CORTE DEI CONTI / CONDANNA DA 30 MILIONI PER I RAS DELLA SANITA’ IN CAMPANIA

Finalmente la scure della Corte dei Conti sui vertici della sanità in Campania che nel corso di un decennio e passa (dal 2000 al 2012) hanno aperto voragini incalcolabili nei conti della Asl numero 1, la più grande e la più spendacciona d’Italia (da sola cumula un sesto del “rosso” nazionale). Una condanna, per ora, pari a 30 milioni da restituire alle casse pubbliche, che si abbatte su 15 “manager”, colpevoli di aver pagato due volte le stesse prestazioni sanitarie ai fornitori, in particolare i centri di riabilitazione.

Oltre un terzo del bottino, la bellezza di 10 milioni e mezzo, è addebitabile ad Angelo Montemarano, dal 1999 al 2005 al vertice della Asl Napoli 1 e poi premiato con la strategica poltrona di assessore regionale alla Sanità nell’era Bassolino, come “garante” del patto tra l’ex governatore (che oggi a quanto pare avrebbe intenzione di ricandidarsi a sindaco di Napoli!) e lo storico dominus della sanità in Campania, l’inossidabile Ciriaco De Mita, il vero asso nella manica che il neo governatore Vincenzo De Luca ha potuto giocarsi per battere Stefano Caldoro alle ultime amministrative. Immaginate forse che la carriera di Montemarano, costellata all’insegna del clientelismo allo stato puro, un figlio proiettato a botte di migliaia di voti sulla scena comunale, abbia passato la mano e pensato bene di ritirarsi? Macchè. E’ oggi infatti al timone dell’Arsan, l’agenzia sanitaria regionale che avrebbe anche lo scopo di controllare sperperi e garantire efficienza e trasparenza. Come affidare le chiavi dell’Avis a Dracula!

Fra gli altri condannati ai maxi rimborsi – è il caso di dirlo in tema sanitario – anche gli ex direttori generali Mario Tursi e Giovanni Di Minno, gli ex vertici amministrativi Raffaele Ateniese e Pasquale Corcione, il dirigente regionale Albino D’Ascoli, i responsabili al bilancio e i componenti del collegio sindacale della stessa Asl 1.

Ecco, tra sperperi e “sviste” (sic), cosa descrivono le toghe della Corte dei Conti. I condannati, viene scritto, hanno compiuto “un’abnorme trascuratezza nell’operare e nel vigilare sulla corretta gestione delle risorse economiche”. Ancora. “I pagamenti spontanei delle prestazioni fruite si sono sommati, precedendoli, agli ulteriori e successivi pagamenti delle medesime prestazioni”, imposti dai pignoramenti azionati dai creditori. Tutto ciò è stato alla base di un “disperdersi di ingenti risorse finanziarie pubbliche necessarie al fine di normalizzare i livelli di qualità di un servizio sanitario in evidente sofferenza”.

Un’azienda, la Asl Napoli 1, che sul fronte della gestione finanziaria, secondo l’impietosa diagnosi dei giudici contabili, “aveva deposto le armi: si era cioè transitati da una fase fisiologica dove poteva accidentalmente avvenire la duplicazione di pagamento, ad una fase patologica in cui tutto ciò avveniva regolarmente”.

Tutto lo sfascio è soprattutto dovuto ad “un gravissimo disordine amministrativo e all’assenza di un sistema informatico”. Un caos contabile ben funzionale a ingrassare centri e laboratori di amici, clientes, sodali, quella fauna che porta a sua volta piaceri, favori, prebende e – quando occorrono – voti. Alla faccia di chi non ha santi in paradiso, di chi non è pagato neanche una volta, dei ticket-dipendenti, di anziani, pensionati, malati cronici, dei senza amici & senza diritti.

Il libro verità di Domenico Forziati

Il libro verità di Domenico Forziati

A dimostrazione della totale mancanza di trasparenza ed efficienza, per continuare sulla via dello Sperpero Massimo, c’è una storia emblematica, quella di uno psichiatra che a fine anni ’90 cercò di portare glasnost nei conti della Asl e – dopo rocambolesche vicende sindacali e amministrative – venne addirittura licenziato. E’ la incredibile vicenda del dottor Domenico Forziati, primario presso il distretto di salute mentale a Castellammare (dove riesce a “tagliare” 2 milioni e passa di sperperi) e poi al Gesù e Maria di Napoli. La sua testa venne chiesta da Montemarano in persona e il licenziamento venne firmato dal direttore generale Tursi (altro condannato, oggi, a risarcire le casse pubbliche). La Voce ne scrisse a novembre 2006: una lettura, ora, più attuale che mai. Dopo una lunghissima battaglia giudiziaria Forziati – autore del libro “Il market(t)ing della salute” – ha vinto contro gli allora vertici Asl ed è stato reintegrato nelle sue funzioni: ma in quell’azienda sanitaria ha preferito non far mai più ritorno.

 

Lo psichiatra Domenico Forziati

Lo psichiatra Domenico Forziati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella foto di apertura, Angelo Montemarano

 

Per approfondire:

leggi l’articolo della Voce di novembre 2006

articolo Voce novembre 2006

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