Il mondo a tre dimensioni

Fanta biologia tecnologica? Può darsi ma non è proibito scommettere che la magia postmoderna delle stampanti tridimensionali, di qui a chissà quanti anni o decenni, riprodurrà un corpo umano partendo dalle sue cellule. Se l’ipotesi apparisse agli scettici azzardata, ecco serviti i prodigi annunciati da chi promette di ricostruire fedelmente e in scala reale, i monumenti abbattuti a picconate dalla furia del Califfato, testimonianze di valore inestimabile delle civiltà scomparse. Sarà possibile perfino partire dalle ceneri di templi, colonne e statue distrutte dai fanatici dell’Isis e rimettere in piedi ogni cosa, ripristinare il patrimonio culturale perduto. Il “miracolo” si compirà grazie a una stampante 3D alta dodici in grado di riprodurre “oggetti” con diametro di sei metri per sei. Il prodigio si deve a Massimo Moretti e alla sua “GigaDelta” che apre scenari immaginifici al futuro della riproduzione della realtà e per esempio alla costruzione in pochissimo tempo di abitazioni nelle zone devastate da eventi naturali, come i sismi e le alluvioni. Per chi tutela le meraviglie di Pompei è lecito ipotizzare la rinascita di quanto il tempo e l’incuria hanno distrutto? Non ci sono limiti alle prospettive sul potenziale delle stampanti tridimensionali già sperimentate da utilizzatori creativi in molteplici campi di applicazione e allora? Non è proibito sognare.

 

È quasi addio per l’Expo

A dispetto dei gufi, Grillo tra gli altri, l’Expo dimostra di aver corrisposto pienamente alle aspettative di successo annunciate dagli organizzatori dell’evento. Tutto bene? Non tutto. A cominciare dall’esiguità del tempo di apertura del complesso che ha creato disagi insormontabili ai visitatori, costretti a molte ore di fila per accedere ai padiglioni e in particolare a quelli più gettonati per la qualità dell’allestimento e le proposte sul tema del cibo nel mondo. Anche se impegnata in tour de force faticosi, per larghissima parte dei visitatori è stato impossibile accedervi a causa della concentrazione dell’Expo in pochi mesi. La consolazione di chi ha visto poco (sintomatico il caso del padiglione giapponese che ha dovuto contingentare le visite per eccesso di code in entrata) l’ha procurata lo spettacolo dell’Albero della Vita, che i milanesi sperano possa diventare installazione permanente in uno spazio adeguato della città. Le riflessioni postume purtroppo non oscurano le criticità di problemi che si possono riassumere nel numero record di 250mila visitatori registrato sabato 10 ottobre. Troppi davvero in una sola giornata. L’evento, che con la cittadella dell’Expo ha impegnato l’Italia nella proiezione sullo scenario dei cinque continenti, avrebbe meritato tempi di esposizione più estesi e forse la rinuncia a sponsor completamente anomali rispetto al tema collaterale della fame nel mondo, come Mc Donald, Ferrero, e Coca Cola, ma non solo.

nella foto l’Albero della Vita, all’Expo

 

Sabotare: assolto De Luca

Accusato di istigazione a delinquere per aver dichiarato in un’intervista che il Tav va sabotato (il e non la Tav, come si ostinano a scrivere anche giornali autorevoli: l’acronimo si riferisce alla T di Treno, maschile fino a prova contraria) lo scrittore Erri De Luca è stato assolto dal magistrato che ha cancellato la richiesta del pubblico ministero di condanna a otto mesi di reclusione e affermato che il fatto non sussiste. Appalusi in aula dei “No Tav”, commenti favorevoli alla sentenza di quanti hanno a cuore la libertà di pensiero e sono contrari a ogni forma di censura. Tutti contenti, ma è legittima una domanda allo scrittore assolto: al posto del verbo “sabotare”, che nell’accezione comune del termine implica atti di violenza, non era più opportuno suggerire di contestare con il massimo della partecipazione popolare la decisone di anteporre un progetto giudicato inutile e costoso al potenziamento della rete ferroviaria interna, vistosamente deficitaria nel Sud del Paese e rispetto alle esigenze ignorate della pendolarità?

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