitale. Se ha elementi certi della colpevolezza di Marino lo espella dal Pd e appoggi l’ostracismo del suo vice segretario Orfini. Se il sindaco dovesse dimostrare di esse vittima di una congiura lo dica apertamente. Faccia chiarezza come è nelle sue corde. Gli utenti dell’informazione, a cose fatte, le saranno grati per aver messo una pietra tombale sulla questione.

 

Nella foto il sindaco Marino

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