TANTO PAGA PANTALONE

Se invito il mio amico “ics”, a cui tengo, a farmi compagnia per aperitivo e cena, rifiuto di saldare il conto “alla romana” e pago di tasca mia, mancia compresa, ticket del parcheggio incluso. Se si esauriscono le cartucce della stampante personale e l’azienda che produce la mia multifunzioni ha scoperto come arricchirsi con la vendita degli inchiostri originali (non esistono le compatibili a prezzi contenuti) a costi proibitivi, ebbene pago senza batter ciglio e intasco lo scontrino. Si può continuare all’infinito: se viaggio, pago l’aereo o il treno, se vado in vacanza ci vado a spese mie, eccetera, eccetera. Ammettiamo che per motivi di lavoro avessi nel portafoglio una carta di credito aziendale, continuerei a comportarmi onestamente, separando le spese personali da quelle richieste dall’attività? Bella domanda. Sta di fatto che quando la Guardia di Finanza esamina le spese di uomini politici di manica larga (con i soldi delle istituzioni che dissanguano) può indagare scegliendo alla cieca, quasi certa di scoprire una nuova truffa, perpetrata in continuità da quelli che una volta si definivano insospettabili. Ci si mette anche la satira involontaria per rendere tragicamente comici alcuni protagonisti della neo tangentopoli. In vista di recarsi al convegno dal titolo “Giornata della trasparenza”, cioè contro la corruzione (!), Mario Mantovani, di Forza Italia, vice presidente della giunta regionale della Lombardia, presieduta dal leghista Maroni, ex senatore ed ex assessore alla Sanità, è stato arrestato e portato nel carcere di San Vittore, accusato di corruzione aggravata (!) e turbata libertà degli incanti, reati commessi anche nel ruolo di sindaco di Arconato, in Brianza. Ma tornando agli scontrini, salvo controdeduzioni, annunciate da Ignazio Marino, l’inchiesta in corso imputa al dimissionario sindaco di Roma di aver usato impropriamente la carta di credito del Comune. E’ solo l’ultimo episodio di una lunga serie di illeciti commessi da interi consigli regionali e comunali da Nord a Sud del Paese (e come si giustifica il governo che assicura l’immunità a quelli che faranno parte del nuovo Senato?). In coda a questa scoraggiante rassegna ecco la richiesta della Corte dei Conti di veder chiaro nelle spese di Renzi sindaco di Firenze, sollecitata dall’obbligo disatteso di tenuta dei registri di carico e scarico quando era presidente della Provincia e dall’analisi dei 75mila euro senza riscontro dei partecipanti, spesi tra il 2006 e il 2009 per pranzi e cene. Per non farsi mancare nulla, la cronaca, come riferisce il quotidiano la Repubblica, cita i casi di Antonello Montante, imprenditore delegato della Confindustria alla legalità indagato per mafia (!), di Roberto Helg per 10 anni presidente della Camera di Commercio di Palermo, arrestato per tangenti (!) e del più noto Salvatore Buzzi, presidente di una cooperative per l’accoglienza dei migranti, boss di mafia Capitale (!). Insulti a parte, si può non essere d’accordo con il movimento 5Stelle che, pur generalizzando, parla di “parlamento di ladri”?

 

Nella foto Mario Mantovani

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