DENTRO IL PENTOLONE ANAS, TRA APPALTI, VOTI & TANGENTI / LA SUPERDINASTY DEGLI ACCROGLIANO’

La zarina degli appalti Anas, la “Dama Nera” che collezionava mazzette da sistemare nella borsa come il pettine o il rossetto, la responsabile dello strategico “coordinamento tecnico-organizzativo”, vero crocevia dove azionare in modo del tutto discrezionale (e a botte di tangenti) lavori e subappalti (spesso a favore di imprese in forte odore di ‘ndrine), corsie preferenziali per pratiche e pagamenti. Non bastava il grasso stipendio da big del parastato, 120 mila euro, ad Antonella Accroglianò, il principale indagato (per ora) nella maxi inchiesta della procura di Roma sull’azienda guidata per anni da Pietro Ciucci: per mantenere la lussuosa maison nella zona in della capitale e le ville a Fregene e San Felice Circeo ci voleva ben altro, mazzette robuste che nelle conversazioni telefoniche con i “sodali” si trasformavano soprattutto in “farmaci”, “medicine”, in un “antinfiammatorio” (“me ne ha portato poco”), o nel taumaturgico Lorazepam da consegnare in fretta alla madre (forse i 70 mila euro trovati in contanti dalle fiamme gialle) che le bisbiglia via cavo “allora sei matta!”. Oppure in “libri”, “topolini” o “ciliegie”: da mangiare ingordamente, le ciliegie, che “devono essere finite”, quando va tutto ok; e se non va per il verso giusto, secondo la cifra pattuita, allora ecco “s’è sprecato! Non me poi portà ste’ ciliegie smozzicate”.

Era il 23 luglio scorso, neanche tre mesi fa, estate bollente e ciliegie super mature, quando le fiamme gialle effettuavano le ultime intercettazioni della Dama Nera. In quegli stessi giorni, lamentandosi con un “sodale” dei ritardati pagamenti mazzettari di due imprenditori oggi inquisiti (e ai domiciliari), i catanesi Francesco Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, notava che sarebbe il caso di chieder loro un “danno morale” e aggiungendo poi, nel corso della telefonata: “Mo’ stanno messi bene perchè poi Meduri (Luigi Meduri, il sottosegretario del Prodi 2 oggi sotto inchiesta, ndr) li ha fatti incontrare anche con il ministro…. gli ha fatto vedere il progetto, nuove cose, eh!”. Il nome di mister x, del misterioso ministro tirato in ballo dalla Dama Nera fino ad ora non è saltato fuori. Ma non pochi tremano a Palazzo.

Ha un cuore grande, lady Accroglianò, e pensa anche al futuro del fratello, Galdino. Secondo gli inquirenti romani, infatti, non ci sono solo mega mazzette, negli affari messi in piedi dalla band nel cuore contabile dell’Anas, ma anche pacchetti di voti & scambi di favori. E in cima ai pensieri della Dama c’è frà Galdino, per il quale vuole una poltrona nel consiglio regionale in occasione delle ultime amministrative. Purtroppo non va bene, ma c’è ancora la possibilità di qualche incarico in una partecipata. Ecco la strategia che Meduri le spiega al telefono, dopo gli auguri di Capodanno. E’ il 1 gennaio 2014: “Se c’è accordo politico tra il centro sinistra e l’Ncd c’è un percorso da fare per le nomine successive…. Si saprà perchè stanno premendo su Guerini, Alfano con Guerini”. Passano un paio di mesi, conversazione di marzo: “mercoledì ci dobbiamo vedere, viene Mario e poi ti dico”, con un Mario identificabile nel governatore della Calabria, Mario Oliverio. Ecco la ricostruzione dei pm: “Guardando ad un altro livello dei rapporti incrociati, la Accroglianò ha interessato il Meduri per far conferire a suo fratello Galdino, candidato alle elezioni regionali che si sono tenute in Calabria nello scorso novembre, e non eletto, una sistemazione nell’ambito politico/pubblico”.

 

GALDINO NEL ‘SALOTTO’ C3

Ha comunque avuto modo di distrarsi e frequentare i vip che aprono tutte le porte verso il successo, il buon Galdino: soprattutto attraverso meeting, conferenze e salotti promossi da C3, il “Centro Culturale Calabrese” fondato oltre un quarto di secolo fa da Giuseppe Accroglianò per celebrare “i calabresi diventati famosi nel mondo”. Gettonatissimi e affollati di star accademiche e professionali, nonché di starlette dello spettacolo, i sontuosi parties organizzati dal mitico “Peppino”, grand commis della Dc calabrese di un tempo. La Voce ha dedicato alcune inchieste alla C3 (che potete trovare attraverso i link): “niente a che vedere – scrivevamo – con P2, P3 o P4, benchè alcuni fra i vip che popolano la sigla per i calabresi illustri nel mondo siano più volte incappati nel mirino di indagini condotte su questi o analoghi consessi al limite della legalità”.

