Tutti a pranzo da Denis. Non solo P3 e lodo Alfano, ma anche pa(l)le eoliche che girano…

“Il pranzo a casa mia? Avevo invitato solo Dell’Utri, Miller e Carboni, gli altri arrivarono a mia insaputa”. Parola di Denis Verdini – l’asso nella manica del premier Renzi per dar nuova linfa al suo governo – al processo per la P3 che lo vede tra gli imputati eccellenti davanti al tribunale di Roma. Così scrive Repubblica del 24 ottobre. Leggermente diversa la scena conviviale dipinta dal Corsera, con due soli ospiti a casa Verdini, ossia Dell’Utri e Miller, ai quali si sarebbero poi accodati – in una sorta di catena dell’autoinvito – lo stesso Carboni, l’allora sottosegretario di Forza Italia Giacomo Caliendo, l’ex presidente dell’Associazione Nazionle Magistrati Antonio Martone (“la mummia”, nel lessico verdiniano), l’ex dc da Cervinara, nell’avellinese, Pasqualino Lombardi (quello che, secondo il Denis, “quando parla non si capisce un tubo”).

Bazzecole, gli inviti “all’insaputa”, pinzellacchere rispetto alle case ricevute, dall’ex amico e forzista Claudio Scajola, quasi “a gratis” dagli amici costruttori. “Un pranzo di niente”, colorisce il neo illuminato sulla via del renzismo davanti ai pm romani. “Niente da ricordare – aggiunge – un coacervo di millanterie”. E precisa: “quale loggia e loggia!”. Ma fateci il piacere, sembra aggiungere davanti alla corte: un Totò in salsa fiorentina.

Altro che loggia, P3, lobby per grandi affari o trattative segrete. Nessuna pressione per il “lodo Alfano”, nessun innominabile business in Sardegna per le pale eoliche con il superfaccediere Carboni, nessuna trama occulta per minare le fondamenta del nostro Paese. Tutte viole mammole lì per caso, giovani marmotte al raduno post estivo (era il 23 settembre 2009) per raccogliere le prime castagne. Al massimo, qualche chiacchiera con il superispettore di via Arenula Arcibaldo Miller per proporgli (allora Denis era il coordinatore delle truppe berlusconiane) la candidatura, poi non andata in porta, come candidato per la Regione Campania. Oppure una raccomandazionacella, caldeggiando al governatore della Sardegna Ugo Cappellacci la nomina di un uomo all’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, che avrebbe chiuso un occhio sulle pale di Carboni. Robetta, cosette per un “risolvi-problemi” come Denis, il “facilitatore” perchè “sono rapido come mister Wolf”, uno dei protagonisti di Pulp Fiction. Per i più, Wolf rimane ancora nero, come i lupi, come il superinvestigatore: ma mister Denis ora è rosso, o meglio rosè, al pari dei migliori toscani dannata.

Ancora una scena alla Totò e Peppino davanti agli sbigottiti pm. A proposito di quella corte dei miracoli improvvisamente comparsa ai suoi occhi, così cade dalle nuvole Verdini: “dissi a dell’Utri: ma chi mi hai portato a casa?”.

Comiche finali a parte, sorge spontaneo un interrogativo grosso come una casa, grande come l’appartamento vis a vis col Colosseo regalato dai mattonari a Scajola. Come è possibile che un paese si regga sul patto di ferro Renzi-Verdini? Con Denis che racconta allegramente in tribunale di un pranzo con gente come Dell’Utri (condannato in via definitiva) e Flavio Carboni, il gran regista dei mega riciclaggi mafiosi e vaticani, l’uomo nero che diresse l’orchestra per il “suicidio” di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati neri a Londra? Misteri del Paese che avanza. Con la velocità di Super Speedy Renzi verso il Grande Partito della Nazione…

 

nella foto di apertura Denis Verdini

 

leggi l’articolo della Voce di marzo 2011

articolo Voce marzo 2011

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