Proprio per Peppino Accroglianò fu il caso, vent’anni fa, di un piccolo incidente di percorso che ritroviamo negli archivi di Repubblica, un articolo di Pantaleone Sergi del 4 luglio 1995, a proposito di indagini sulla allora “zarina” della ‘ndrangheta ionica, “Donna Gina” e un “elenco dei coinvolti eccellenti: con gli ‘avvisati’ Amedeo Matacena junior, deputato di Forza Italia, Attilio Bastianini e Salvatore Frasca, ex sottosegretario, c’è anche, indagato, l’ex consigliere Giuseppe Accroglianò, del Ppi, mentre suo fratello Antonio è stato arrestato a Roma”.

Molti anni dopo il nome di Giuseppe Accroglianò farà capolino fra le carte del pm Luigi de Magistris (oggi sindaco a Napoli) nelle sue inchieste calabresi, a proposito dello stretto legame con il generale delle Fiamme gialle Walter Cretella Lombardo, che fra l’altro siede nel Comitato d’Onore del Centro Culturale Calabrese. Lo stesso Cretella (che proveniva dalle fila del Sismi guidato da Nicolò Pollari) è stato per parecchi anni a capo del nucleo della Guardia di Finanza che ha operato nella Torre Francesco del Centro direzionale di Napoli, dove ha sede l’Agcom, ossia l’Authority per le Telecomunicazioni, a lungo presieduta da Corrado Calabrò. Nel cui organigramma è entrato, a metà 2012, Francesco Posteraro, maglietta Udc, ex vicesegretario della Camera e grande amico di Pierferdinando Casini: sia Calabrò che Posteraro risultano iscritti alla C3 di Peppino Accroglianò.

Abbiamo fatto cenno al fratello Antonio, il cui nome è rimbalzato tra le cronache di fine anni ’80, a proposito di un giallo mai risolto, quello dei documenti contenuti nella esplosiva borsa di Roberto Calvi, poi ucciso sotto il ponte dei Frati neri a Londra. Ecco cosa scriveva Repubblica il 25 ottobre 1989: “Che fine hanno fatto i documenti che Calvi aveva con sé a Londra? Il mistero è al centro dell’inchiesta che il giudice istruttore Mario Almerighi sta seguendo da alcune settimane. Negli ambienti giudiziari è circolata la notizia che i documenti del banchiere milanese sarebbero stati consegnati a monsignor Hnlinca dietro il pagamento di oltre un miliardo di lire. La notizia tuttavia non è stata confermata dal magistrato inquirente che ieri ha interrogato un altro dei 4 imputati di truffa. Si tratta dell’ex direttore dell’agenzia di Latina della Banca Nazionale del Lavoro, Antonio Accroglianò, accusato di aver posto all’incasso uno degli assegni scoperti di 600 milioni rilasciati da monsignor Hnlinca. E’ stato incriminato a piede libero, a differenza di Flavio Carboni e di Giulio Lena, colpiti da mandato di cattura per ricettazione e truffa”.

 

I VIP ALLA CORTE DI ACCROGLIANO’

Una pagina della rivista della C3 di Peppino Accroglianò, anno 2013. In alto a sinistra, fra le altre autorità, Galdino Accroglianò, fratello della "dama nera".

Una pagina della rivista della C3 di Peppino Accroglianò, anno 2013. In alto a sinistra, fra le altre autorità, Galdino Accroglianò, fratello della “dama nera”.

Storie giudiziarie – quelle a carico dei fratelli Accroglianò – finite nel nulla. Tutti sotto i riflettori dei paparazzi, invece, i fastosi meetings targati C3. Imperdibili le foto che ritraggono la Accroglianò band, composta da Antonio, Galdino e Paolo (e relativa consorte Raffaella) con top manager, vip della politica, super toghe & C. Ecco, fior tra fiore, alcuni tra i papaveri alla kermesse romana del 25 giugno 2013. In ordine di “apparizione” dall’album di famiglia (le qualifiche risalgono all’epoca): il questore di Cosenza Carmine Belfiore, il dirigente del ministero della Giustizia Francesco Mele, il consigliere Rai Antonio Verro, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il vice ministro dello Sviluppo Economico Antonio Catricalà, il presidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico, il sindaco uscente di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, il magistrato di Cassazione Domenico Chindemi, il direttore generale della Fao a Roma Josè Graziano Da Silva, l’organizzatrice di Miss Italia Patrizia Mirigliani, il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Ruperto col figlio Saverio (ex sottosegretario nel governo Monti), il consigliere di Cassazione Pietro Abbritti, il presidente della Corte d’Appello di Roma Giovanni Lo Turco, il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, il vice presidente vicario della Corte Costituzionale Luigi Mazzella.

Ma torniamo, per finire, a casa Anas. E sentiamo alcuni parere eccellenti dopo lo scoppio del caso. Ecco cosa ha commentato, vero giglio candido tra i rovi del malaffare, il nuovo capo del dopo Ciucci Gianni Vittorio Armani. “Giorni fa sono andato dal procuratore capo Pignatone per chiedergli un aiuto per capire meglio cosa sta succedendo nella nostra azienda”. Incredibile ma vero, il vertice di un colosso statale chiede a un magistrato di fargli sapere cosa succede a casa sua! “Siamo un gruppo con 6000 dipendenti, difficile per me dire chi è onesto e chi no. E’ la magistratura che mi deve dire di chi mi posso fidare e di chi no”. Ai confini della realtà. “Sto facendo il possibile, ho ruotato il 50 per cento delle posizioni, abbiamo cambiato l’organismo di vigilanza, rinforzato la struttura di audit”. Ancora: “Riceviamo sempre moltissime segnalazione anonime che raccontano di questi fatti, ma di più non so cosa fare, perchè non abbiamo alcuno strumento per intercettare gli atti corruttivi, che spesso si nascondono fra le pieghe amministrative, una fattura non pagata…”.

Da Alice nel Paese delle meraviglie alla Fiera dell’Ovvio il passo non è poi così lungo. Ed eccoci all’imperdibile intervista concessa il 22 ottobre dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio al Corsera. Un esordio con i tric trac: “E’ un giorno positivo perchè stiamo facendo pulizia. E come una malattia. Quando viene allo scoperto si può curare ed estirpare”. In attesa di chiamare il 113, sentiamo come prosegue il braccio destro (e sinistro) del premier Renzi. “In questi giorni è in discussione in aula la riforma del codice degli appalti pubblici, una vera rivoluzione, le norme che ha fatto questo governo sconfiggeranno la corruzione”. In attesa di nuove norme che bollono in pentola da vent’anni e passa, ecco la Grande Ricetta per la Rivoluzione: “Trasparenza e chiarezza”. Qualche dettaglietto in più: “norme stringenti per i subappalti, limitazione per il massimo ribasso, rotazione delle funzioni”. Armani style…

Ma eccoci all’Uomo Macchia e Senza Paura, lo Sbiancatutto Antonio Di Pietro, che ricoprì la carica di ministro delle Infrastrutture proprio in quel Prodi 2 tra il 2006 e il 2008, con un Meduri sottosegretario nel motore. “Lo ricordo affabile e gentile – racconta l’ex pm di Mani pulite – Di cosa si occupava quando ero ministro? Io stavo nella mia stanza e non delegavo niente. Ho chiesto alla mia segretaria, non risultano incontri nei miei uffici”. Ma che ci può azzeccare mai, un Moralizzatore come lui, (auto) candidato per la poltronissima di sindaco di Milano, in simili schifezze? I ministri, si sa, volano sempre alto…

 

nella foto di apertura, a destra Peppino Accroglianò, al centro il tavolo d’onore della C3 nel 2013 e a sinistra Maurizio Gasparri alla festa della C3.

 

Per approfondire leggi l’inchiesta della Voce di settembre 2011

inchiesta settembre 2011

Un commento su “DENTRO IL PENTOLONE ANAS, TRA APPALTI, VOTI & TANGENTI / LA SUPERDINASTY DEGLI ACCROGLIANO’”

  1. Lavoce ha detto:

    RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
    Gent.mo Direttore,

    Le scrivo per chiederle gentilmente – nel rispetto del diritto di cronaca – di rimuovere il mio nome e cognome dal link sotto esposto. Come sapete, ed in allegato troverete copia della sentenza, ho già subito un’ingiusta detenzione sofferta che ha visto privarmi per ben 5 mesi della mia libertà; ma soprattutto il peso morale che ho dovuto sopportare per un’accusa così grave, rivelatasi poi infondata. Motivo per cui, nel giugno del 1999, la Corte di Assise di Catanzaro mi ha assolto dal reato ascrittomi in precedenza. Lo stesso reato per cui ho richiesto ed ottenuto un risarcimento danni per l’ingiusta detenzione.
    Ecco spiegato il motivo della mia richiesta; sono un uomo incensurato che ha già pagato ingiustamente e vorrei che la mia persona non fosse ancora deturpata da illeciti e pretenziosi articoli rilevati sul web.
    Data la natura della questione e la gravità del fatto vorrei dimenticare l’accaduto, cosa che non mi è possibile incappando puntualmente nei Vostri articoli.
    Cordialmente
    Tonino Accroglianò

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